mercoledì 25 novembre 2015

Dove sono i leoni


da Il Manifesto di Raniero La Valle

Il papa va a Bangui ad aprire l’anno santo della misericordia e siccome le grandi idee hanno bisogno di simboli concreti il papa, per significare l’ingresso in questo anno di misericordia, aprirà una porta. Ma per lo stupore di tutte le generazioni che si sono succedute dal giubileo di Bonifacio VIII ad oggi, la porta che aprirà non sarà la porta “santa” della basilica di san Pietro, ma la porta della cattedrale di Bangui, il posto, ai nostri appannati occhi occidentali, più povero, più derelitto e più pericoloso della terra.
Ma si tratta non solo di cominciare un anno di misericordia. Che ce ne facciamo di un anno solo in cui ritorni la pietà? Quello che il papa vuol fare, da quando ha messo piede sulla soglia di Pietro, è di aprire un’età della misericordia, cioè di prendere atto che un’epoca è finita e un’altra deve cominciare. Perché, come accadde dopo l’altra guerra mondiale e la Shoà, e Hiroshima e Nagasaki, abbiamo toccato con mano che senza misericordia il mondo non può continuare, anzi, come ha detto in termini laici papa Francesco all’assemblea generale dell’ONU, è compromesso “il diritto all’esistenza della stessa natura umana”. Il diritto!
Di fronte alla gravità di questo compito, si vede tutta la futilità di quelli che dicono che, per via del terrorismo, il papa dovrebbe rinunziare ad andare in Africa (“dove sono i leoni” come dicevano senza curarsi di riconoscere alcun altra identità le antiche carte geografiche europee) e addirittura dovrebbe revocare l’indizione del giubileo, per non dare altri grattacapi al povero Alfano.
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martedì 24 novembre 2015

GUERRA E TERRORISMO _ NON È TROPPO TARDI


di Raniero La Valle

La cintura esplosiva con cui qualsiasi jihadista può immolarsi causando una distruzione di massa in qualsiasi punto di Parigi o del mondo, ridicolizza tutta la potenza degli apparati militari che nella loro logica assassina hanno raggiunto la perfezione dotandosi delle bombe nucleari. Allo stesso modo l’arma bianca con cui qualsiasi palestinese può uccidere qualsiasi israeliano dopo sessant’anni di umiliata oppressione, rende inutile tutta la forza militare di Tsahal, l’esercito di Tel Aviv. Questo vuol dire che la potenza degli eserciti dei moderni Faraoni nel momento in cui ha raggiunto la sua massima capacità letale, non serve più a niente, non serve alla governabilità del mondo, l’unica vera governabilità che avremmo bisogno di istituire.
Quella potenza oscena degli eserciti forniti di atomica ha potuto ultimamente, nel Novecento, servire a evitare la guerra tra i due blocchi mediante l’equilibrio del terrore, ma non ci può fare niente quando il modello della politica come guerra e come scontro tra amico e nemico ha liquidato ogni equilibrio ed ha raggiunto la massima asimmetria, avendo da una parte il kamikaze nella metropolitana, dall’altra la bomba atomica sul drone impunito nei cieli. Questo significa però che quando i milioni di dannati della terra, per la collera dell’esclusione e delle ingiustizie subite si metteranno la cintura esplosiva o brandiranno il coltello, sarà la rovina.
Ne discendono moltissime cose, e gli attentati di Parigi e il delirio mediatico che ne è seguito ce le hanno fatte vedere.

Le armi fuori commercio

La prima di queste è che il commercio delle armi deve essere assolutamente bandito. Niente vendita di armi vuol dire niente ISIS (le armi, le mine, i carri e perfino le cinture esplosive e i coltelli dei tagliagola, glieli abbiamo forniti noi; all’origine ci sono sempre industrie e politiche del mondo ricco).
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mercoledì 18 novembre 2015

LA DEMOCRAZIA CAMBIA O PRECIPITA?


di Raniero La Valle 

            E’ risaputo, e non contestato da nessuno, che la Costituzione Italiana è il risultato eccellente dell’incontro di tre culture, messe a confronto e proiettate ad un progetto comune dal reagente della guerra, dell’antifascismo e della resistenza; ognuna di queste tre culture, la comunista, la liberale, la cattolica ha dato un’impronta di valore inestimabile alla Costituzione e quindi alla Repubblica: basti ricordare, per la cultura comunista, quel principio di realtà, quella cura delle persone concrete, che portò la più giovane deputata partigiana, Teresa Mattei, a fare inserire quel “di fatto”  nell’art. 3 della Carta, che richiamava agli ostacoli non solo di principio, ma di fatto, economici e sociali, che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e che toccava alla Repubblica rimuovere. . E per i liberali basti evocare l’impronta di Calamandrei, e per i socialisti di Lelio Basso.
            Ma qui vorrei ricordare la portata e il valore dell’innesto nella Costituzione del ’47 della cultura cattolica, senza per questo sminuire le altre. Di certo si è trattato del contributo più alto che i cittadini di tradizione cattolica hanno dato alla società civile nel Novecento: più alto dell’invenzione del partito aconfessionale di massa di Sturzo, più alto dell’intransigentismo che ha portato il popolo cattolico a lottare contro l’inequità sociale dei clerico-moderati e del feudalesimo liberale, perfino più alto della partecipazione cattolica alla resistenza antifascista.

Il miracolo del cattolicesimo laico

La Costituzione è stata infatti il miracolo del cattolicesimo laico del Novecento, il primo segno dei tempi che ha fatto irruzione nella storia italiana dopo le tenebre della Questione Romana e la tragedia della seconda guerra mondiale. La cultura cattolica che ha innervato la Costituzione ha anticipato di vent’anni le tre grandi riconciliazioni della Chiesa con l’età moderna che sono state proclamate dal Concilio: la riconciliazione con la scienza moderna, che in Costituzione figura all’articolo 33 con la solenne affermazione della libertà di ricerca e insegnamento e all’articolo 34 con l’istruzione e il diritto allo studio per tutti, senza cui non esiste la “buona scuola”; la riconciliazione con lo Stato laico moderno, che in Costituzione è la Repubblica democratica dei diritti, la scuola pubblica, e quella privata “senza oneri per lo Stato”, e la riconciliazione con la libertà di coscienza e il pluralismo religioso, che è in Costituzione all’articolo 19 con la libertà religiosa e all’articolo 8 con l’eguale libertà e le intese assicurate a tutte le confessioni, diverse dalla cattolica.
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