mercoledì 23 marzo 2011

Italia Travicello

di Raniero La Valle

La prima cosa da dire è che il termine “umanitario” applicato a una politica, è fuorviante, se non addirittura espressione di un’ideologia perversa.
Esso suppone infatti che la qualità umanitaria rappresenti una eccezione o una sospensione o una particolarità della politica, che di per sé avrebbe tutt’altre finalità.
Nella nostra concezione, al contrario, la politica deve sempre essere umanitaria, cioè ordinata al bene degli uomini e delle donne in quanto cittadini, non importa se del proprio o degli altri Stati; e basta leggere l’art. 3 della nostra Costituzione, allargato poi nell’articolo 11, per vedere come a questo punto dell’incivilimento umano la politica non può che essere pensata come rivolta alla piena realizzazione delle persone umane e a un ordine di giustizia e di pace tra le nazioni.

Se ciò vale per la politica, tanto più vale per la guerra, che non può essere umanitaria nemmeno come eccezione. E infatti, a questo stadio della civiltà, essa è bandita, oggetto di ripudio all’interno e bollata come flagello sul piano internazionale.
Continua...

mercoledì 16 marzo 2011

Un passo falso

di Raniero La Valle


C’è un caso serio che si è aperto nella Chiesa italiana e nella stessa comunità civile.
È un’agenda di “problemi cruciali” e di cose da fare (detta “un’agenda di speranza per il futuro del Paese”) che è stata presentata dai vescovi a conclusione della recente Settimana Sociale dei cattolici tenutasi a Reggio Calabria. Che qualcuno si preoccupi di quel che ci sarebbe da fare in questo povero Paese per riaprire i cuori alla speranza è certamente una cosa positiva, come è positivo dire che tra le cose più ragionevoli e giuste da fare ci sia di accogliere gli stranieri.
È motivo però di grande sconforto e allarme trovare che i “primi temi” indicati siano quelli attinenti al “consolidamento di una democrazia governante” (espressione che nell’attuale gergo politico indica la
Continua...

venerdì 4 marzo 2011

Un invaso di diritti

di Raniero La Valle

È evidente che non bisogna invadere la Libia, non mandare commandos di paracadutisti, non ripetere l’orrore della “no fly zone” che fu il massimo simbolo della prepotenza occidentale contro l’Iraq, che vuol dire guerra certa e che del resto la Lega araba non vuole. È evidente che i libici Gheddafi se lo devono cacciare da soli, come ogni popolo da solo deve cacciare i suoi governanti felloni.
Però il problema della Libia, della Tunisia, dell’Egitto, è tutto lì, come ormai da troppo tempo è lì il problema di Israele e della Palestina, di cui in nessun modo si riesce a venire a capo. Si può lasciare che questo grande dramma mediterraneo, che è anche un passaggio d’epoca, si svolga senza che da parte dell’Italia, dell’Europa, dell’Occidente, ci sia uno straccio d’idea, un progetto, una cultura per affrontarlo?
Dovrebbe cominciare proprio l’Italia, se fosse ancora un Paese che avesse un governo serio, e avesse una politica estera.
Ha perfettamente ragione il ministro Maroni quando dice che la marea di profughi è tale che non la si può considerare solo un problema dell’Italia, né tanto meno di Malta, ma che è un problema
Continua...