martedì 29 ottobre 2019

DUE BUONE UNA CATTIVA

La nuova forma di sinodalità che ha messo insieme le Chiese della regione amazzonica con tutti i loro vescovi ed ausiliari, i missionari, i ministri, le dirigenti di comunità e altri laici e laiche, insieme alle rappresentanze dei popoli amazzonici, una sinodalità così profondamente pensata “che riconosca l’interazione di tutto il creato”, come recita il documento finale del Sinodo che ha avuto termine il 26 ottobre a Roma, ha mostrato di essere in grado di innescare processi di vera riforma della Chiesa e di poter dare molti frutti. Vedremo ora che conseguenze ne trarrà il papa, ma la strada è aperta.
Delle conclusioni del Sinodo vorremmo citarne due molto positive, ricche di futuro, e una terza che sul futuro lascia aperta invece una gravissima incognita.
La prima cosa di straordinaria importanza è l’apertura all’introduzione nella Chiesa latina di sacerdoti sposati (già presenti nelle Chiese di altri riti). Lasciamo stare tutte le cautele, le ragioni più o meno persuasive che ne sono state addotte, la strettoia di limitarne il reclutamento tra i diaconi permanenti già sposati, la circoscrizione del loro servizio “alla regioni remote dell’Amazzonia”. Tutto questo è il pedaggio che si deve pagare ai custodi imbalsamati del passato, ai prelati infedeli che minacciano scismi ad ogni passo, alla gradualità necessaria a ogni processo di riforma. Ma è chiaro che, come hanno invocato molti vescovi, si dovrà passare a un “approccio universale del tema” del celibato obbligatorio per i preti nella Chiesa, e poiché, come dice il Concilio, nella Chiesa cattolica romana, “sussiste la Chiesa di Cristo”(pur senza esaurirvisi), la cosa è della massima portata.
Che questa porta si apra, e magari all’inizio solo si socchiuda, ha un valore di principio che va ben oltre l’emergenza della scarsezza di clero e lo stesso statuto del ministero presbiterale. Riguarda l’antropologia e il messaggio stesso della fede. Non si può infatti ignorare che, al di là di tutte le ragioni pastorali e teologiche addotte a favore del celibato, alla radice della tesi dell’inconciliabilità tra matrimonio e sacerdozio c’è il vituperio del sesso, il cui esercizio è considerato ragione di impurità, antitetico al sacro, e anzi un peccato riscattato solo dalla finalità della procreazione nelle forme stabilite. E non solo la sessualità è stata bollata come peccato, ma come “primo peccato”, peccato originale onde tutti gli uomini e le donne (tranne Gesù e la Madonna) sarebbero nati contaminati e destinati alla perdizione, salvo il lavacro del battesimo fuori del quale, nemmeno per i bambini, ci sarebbe stata salvezza. Oggi non si osa più dirlo, ma per secoli questo è stato l’insegnamento che a partire da Agostino ha infestato tutta la Chiesa. E' chiaro che il suo universale diffondersi non si può imputare solo ad Agostino, ma certo lui ha fatto passare l’idea che il peccato di Adamo, propagatosi poi in tutti i suoi discendenti non per imitazione ma per procreazione, fosse un peccato di concupiscenza carnale. Come dice nel “De peccatorum meritis.. (ad Marcellinum)”, a causa della sua disobbedienza il corpo di Adamo perse la grazia di obbedire alla sua anima, “e ne sortì fuori quel movimento bestiale e vergognoso per gli uomini che fece arrossire Adamo per la propria nudità”: in sostanza l’orgasmo. Ne derivò che gli uomini per “una specie di malattia scoppiata da una repentina e pestifera infezione” persero il loro privilegio di non mutare d’età e “ si incamminarono alla morte”, tutti poi morendo in Adamo che ha “corrotto in sé per la marcia segreta della sua concupiscenza carnale” tutti coloro che sarebbero venuti “dalla sua stirpe”.
