venerdì 30 ottobre 2015

“POLITICA, ECONOMIA E AMBIENTE NEL PENSIERO DI PAPA FRANCESCO”


RANIERO LA VALLE

Brindisi 15 OTTOBRE 2015 (Palazzo Nervegna)
Ci mettiamo nel contesto di quello che sta accadendo per capire in che modo le cose di cui parliamo hanno rilevanza rispetto alla situazione in cui ci troviamo. Cito due contesti per la nostra riunione di stasera.

 Il primo contesto: la perdita della Costituzione

Ieri l’Italia ha perduto la sua Costituzione.  L’ha perduta, con il voto del Senato del 13 ottobre che ha approvato in prima lettura la nuova Carta  Dico che l’ha perduta perché il tema della riforma non era affatto quello di cui unicamente si è parlato, cioè la questione del Senato. Il tema era il rapporto della democrazia con il potere. La modifica che è stata introdotta consiste nella sostituzione della Costituzione del ’47 con una nuova Costituzione.  Infatti sostituire tutta la seconda parte della Carta vuol dire che la Costituzione del ‘47 finisce qui. Ci sarà un’altra Costituzione che è ispirata a dei principi ben identificabili e molto precisi. Essi corrispondono alla richiesta che è venuta alla nostra democrazia di modificare i principi, di abolire le conquiste, gli ideali che hanno animato le Costituzioni del dopoguerra: quelle Costituzioni cioè che sono state scritte dopo l’esperienza terribile del fascismo e del nazismo. La nuova Costituzione è fatta per dare più poteri al potere. Questa richiesta fu formalizzata nel 2013 in un documento della GP Morgan, che è una banca di affari americana, espressione del capitalismo finanziario di oggi. Questa banca in nome del capitalismo vincente, affermava che le Costituzioni post-fasciste, espressioni di un nuovo costituzionalismo democratico, erano influenzate dalle idee socialiste. Esse pertanto dovevano essere criticate e corrette per almeno quattro difetti che così erano enunciati: a) queste Costituzioni comportavano una debolezza  degli esecutivi nei confronti dei Parlamenti; b) queste Costituzioni davano un’eccessiva capacità di decisione alle Regioni nei confronti dello Stato, cioè davano poteri alle popolazioni locali nei confronti del potere centrale; c) queste Costituzioni tutelavano  il diritto del lavoro; d) queste Costituzioni consentivano che si potesse protestare quando il potere faceva qualche cosa che veniva giudicato non positivo. Ebbene, tutte e quattro queste impugnazioni sono state accolte nella riforma della Costituzione italiana che è in corso d’opera..
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martedì 27 ottobre 2015

LA CHIESA È NUOVA



Il Sinodo dei vescovi si conclude aprendo alla misericordia e prefigurando la conversione del papato in una chiesa sinodale
  
Sorpresa! Per quella novità che viene dallo Spirito, tanto cara a papa Francesco, o forse per le astuzie della storia, la vera questione che ha dominato il Sinodo non è stata la famiglia ma la riforma del papato, e perciò della Chiesa. E mentre sul primo tema la minoranza immobilista si è presentata ben agguerrita e in rimonta rispetto alla precedente fase sinodale, sulla riapertura della questione del primato e della figura della Chiesa si è trovata spiazzata, in conflitto con se stessa e soccombente.
Il risultato è stato straordinario sia sotto il primo che sotto il secondo profilo. Quanto al primo, la famiglia e la coppia umana, assunte nella molteplicità delle loro situazioni, non sono state destinatarie di lusinghe e condanne, com’era fino ad ora, ma solo di misericordia: i divorziati risposati non sono più considerati pubblici peccatori, ma «sono battezzati, sono fratelli e sorelle, lo Spirito Santo riversa in loro doni e carismi per il bene di tutti» e si vedrà come «possano essere superate» le diverse «forme di esclusione» di cui oggi sono gravati, in ambito liturgico e in ogni altra dimensione ecclesiale; non è vero, come dicono gli antipapa, che la comunione non è stata nemmeno nominata, lo è stata invece nella forma della negazione della negazione: «non sono scomunicati», dunque avranno l’eucarestia. E quanto alla pillola anticoncezionale, l’Humanae vitae di Paolo VI viene citata in tutte le sue sagge motivazioni ma la sua proibizione dei mezzi ««non naturali»per la paternità responsabile viene lasciata cadere, e di fatto abrogata. Come aveva scritto papa Francesco nel suo programma Evangelii Gaudium, «ci sono norme o precetti ecclesiali che possono essere stati mol­to efficaci in altre epoche, ma che non hanno più la stessa forza educativa come canali di vita. San Tommaso d’Aquino sottolineava che i precetti dati da Cristo e dagli Apostoli al popolo di Dio “sono pochissimi”. Citando sant’Agostino, no­tava che i precetti aggiunti dalla Chiesa posterior­mente si devono esigere con moderazione “per non appesantire la vita ai fedeli” e trasformare la nostra religione in una schiavitù, quando “la misericordia di Dio ha voluto che fosse libera”». Perciò il papa ricordava «ai sacerdoti che il confessionale non dev’essere una sala di tortura bensì il luo­go della misericordia del Signore che ci stimola a fare il bene possibile» (EG n. 43, 44).
Quanto alla riforma del papato e della Chiesa, la regola da onorare è che nella Chiesa «nessuno può essere “elevato” al di sopra degli altri» e la novità è che essa è sì una piramide, come è stata rappresentata finora ma, ha detto Francesco, è «una piramide capovolta, il vertice si trova al di sotto della sua base», dove il «vertice» non è solo il papa, ma è anche il Sinodo, è il governo collegiale della Chiesa universale; e il  principio è che rispetto all’astrattezza delle dottrine e delle norme è il discernimento che guida le scelte dei pastori e dei fedeli, e la decisione sulla scelta morale da fare nella situazione data non si prende a Roma, ma nel profondo della coscienza di ciascuno in cui Dio dimora come in un tempio. Ecco una Chiesa in cui è bello vivere.
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mercoledì 21 ottobre 2015

