venerdì 1 giugno 2012

GRIDO D’ALLARME


Con precipitazione e lontano dal controllo dell’opinione pubblica la Commissione referente del Senato ha licenziato ieri il primo articolo della riforma costituzionale che si vorrebbe già la settimana prossima portare alla deliberazione dell’Aula e approvare entro la ormai vicina fine della legislatura. I Comitati Dossetti per la Costituzione che già nell’assemblea pubblica del 12 maggio scorso a Bologna hanno severamente criticato la riforma in corso che, mediante una sostanziale sottrazione del governo e del suo presidente al vaglio della fiducia delle Camere, recherebbe una grave alterazione nel rapporto tra Capo dello Stato, presidente del Consiglio, Parlamento e popolo sovrano,  gettano un grido d’allarme sulla procedura in corso. 

Offrendo all’opinione pubblica offesa dai recenti guasti del potere un esiguo sconto sul numero dei parlamentari, che passerebbero da 630 a 508 alla Camera e da 315 a 254 al Senato, i tre partiti della maggioranza parlamentare intendono cogliere l’occasione per modificare l’intero edificio costituzionale, conferendo una sorta di onnipotenza al presidente del Consiglio, che sarebbe di fatto per cinque anni immune dalla sfiducia  del Parlamento, il quale verrebbe così conculcato nel suo ruolo e nella sua libertà, fino a poter essere sciolto dallo stesso presidente del Consiglio, nel caso votasse contro una sua legge.
Si avrebbe in tal modo una forzatura in senso presidenzialistico del sistema parlamentare italiano, senza però le garanzie e i bilanciamenti propri dei sistemi presidenziali, ciò che in presenza di leggi elettorali maggioritarie potrebbe aprire la strada ad avventure autoritarie e comunque a una gestione incontrollata e dannosa del potere.
Pericolosa è anche, mentre viene confermato il bicameralismo, la confusa distribuzione di competenze tra le due Camere, che rompe l’unità della fonte della legislazione.
Sul piano politico i Comitati Dossetti per la Costituzione esprimono la viva preoccupazione che i cittadini possano finire per perdere ogni fiducia nella politica e nei partiti, se anche il Partito Democratico e i partiti del Terzo Polo congiurassero a uno stravolgimento della democrazia costituzionale, introducendo riforme che a suo tempo già furono discusse e respinte dalla Costituente. Ciò facendo essi apparirebbero non più votabili da parte degli elettori attaccati ai valori costituzionali, come già è accaduto per il PDL e per la Lega, mettendo così in crisi l’intero sistema politico. 
I Comitati Dossetti invitano i giuristi, in particolare i costituzionalisti, i mezzi di informazione e tutti i cittadini a prestare la massima attenzione agli sviluppi della situazione costituzionale e a prendere di conseguenza ogni opportuna iniziativa.

 I Comitati Dossetti per la Costituzione
(comitatidossetti.wordpress.com)  


24 maggio 2012


Qui di seguito uno stralcio del comunicato sulla riunione dei Comitati Dossetti a Bologna del 12 maggio scorso, che è stato inviato a tutti i membri della I Commissione del Senato:

COSTITUZIONALISTI  E  COMITATI  DOSSETTI 
SULLA  “PICCOLA RIFORMA”  DELLA  COSTITUZIONE

Roma, 16 maggio -
Con l’apporto di illustri giuristi e cittadini i Comitati Dossetti per la Costituzione, riuniti in pubblica assemblea a Bologna il 12 maggio, hanno sottoposto a una severa critica la riforma della Costituzione che si sta discutendo al Senato “nella fretta e nel silenzio del Paese” e che un Parlamento in difetto di consenso, per espresse ragioni strumentali, dovrebbe giungere ad approvare entro la fine della legislatura, con una maggioranza che escluda il successivo referendum.
Secondo il Convegno bolognese la vera urgenza è quella di sanare il deficit democratico provocato dalla prevaricazione dell’economia sulla politica e dall’abbandono dei principi ispiratori dell’Unione Europea, nella quale l’economia e la moneta dovevano essere strumenti di unificazione e non di divisione, e in cui le rinunzie e i limiti alla sovranità dei singoli Stati erano giustificati solo dall’obiettivo di realizzare un ordinamento di giustizia e di pace tra le Nazioni. Che oggi invece in nome dell’Europa si possa dare per scontata la possibile morte della Grecia, è più che un matricidio, è un ripudio della stessa ragion d’essere dell’Unione. 
I Comitati Dossetti hanno ritenuto del tutto inopportuno oggi, in un momento di generale trasformazione del sistema politico e di incombenza su tutti i cittadini della crisi economica e sociale, mettere mano a riforme inconsulte riguardanti il bicameralismo, la forma di governo, i poteri del presidente del Consiglio e la riduzione delle funzioni legislative e di controllo del Parlamento.
I costituzionalisti dell’assemblea di Bologna hanno rilevato che le misure in discussione vanno in direzione opposta rispetto ai motivi che giustificherebbero oggi una riforma costituzionale, dopo l’esperienza dei guasti provocati dalla torsione personalistica e monocratica del potere, dai sistematici attacchi al Parlamento, dal discredito della politica e dalla delegittimazione della sfera pubblica e del sistema fiscale dello Stato. Esse tendono a fornire poteri più incisivi e incontrollati al governo, proprio nella misura in cui l’impotenza della politica rispetto ai poteri economici richiede l’imposizione di scelte impopolari.
  La stessa riduzione del numero dei parlamentari, del resto irrisoria nell’ipotesi in esame, andrebbe razionalmente motivata, mentre andrebbe riconsiderata l’esperienza del voto italiano in collegi esteri.
L’assemblea dei Comitati Dossetti per la Costituzione ha affermato che una politica finalizzata a rendere effettivi i diritti sociali e a permettere più felici condizioni di vita dei cittadini, è la più adatta a rilanciare l’economia e a risanare i conti pubblici, conformemente alle esigenze avanzate dalle istituzioni europee e alla necessità di far fronte ai problemi via via posti da una incontrollata finanza internazionale.



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