È a partire da questa antropologia che amore sessualità e morte hanno viaggiato insieme, dilaniati tra peccato e legge, tra libertà e grazia, e quella benedizione ineffabile per cui uomo e donna furono creati diversi, ma in una sola carne, è diventata maledizione e ha informato etiche e mistiche; un monaco ricordava in questi giorni l’ossessiva presenza della tomba nell’insegnamento dell’eremita camaldolese san Pier Damiani, che incitava alla lotta contro gli istinti sessuali con digiuni veglie preghiere lacrime flagellazioni e perfino “un’augurata evirazione”, portata in dono da un angelo di Dio nella notte, drastico rimedio al rischio dell’impurità.
C’è tutto questo dietro l’idea che il sacerdote non dovesse contaminare con mani impure il pane dell’eucaristia, nel fatto che i coniugi vivessero le loro notti nel rischio continuo di peccare, sotto lo sguardo inquisitorio di Ogino, che la donna fosse agognata e temuta nella Chiesa, e la Chiesa stessa pensata come maschile e celibataria. Ma se la Chiesa esce dai suoi recinti per divenire, come Dio l’ha pensata, l’umanità stessa in cammino nella storia, ciò diviene insensato.
Perciò il Sinodo dell’Amazzonia porta una buona notizia quando, per risolvere il problema di chiese senza eucaristia, presuppone un’altra antropologia, un’altra responsabile e gioiosa ricezione della parola: e saranno due in una carne sola. Fare l’amore (legittimo!) e poi consacrare l’eucaristia: che meraviglia!
La seconda buona notizia, vera riforma, è lo sdoganamento dei ministeri ordinati nella Chiesa. Tutta la Chiesa è ministeriale (al servizio di tutti) e nuovi ministeri devono far fronte a esigenze nuove. Perciò non solo si rinvigoriscono ministeri antichi (il lettorato e l’accolitato) e per le donne si rilanciano la ricerca e il percorso già avviato per il loro accesso al diaconato permanente, ma si introducono nuovi ministeri: ministeri speciali nelle parrocchie e a tutti i livelli di Chiesa per la cura della “casa comune”, in particolare del territorio e delle acque, e la promozione di una ecologia integrale, il ministero di “donne dirigenti di comunità”, e quello per l’accoglienza dei migranti che dalla selva si inurbano in città.
La notizia non buona è che ancora non si vede la luce su come far fronte alla distruzione del sistema fisico e umano che minaccia la Terra e rischia di interrompere la storia. Chiarissima ne è la consapevolezza, determinata è la volontà di farvi fronte, forte la fede che l’uscita si troverà. In ciò il Sinodo è stato esemplare: l’Amazzonia rischia di essere distrutta dall’egoismo predatorio del sistema economico e produttivo dominante, ma l’Amazzonia si fa figura ed epitome di tutta la Terra, e le Chiese amazzoniche se ne fanno carico all’interno però di una responsabilità condivisa di tutte le Chiese per tutta la Terra. Ma da qui all’attuazione politica di misure atte a invertire la corsa verso la fine c’è un abisso che ancora non si sa come colmare. Come passare dalla “Laudato sì”, alla salvezza effettiva del sistema? Le proposte del Sinodo, pur generose e lungimiranti, sono irrisorie dinanzi alla gravità della sfida. Certo, bisogna difendere le acque, e le foreste, e il respiro dell’Amazzonia, “cuore biologico della Terra sempre più minacciata”. Ma per la Terra intera la sola cosa che si propone alla Chiesa è di “animare la comunità internazionale a mettere risorse per un modello di sviluppo giusto e solidale”. Ma intanto? Basta questo a salvare la vita e la storia sulla Terra? Questo è compito della politica, è compito nostro, qui fede e politica si incontrano. Continua...