PERCHE’ BLINDARE IL POTERE?


di Raniero La Valle

C’è una domanda che il papa fa nella “Laudato sì”, ed è una delle ragioni per cui egli oggi è così duramente combattuto nel Sinodo e fuori: “Perché si vuole mantenere oggi un potere che sarà ricordato per la sua incapacità di intervenire quando era necessario ed urgente farlo?” (L.S. n. 57).
Il potere incapace, immeritevole di essere mantenuto, è quello che non cura la casa comune e che la gestisce con un’ “economia che uccide”; e la casa comune nel pensiero di papa Francesco non è solo la Terra, ma comprende anche gli uomini, le donne, i poveri, i popoli.
Che questo potere sia invece perpetuato, rafforzato e liberato dai limiti e dalle garanzie statuite dalle Costituzioni postfasciste, fu chiesto dal capitale finanziario e in particolare dalla finanziaria JP Morgan già il 28 maggio 2013. Essa si lamentava di queste Costituzioni “influenzate  dalle idee socialiste”, e indicava delle caratteristiche dei sistemi che ne derivavano che dovevano essere cambiate. E le caratteristiche erano le seguenti: “esecutivi deboli nei confronti dei parlamenti, poteri centrali deboli nei confronti delle regioni, tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori” nonché “la licenza di protestare se sono proposte modifiche sgradite dello status quo”. Era questo che turbava la banca americana e anche oggi la richiesta che sale dall’attuale sistema economico-sociale è quella di blindare i poteri esistenti perché tutto possa continuare com’è e non ci siano ideali avveniristici a turbare i sonni degli gnomi della finanza.
Questa richiesta è stata esaudita “in fretta”, come è di moda oggi in Italia, il 13 ottobre scorso con il voto del Senato sulla riforma costituzionale. Sicché si può dire che salvo sorprese nella seconda lettura parlamentare e la vittoria del NO nel successivo referendum popolare, quella Costituzione promulgata nel 1947 e sgradita alla finanza, in Italia non esiste più.
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sabato 17 ottobre 2015

L’ANNUNCIO DEL REGNO DI UN DIO NONVIOLENTO


Discorso di Raniero La Valle tenuto a Zugliano del Friuli  il 12 settembre 2015  per la presentazione del libro: “Chi sono io, Francesco?”

