martedì 27 luglio 2010

Alla fine di un regno

di Raniero La Valle


Fini dice che vuole vivere in un Paese dove i giornali possano scrivere quello che vogliono, Berlusconi vuole un Paese dove i crimini, le corruzioni e le concussioni si possano organizzare tranquillamente per telefono, dove giudici carabinieri e guardie di finanze non debbano avere né occhi né orecchi, e l’azione penale sia decisa dall’esecutivo attraverso il filtro di pubblici ministeri separati dalle carriere giudicanti e obbedienti alle logge e ai palazzi del governo.

Nello scontro sulla legge bavaglio ha vinto Fini, il che non significa che la libertà di stampa, il controllo di legalità e lo Stato di diritto siano stati salvati; affinché a vincere sia la democrazia, occorrerebbe che la legge sulle impunità di Stato (ovvero sulle intercettazioni)
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venerdì 2 luglio 2010

Se ritornano le caravelle

di Raniero La Valle

È molto importante capire, dagli ultimi avvenimenti, che la lotta non è più politica, ma culturale; pretendere di cambiare l’art. 41 della Costituzione (economia e suoi fini sociali) significa voler rovesciare una cultura, non cambiare politica. Rispetto a questo passaggio tutti i soggetti, dai partiti, ai sindacati, alla Chiesa, devono ridefinire la propria posizione, che non è affatto adeguata a questa nuova qualità della lotta.

Il tema è ormai quello della risposta da dare alla cattiva globalizzazione (contro cui invano avevano combattuto i “no global”) che sta giungendo ora a una sorta di nemesi: i Paesi ricchi, che dovevano diventare ancora più ricchi espandendo il loro imperialismo senza limiti in tutto il mondo, si stanno impoverendo; le multinazionali che avevano delocalizzato le
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