venerdì 18 novembre 2016

I VALORI SUPREMI DELLA COSTITUZIONE TRADITI DALLA RIFORMA


Discorso  “La verità del referendum” tenuto da Raniero La Valle il 15 novembre 2016 a Vicenza

La Corte Costituzionale ha affermato che ci sono dei valori supremi sui quali si fonda la Costituzione, che non possono essere sovvertiti o modificati nemmeno da leggi di revisione costituzionale. Questi principi supremi affermati soprattutto nella prima parte della Costituzione sono in gioco nella seconda, che ne dovrebbe garantire l’attuazione; ma proprio questi sono ora disattesi o traditi nella riforma sottoposta al voto popolare del 4 dicembre.
 La sovranità popolare

I - Il primo principio, che sta scritto all’inizio della stessa Costituzione, è quello della sovranità popolare. Dice l’art. 1: “la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Questo principio è il fondamento di tutta la Costituzione.  In rapporto ad esso la Costituzione sta o cade.

lunedì 14 novembre 2016

Il vero quesito: Approvate una revisione della II parte della Costituzione che rende la Costituzione non costituzionale?



Raniero La Valle

Sesto discorso su “La verità del referendum” tenuto il 12 novembre a Modena

È abbastanza paradossale che mentre si scatena il ciclone della vittoria di Trump e tutto si muove, noi dobbiamo discutere di un falso referendum, fatto di piccole vendette contro la casta dei politici, di un CNEL che non è mai esistito e a cui togliamo la targhetta dalla porta, di un bicameralismo che non è affatto superato, e di 90 centesimi di risparmio a testa per ogni italiano come compenso per lo sconquasso del Senato e l’uscita dalla democrazia parlamentare. Ciò si deve al fatto che mentre parlava di alta velocità, Renzi mandava la politica italiana su un binario morto.

venerdì 11 novembre 2016

Con Trump e la politica in pezzi teniamo ferma la garanzia della Costituzione



Discorso tenuto  il 9 novembre nell’Auditorium Fabia Gardinazzi di Viadana (Mantova).

          Il 9 novembre al Centro Sociale di Salerno ho partecipato a un incontro sul referendum il cui titolo era: “Le ragioni del Sì, quelle del No, le ragioni del dubbio”.
          Il prof. Alfonso Conte che mi interrogava mi ha rivolto una domanda cruciale: “davvero se si vota Sì si innesca una deriva autoritaria, ed è a rischio la stessa democrazia? E si può pensare che un Renzi, che cita La Pira e vanta una formazione da scout, proponga una riforma che è contro i poveri e manca di lealtà verso la democrazia?”.
          A questa domanda ho risposto appellandomi alla terza delle tre ipotesi in discussione: le ragioni del dubbio.
          Non è certo che con la nuova Costituzione della Boschi e di Renzi si prepari un futuro autoritario e che la democrazia vada perduta. E’ vero, si diminuiscono le difese e si aprono dei varchi, ma non si può dare per certo che la democrazia perisca, né che, al contrario, essa continui e si rafforzi. Sulla scorta delle analisi dei maggiori costituzionalisti, è lecito il dubbio; anzi proprio il dubbio è la posizione più ragionevole.

martedì 8 novembre 2016

Il vero quesito: Approvate una riforma che prevede la vittoria come il fine della politica e la società divisa in vincitori e sconfitti?


Raniero La Valle
Quinto discorso su “La verità del referendum” tenuto il 7 novembre per Agorà 2015 nella Parrocchia del Volto Santo di Salerno.

Chi vincerà il prossimo referendum? Ormai da molti mesi l’unico scopo, l’”oggetto immenso” della politica italiana è la vittoria nel referendum.
Renzi non pensa ad altro, e attribuisce all’esito del referendum conseguenze epocali sia per il vincitore – che dovrebbe essere lui – sia per i perdenti che dovrebbero essere tutti gli altri (D’Alema, Bersani, Zagrebelski, i Cinque Stelle, i gufi, i parrucconi).
Alla Leopolda, il 5 novembre, tirava una brutta aria: come ha sintetizzato la Repubblica: “abbracci agli amici, botte ai nemici”. Scrive Michele Prospero sull’Espresso:  «Renzi cerca continuamente un nemico, qualcuno a cui stare antipatico: se ne è creati molti, spesso scientificamente.  Renzi cerca la contrapposizione così come cerca continuamente l’acclamazione. La cerca alla Leopolda o durante le direzioni del Pd, che sono entrambi luoghi di obbedienza e celebrazione».
E la parola d’ordine alla Leopolda era di dare battaglia anche in caso di sconfitta, di “non farsi rosolare” a Palazzo Chigi.