martedì 22 ottobre 2019

AMORE IN AZIONE

Un accorato appello a sostegno di papa Francesco viene lanciato dal Premio Nobel per la Pace, l'argentino Adolfo Perez Esquivel. Esso è rivolto non solo alla Chiesa ma agli uomini e donne amanti della giustizia e della pace perché sia salvaguardata la pastorale della misericordia esercitata dal papa. "Amore in azione" è infatti il titolo dell'appello volto a contrastare gli attacchi che ogni giorno a papa Francesco vengono mossi da lobbies e gruppi di potere e mediatici di ogni tipo interni ed esterni alla Chiesa. L'appello può essere firmato attraverso il link indicato nell'appello che pubblichiamo sul sito www.chiesadituttichiesadeipoveri.it
Il filo rosso che lega il Sinodo sull'Amazzonia al Concilio Vaticano II, attraverso il passaggio di papa Francesco è testimoniato da un evento di questi giorni: a più di 50 anni di distanza da molti partecipanti al Sinodo è stato rinnovato il Patto delle Catacombe con cui, alla fine del Concilio Vaticano II, molti vescovi invocarono una Chiesa povera e per i poveri. Il Patto ora rinnovato, nelle stesse Catacombe di Domitilla, è "per una Chiesa dal volto amazzonico, povera e serva, profetica e samaritana".
Da due importanti fonti cattoliche pubblichiamo poi sul sito due testi: il primo, dal giornale Avvenire, rievoca la strage italiana perpetrata contro il monastero copto-ortodosso di Debre Libanos in Etiopia ai tempi della colonia fascista, di cui sarebbe gran tempo di chiedere perdono; il secondo dalla rivista dei gesuiti Civiltà Cattolica è una bella recensione del mio libro "Lettere in bottiglia" che comprende molte lettere spedite dal sito di chiesa di tutti chiesa dei poveri, di cui si sottolinea l'apertura alla speranza.

