mercoledì 10 dicembre 2025

CREIAMO COMITATI DI LIBERAZIONE PER LA PACE

LA GUERRA IN MASCHERA E LA NUOVA EUROPA «La chiamano “guerra ibrida” per ingannarci ma sarà come a Gaza, in Ucraina o a Hiroshima»: è questo l’ “incipit” folgorante di un allarme lanciato agli italiani dal premio Nobel per la pace Adolfo Perez Esquivel, e da due vescovi cattolici “emeriti”, Nogaro di Caserta e Mogavero di Mazara del Vallo con un gruppo autorevole di primi firmatari, in un documento pubblicato ieri per iniziativa di due siti, “Prima loro” e “Scienza, Medicina, Istituzioni Politica Società”. a Roma e Bologna. La tesi del documento, intitolato “La guerra in Europa e il futuro dell’Italia” è che “la guerra ibrida” che domina in questi giorni nel lessico del dibattito politico, cioè la guerra di logaritmi e di droni spioni, ma inoffensiva, non è che la guerra in maschera, cioè la guerra vera che l’Europa sta febbrilmente preparando buttandoci dentro 800 miliardi di dollari e che ha programmato per il 2030, ma che naturalmente pensa di non fare, sia perché anche vista dai ciechi sarebbe un suicidio, sia perché, a parte i fabbricanti d’armi, il potere d’acquisto del denaro ne sarebbe devastato. Tuttavia la predicazione della guerra imminente, insieme al sottotesto ad uso dell’opinione pubblica che si tratterebbe di una guerra innocua (dimenticata l’atomica), è necessaria per attuare un altro disegno, questo sì fortemente voluto e perseguito, che è quello della militarizzazione della società, dal ripristino della leva (il sogno di Cossiga che rimandò alle Camere la nostra legge per la riforma dell’obiezione di coscienza), ai corsi di laurea in caserma, dalla corsa alle armi al magistero dei militari nelle scuole degli adolescenti, dalla riconversione industriale a quel che resta delle privatizzazioni da fare. Inutile dire che su questa deriva, in Italia e in Europa, la guerra non voluta scoppierebbe lo stesso. Non si tratta però di una pensata della destra, che si spera di poter ribaltare alla prima occasione, si tratta dell’ultimo stadio del capitalismo che, superata la fase dell’imperialismo, ormai realizzata, si riproduce come capitalismo militarizzato, anche ad uso interno (vedi Trump). Questa forma terminale del sistema economico e sociale vigente, nel suo nuovo status post-democratico, è necessaria perché un sistema in cui qualcuno può aspettarsi di guadagnare mille miliardi di dollari tutti in una volta e pochi ricchi si prendono il reddito che potrebbe sfamare milioni se non miliardi di donne e uomini scartati, non può essere governatose non con uno scettro di ferro. Si può rovesciare questa prospettiva? Si, certo. Non con una rivoluzione, perché la rivoluzione consiste nell’instaurare una società migliore, non ancora pensata. Ma noi la società migliore l’abbiamo già pensata, anche se poi in gran parte inattuata, ed è la Costituzione con tutti i valori dell’Occidente e dei popoli nuovi. Quello che occorre dunque è una lotta di resistenza alla controrivoluzione in atto, un’insurrezione pacifica da realizzare, dice il documento, con Comitati di Liberazione dal Nemico e dalla guerra (CLN) da istituire dovunque. Intanto però, sull’Unione Europea così prossima alla catastrofe, piomba ora la sfida arrogante di Trump (“l’attacco choc di Trump all’Europa”) che suscita un’isterica reazione, nonché sorpresa e sconvolte abiure della fedeltà all’America professata fin qui. Ma non si accorgono che Trump non è una novità, se non nella forma spregiudicata e guascona. Perché questo non è Trump, è l’americanismo che giustamente lo stesso Trump fa risalire alla dottrina Monroe. Ma se i politici europei (e i nostri) avessero letto i documenti della Sicurezza Nazionale americana varati da tutti i presidenti dal 2002, dopo le Due Torri, avrebbero trovato tutto quello che ora Trump conferma, non a caso col silenzio complice del Partito Democratico: che la sicurezza degli Stati Uniti sta nel dominio del mondo, che le loro Forze armate saranno abbastanza forti per dissuadere chiunque, ivi compresa l’Europa, dall’idea non solo di poter superare ma anche solo di eguagliare il potere americano, che essi si muoveranno con gli alleati ed amici ma se questi non ci staranno faranno da soli, e dunque che gli Stati Uniti si pongono fuori e sopra l’Occidente perché sono i migliori interpreti delle aspirazioni dell’umanità («la nazione più grande e di maggior successo nella storia umana e la patria della libertà sulla terra», dice Trump), e che infine la migliore strategia è quella della guerra preventiva perché la migliore difesa è l’offesa: e qui c’è la variante di Trump perché, a parte l’Iran bombardata ad uso di Israele, la sua idea è che sono meglio gli affari che la guerra, da non fare non se ingiusta, ma perché stupida. A tutto ciò come deve reagire l’Europa? Non stracciandosi le vesti (anche se eleganti come quelle di Ursula) per il vaticinio di prossima fine della sua civiltà (cosa verissima se si trasforma in una piazza d’armi), ma facendosi veramente Europa, il che vuol dire, come sosteneva De Gaulle (quello contro la CED) “dall’Atlantico agli Urali”, cioè con l’Inghilterra e la Russia, quella di Tolstoj, del principe Vladimir (i “valori cristiani”!), di Pasternak, della tradizione del movimento operaio e degli altri cattivi. Raniero La Valle. Continua...