Le novità di papa Bergoglio.
Novità del papato = riforma della Chiesa
Riforma della Chiesa: cambia il suo modo di pensare se stessa e di pensare il mondo. Dunque la cifra diventa quella del cambiamento. Il papa lo dice ai movimenti popolari che incontra in America Latina a Santa Cruz de la Sierra in Bolivia il 9 luglio 2015: una cosa è certa, ci vuole il cambiamento.
Il primo cambiamento riguarda l’immagine stessa di Dio.
Quali sono gli stereotipi del nostro modo di pensare Dio?
Il primo è quello di considerarlo tremendum e fascinans, secondo la teorizzazione fattane da Rudolf Otto all’inizio del Novecento nel libro “Il sacro”.
L’altro stereotipo è quello del Dio vindice, che punisce ed esalta, spietato e misericordioso. Stereotipi veicolati dalla nostra massima cultura: Dante, Inferno Purgatorio Paradiso (tutte visioni antropomorfiche), Michelangelo (Cappella Sistina), il Dio tremendo nel giudizio e grazia per gli eletti Il Dio tremendo, vendicatore, spietato, giudice, si può riassumere nel Dio violento, nella violenza di Dio. Su questa icona di Dio si è costruito l’Occidente a partire dalle tre religioni monoteiste.
Questo Dio non persuade oggi, perché nel nome del Dio violento si sacrifica l’uomo (dalla croce alle teste tagliate dai jihadisti sulla riva) e si distrugge la terra (perché anche la terra patisce violenza ed è la grande esclusa dal vangelo della globalizzazione; come dice la “Laudato sì” la violenza  che c’è nel cuore umano si manifesta anche nei sintomi di malattia (nelle ferite) che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli esseri viventi (n. 2).
Allora due sono i casi: o si ricorre all’allegoria del Dio che si converte (dice la Bibbia: Dio si pentì del male che aveva detto di fare e non lo fece, e Ninive fu salva, Gn. 3, 10) oppure noi lo comprendiamo meglio e di conseguenza annunciamo un Dio diverso. Come ha detto papa Giovanni sul letto di morte: “non è il Vangelo che cambia siamo noi che cominciamo a comprenderlo meglio”.
Il cambiamento operato da Francesco è di annunciare un Dio altro rispetto a quello degli stereotipi umani. Dove lo trova, con quale autorità? In Dio stesso, nella Scrittura. Ma come legge la Scrittura? E’ gesuita, e la legge come Gesù la leggeva nella sinagoga di Nazareth. La sinagoga di Nazareth in cui Gesù leggeva la Scrittura “secondo il suo solito” come dice il Vangelo, è come Santa Marta in cui papa Francesco legge la Scrittura ogni mattina nella messa “secondo il suo solito”. Gesù legge Isaia 61 nella sinagoga.
Il cap. 61 di Isaia dice così:

      Lo Spirito del Signore Dio è su di me
perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione;
mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri,
a fasciare le piaghe dei cuori spezzati [l’ospedale da campo!]
a proclamare la libertà degli schiavi
la scarcerazione dei prigionieri
      a promulgare l’anno di misericordia del Signore.
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venerdì 2 ottobre 2015

CHI TRADISCE CHI

Palermo, 23 settembre 2015 
«Gesù disse ai Dodici: “ uno di voi mi tradirà”», Mc. 14,18-19
Discorso tenuto alla settimana alfonsiana di Palermo il 23 settembre 2015
           
Il tema del tradimento di Gesù è un tema molto delicato, che va maneggiato con prudenza, perché usarlo senza discernimento può produrre conseguenze devastanti, come le produsse l’accusa di deicidio. L’accusa di aver tradito Gesù è molto prossima all’accusa di deicidio, e l’asserito tradimento di Dio legittima gli zelanti a prendere le difese di Dio, a mettersi al posto di Dio per vendicarlo, e ciò è bastato storicamente a riempire il mondo di violenza. Le religioni e le Chiese lo hanno fatto molte volte; il fanatismo che si pretende islamico lo sta facendo anche adesso. Ma non c’è neanche bisogno di essere credenti per difendere Dio e farsi vindici di lui: gli atei devoti si stracciano le vesti in nome di un Dio in cui non credono, il fascista ungherese che manda i poliziotti e i cani a fermare l’esodo dei profughi, lo fa in nome di un’Europa che “non può non dirsi cristiana” e che perciò vuole bianca, pura e spietata.
            Bisogna stare attenti nell’usare la categoria del tradimento perché ci sono molti pretesi tradimenti che non lo sono affatto. Quello che gli uni soffrono come tradimento, può essere invece una prova di lungimiranza, o anche di misericordia e di amore. Quando cinque cardinali, contrastando le intenzioni del papa sulla comunione ai divorziati risposati scrivono un libro intitolato: “permanere nella verità di Cristo”, di fatto accusano il papa di tradire il Cristo e la sua verità.

La reazione di Paolo VI

            Ma se un papa può essere vittima di un’accusa di tradimento della fede e del suo stesso ministero, un papa può anche perdere un po’ il senso della misura e accusare di tradimento i suoi figli, quando sono figli che aprono nuove strade, come è successo  a Paolo VI quando gli è venuto a mancare il coraggio di proseguire sulla via del Concilio.
            E’ accaduto nel 1976.
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