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venerdì 18 ottobre 2019

RITORNO ALLA POLITICA



Tutti i testi pubblicati oggi sul sito “Chiesa di tutti Chiesa dei poveri” invitano a un ritorno alla politica, alla purificazione e alla rilegittimazione della politica. Infatti l’abbiamo perduta, divorata dall’”antipolitica”, e gli effetti sono devastanti e di grande pericolo.
Il primo invito viene da Gandhi e si trova nell’importante contributo che Rocco Altieri, presidente del Centro Gandhi e direttore dei Quaderni Satyagraha, ha mandato in Vaticano per un convegno che, all’insegna del dialogo tra le religioni, si è ivi tenuto il 1 ottobre scorso, alla vigilia del 150° anniversario della nascita del Mahatma. Nell’autobiografia scritta in prigione tra il 1922 e il 1924 e poi in un articolo su un giornale di Bombay Gandhi scrive di non poter concepire la sua vita senza occuparsi di politica. Infatti in tutta la vita di Gandhi politica, pensiero e religione si intrecciano, ma in modo tale che la politica precede il pensiero e lo nutre: la parola e la nozione di satyagraha, intesa come forza di resistenza non violenta che nasce dalla verità e dall’amore, è per la prima volta enunciata da Gandhi nel settembre 1906 in Sud Africa al culmine della campagna per i diritti degli immigrati indiani vittime del razzismo dell’Impero inglese, e il pensiero della nonviolenza cresce in coerenza e ricchezza lungo tutto il corso delle lotte per la liberazione dell’India dal dominio britannico e per l’unità tra indù e musulmani.
Il secondo invito viene da Claudio Napoleoni, l’economista e filosofo che ha denunciato l’alienazione oltre la stessa critica di Marx alla società borghese, e alla fine della sua vita ha fatto sua la drammatica domanda di Heidegger se ormai “solo un Dio ci può salvare”.  Nell’incontro di studio a lui dedicato il 12 ottobre scorso a Biella, a trent’anni dalla sua morte, è stato ricordato ciò che egli aveva detto nell’ottobre 1986 a Cortona impostando anche in termini teorici il tema della  “uscita dal sistema di dominio e di guerra”, che la rivista Bozze 86 aveva proposto in quel suo convegno.  Disse Napoleoni: “Io non avrei in vita mia affrontato mai una questione teoretica se non fossi stato spinto a farlo da un interesse politico”; e aggiunse: “E posso dire, anzi arrischio a dire, che questa forza che ha avuto la politica come luogo in cui stare e da cui parlare, è naturalmente derivata dal fatto che la politica era qui concepita come lo strumento di una liberazione”; non dunque come un insieme di azioni relative a problemi singoli e determinati, ma come avente “un obiettivo generale e comprensivo, che si riferisce cioè al destino dell’uomo e non a suoi particolari problemi”, o come l’operazione che affronta tali problemi dell’uomo “all’interno di una visione di quello che può essere concepito come il suo destino”.
Anche lì dunque era dichiarata una dinamica che dalla politica porta al pensiero. E infatti è sempre così. Sono le rivolte degli oppressi che producono il pensiero rivoluzionario, non viceversa. È la Resistenza antifascista che produce da noi il pensiero costituente. È la lotta contro i missili nucleari che produce il pensiero pacifista. È la Chiesa in uscita che produce il pensiero di religioni senza frontiere, nell’unica fraternità umana. C’è sempre una tensione bipolare, come dice il Papa, tra la realtà e l’idea, e la realtà è superiore all’idea.
Realtà è la politica, e l’idea è il pensiero che la pensa. Per questo il fascismo diceva: “qui non si fa politica, si lavora”, perché non voleva che fosse pensato il pensiero dell’antifascismo. Per questo il sistema distoglie dalla politica, perché non vuole la critica politica. Per questo si diffamano “le poltrone”, si oltraggia la “casta” dei politici, si distruggono i partiti, si nega la distinzione tra destra e sinistra, per fermare e impedire il pensiero politico, unico antidoto al pensiero unico, all’economia che uccide, unico viatico a un’alternativa di sistema.   
Per questo occorre tornare alla politica, a veri partiti che la interpretino, e tanto più quando il pensiero che oggi va pensato è quello di un costituzionalismo universale e di una Costituzione mondiale, perché è sul piano mondiale che l’essere umano oggi è giocato. Perché senza politica c’è la guerra, come quella che Erdogan sta facendo in Siria, senza politica Kobane non troverà mai pace, e con essa tutte le altre Kobane del mondo. E invece della politica c’è la morte, e le vittime sono sempre loro, i più piccoli e più poveri, quelli che non devono esserci, perché non c’è posto per loro, che siano curdi, palestinesi, rohingya del Myanmar o migranti e profughi di guerra o di fame. È un simbolo non da poco che Alan, il bimbo che tre anni fa il mare ha deposto, come una preziosa spoglia, sulle spiagge della Turchia, ed è diventato icona dei naufraghi periti sulle rotte del rifiuto europeo, fosse anch’egli un curdo siriano; anche lui in fuga dalla guerra, anche lui in cerca di terre mai promesse; anche lui di Kobane. 
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giovedì 10 ottobre 2019

