venerdì 27 maggio 2016

La Costituzione, i partigiani, i cattolici e il Santo Graal




Discorso di Raniero La Valle  per il referendum costituzionale a Lucca il 26 maggio 2016.

Vorrei partire, come spesso amo fare, dai fatti accaduti negli ultimi giorni.
Il primo, del 20 maggio scorso, è la presentazione del rapporto annuale dell’ISTAT, che ha compiuto ora novant’anni di vita. Questo rapporto ci racconta i dolori della situazione presente, con tutta la disperazione dei giovani, che sono arrivati a una disoccupazione del 25,7 per cento; però quest’anno ci racconta anche la storia di novant’anni da quando l’ISTAT ha cominciato a fare le statistiche, cioè a partire dai nati nel 1926. La storia comincia cioè dalla generazione dei partigiani, quelli che avevano venti, trent’anni nel 1945, i quali non solo hanno fatto la Resistenza e la Costituente, ma poi hanno rifatto l’Italia. Per dire di che si tratta, possiamo ricordare i partigiani di Reggio Emilia, che si vendettero un carro armato rimasto sulla piazza, per fare gli asili nido. Badate bene: non lo rottamarono, ci fecero un asilo nido, così i partigiani e le partigiane diedero inizio a quella straordinaria esperienza pedagogica e sociale che poi doveva essere la scuola dell’infanzia di Reggio Emilia, oggi nota in tutto il mondo. Ebbene, quando la generazione dei partigiani ha governato l’Italia, il prodotto interno lordo è cresciuto del 7 per cento all’anno, dall’agricoltura si è passati all’industria e poi al terziario, nel 1963 si raggiunse la piena occupazione, si facevano un milione di figli all’anno, si scatenò la stagione dei diritti, e l’Italia, dal Nord al Sud, veniva invasa da frigoriferi, televisori e utilitarie, fino ai computer di oggi; e tutto ciò con quella Costituzione lì; e per questo i partigiani oggi, proprio come partigiani, difendono la Costituzione, e non come una cosa di parte; e quelli che oggi ci governano con i telefonini, dovrebbero sapere che a metterglieli in mano è stata la generazione dei partigiani.
Un altro avvenimento che vorrei ricordare qui a Lucca, considerata “città bianca”, è il lamento che il papa ha rivolto il 6 maggio scorso ai leader europei, ricevendo il premio Carlo Magno: “Che cosa ti è successo Europa – ha detto -  un tempo paladina dei diritti dell’uomo, della democrazia e della libertà”? Perché oggi, invece, è stanca e invecchiata, pronta ad alzare muri invece di costruire ponti.
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martedì 17 maggio 2016

Una controversia cattolica



di Raniero La Valle

L’intervento della Civiltà Cattolica nella campagna referendaria sulla nuova Costituzione renziana, offre l’opportunità per fare un po’ di storia di una controversia cattolica che si è accesa in questa occasione, e non tra le curie ecclesiastiche, di cui solitamente si occupa l’informazione religiosa, ma tra gli stessi cittadini.
Che la controversia sia esplosa sulla Carta fondativa della Repubblica è una novità, perché c’è stata finora una unanimità cattolica sulla Costituzione, nei cui confronti, come ha notato Alberto Melloni, il mondo cattolico nutre una sorta di “istinto materno”, e ciò per la buona ragione che la Carta del ’48 è in buona parte sua fattura. Forse non sempre si è trattato di un’identificazione argomentata, però nella coscienza cattolica la Costituzione aveva messo radici, tant’è che quando nel 1994 Giuseppe Dossetti chiamò alla sua difesa, la sorpresa non fu che i cattolici si mobilitassero per essa, ma che fosse stato un monaco a svegliarli scendendo dal suo eremo.
Nel referendum del 2006 contro la riscrittura fattane da Berlusconi e Calderoli il mondo cattolico fu unanime. La Costituzione, interiorizzata, non strideva con la qualità di cittadino, e non sarebbe stata allora concepibile un’antinomia come quella enfatizzata ora da Renzi: “Ho giurato sulla Costituzione, non sul Vangelo”.
Oggi invece la scissura si è consumata, e con una foga che ha ben presto travalicato i limiti di un ordinario dissenso politico.
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martedì 10 maggio 2016

Popolo Costituzione e rivoluzione




Discorso tenuto a Brescia il 6 maggio 2016 per l’apertura della campagna sul referendum

Raniero La Valle

Per partire, come sempre si deve fare, dal contesto in cui si svolge questo evento, possiamo citare una notizia meravigliosa che si trova sui giornali di oggi: a Palmira, l’antica città romana in Siria appena liberata dall’ISIS, l’Orchestra di San Pietroburgo ha tenuto un concerto con musiche di Bach e di Prokofiev nell’anfiteatro romano che era stato fino a ieri la sede di feroci esecuzioni. Questo vuol dire che la distruzione non è per sempre. Questo vale anche per la Costituzione: se anche riusciranno ora a distruggerla, essa rinascerà, l’Italia non sarà senza Costituzione, non perderà il patrimonio ormai acquisito del costituzionalismo democratico.

Popolo

Nel merito dell’incontro di stasera, devo dire che, nonostante qualche difficoltà sono venuto a Brescia per l’apertura di questa campagna sul referendum costituzionale, per una ragione precisa: per parlare della Costituzione nel nome di un mio amico bresciano, l’amico più caro che ho avuto nella mia vita, Franco Salvi, che alla Costituzione, alla Repubblica, al bene comune ha consacrato tutta la sua vita. Franco Salvi sognava la Costituzione quando faceva il partigiano: in seguito lui non ha mai  parlato della sua esperienza di lotta armata, né nel periodo della sua militanza nella FUCI, né nel periodo della sua vita politica, nella quale è stato il più stretto collaboratore di Aldo Moro, dalla cui morte fu alla fine letteralmente straziato; cattolico e non violento, Franco Salvi, schivo e riservato com’era, non si è mai gloriato di aver combattuto con le Fiamme Verdi: io conservo – ma credo di essere uno dei pochi – una sua rarissima fotografia da partigiano con il fucile in mano.
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