UN SINODO VERAMENTE SPECIALE

Nel sito www.chiesadituttichiesadeipoveri.it pubblichiamo un dossier con il materiale finora disponibile sul Sinodo dei vescovi per l'Amazzonia, perché ci sembra che l'evento in corso segni una vera novità per la vita e per la riforma della Chiesa. Ciò spiega anche perché questo Sinodo è così duramente avversato ed esecrato dall'integrismo laico di destra che dilaga su siti e giornali, e da settori regressivi della Chiesa e dello stesso episcopato. In effetti ci sembra che dopo la novità già rappresentata dai Sinodi conclusisi con la "Amoris Laetitia", il Sinodo sull'Amazzonia rappresenti il primo vero evento collegiale rilevante che si sia avuto nella Chiesa a partire dal Concilio Vaticano II; non che non ci siano stati molti Sinodi prima di questo, ma nella concezione restrittiva di Paolo VI essi furono pensati e normati come mere funzioni ausiliare del primato pontificio, ragione per cui la Chiesa a partire da allora è rimasta ferma per cinquant'anni.
Anche formalmente il Sinodo sull'Amazzonia non è come gli altri. Esso si qualifica come assemblea speciale in quanto inerente a un'area geografica determinata pur nell'unità della Chiesa universale (tant'è che si svolge a Roma). Naturalmente neanch'esso realizza un modello compiuto di sinodalità né è esente da elementi di criticità, però reca un messaggio di novità e vitalità in senso epocale, che sul piano simbolico si può paragonare all'apertura dell'Anno Santo a Banguì, in piena Africa; e il simbolo è quello di uno spostamento del baricentro del cattolicesimo dal centro della potenza e dell'opulenza - ultimamente rappresentato dall'area euro-atlantica - al centro della debolezza e della povertà delle Genti, e dalla dimensione prevalentemente gerarchica della Chiesa a una dimensione già più intrecciata con la soggettività del popolo di Dio. 
E' questo solo uno spunto di riflessione che ciascuno potrà verificare attraverso la lettura dei testi e dell'informazione sull'evento. Qui indichiamo solo alcuni aspetti, forse nemmeno i più importanti, di questa novità, che però possono dare il senso del cambiamento in corso.
Il primo aspetto riguarda proprio la specialità che contraddistingue questo Sinodo. Esso è relativo ad un'area geografica determinata; ma quest'area non coincide con uno Stato (come potrebbe essere un Sinodo per l'Italia o per la Germania) ma con un popolo, il popolo amazzonico. Dunque c'è un passaggio dell'attenzione della Chiesa dagli Stati (e perciò dai Concordati!) ai popoli, non al modo del populismo, che riduce i popoli a sgabelli del potere, ma al modo della condivisione che ha occhi per vedere quando i popoli sono perseguitati, negletti o scacciati, come il popolo curdo braccato da Erdogan, il popolo palestinese negato da Israele, il popolo navigante e naufrago dei migranti, figlio di nessuno, messo agli arresti sul mare, e naturalmente i popoli indigeni, spesso considerati - come ancora oggi in Argentina, parola di papa - più barbari che civili. 
Il secondo aspetto è che siamo oltre il criterio della rappresentanza, perché sono presenti tutti i vescovi e gli ausiliari dell’area amazzonica, che abbraccia il territorio di nove Paesi con sette Conferenze episcopali diverse. C'è quindi un plenum di Chiese locali insieme a rappresentanze della Chiesa universale ed al papa. E' anche rilevante che la lunga preparazione del Sinodo non sia stata riservata agli addetti ai lavori ma abbia coinvolto 87.000 persone e numerosi eventi non solo nell'area interessata ma anche a Washington, a Roma e altrove. La spinta che ha suscitato intorno a questo Sinodo un così grande interesse è che esso non ha come destinataria e principale interessata solo la Chiesa, ma anche la terra e l'umanità tutta, chiamate in causa dal tema della "ecologia integrale", che è il secondo obiettivo su cui è convocata l'assise. 
Infine si può sottolineare la ricchezza del dibattito innescato dal documento preparatorio o "Instrumentum laboris", che non si è censurato di fronte ai tabù e all'insindacabilità di norme antiche considerate intangibili ma è giunto a ipotizzare un diverso rapporto tra il ministero ordinato celibatario maschile e la celebrazione dell'eucarestia, nonché a mettere in questione i ruoli ecclesiali delle donne, di fronte a pressanti esigenze di comunità prive di risorse materiali ed umane, rivendicando la libertà cristiana di discutere e decidere nell'ascolto di ciò che oggi lo Spirito dice alle Chiese. Continua...