L'infausto esito del lavoro politico per costituire il nuovo governo
suona l'allarme per ciò che è essenziale per la democrazia: essa consiste nel
governo del popolo sovrano che si esercita, nelle forme e nei limiti della
Costituzione, attraverso lo strumento primario delle elezioni politiche, in
modo tale che pacificamente possa essere anche mutato il sistema di potere
esistente e sostituito con nuovi indirizzi. Ma se il sistema al potere manipola
il meccanismo elettorale per preservarsi e, ancora di più se rifiuta di dare
seguito al responso elettorale per impedire il cambiamento, è la democrazia
stessa che è negata. A ben vedere è ciò che successe col caso Moro, di cui
domani 9 maggio ricorre l'anniversario dell'assassinio, quando il rifiuto da
parte dei poteri esteri e di occulti poteri italiani di ammettere l'evoluzione
della politica italiana comportata dai risultati elettorali che avevano visto
la doppia vittoria della DC e del PCI, portò alla violenta repressione e
distruzione di quel progetto politico.
Questa lezione non dovrebbe essere dimenticata quando delle tre forze che hanno prevalso nelle elezioni del 4 marzo, due, quelle che vengono dal passato, ovvero la coalizione di destra di cui lo stesso Salvini è risultato prigioniero, e il Partito Democratico, hanno stretto in una tenaglia la terza, temuta come nuova, per impedirne l'accesso al governo benché tributaria del maggior numero di consensi, e annullare di fatto il voto del 4 marzo, cosa assolutamente senza precedenti in Italia.
Naturalmente bisognerà provare ancora, con indomita tenacia, a far permanere la democrazia in Italia, ma è chiaro che ciò richiede una conversione profonda di tutti i soggetti politici implicati.
Questa lezione non dovrebbe essere dimenticata quando delle tre forze che hanno prevalso nelle elezioni del 4 marzo, due, quelle che vengono dal passato, ovvero la coalizione di destra di cui lo stesso Salvini è risultato prigioniero, e il Partito Democratico, hanno stretto in una tenaglia la terza, temuta come nuova, per impedirne l'accesso al governo benché tributaria del maggior numero di consensi, e annullare di fatto il voto del 4 marzo, cosa assolutamente senza precedenti in Italia.
Naturalmente bisognerà provare ancora, con indomita tenacia, a far permanere la democrazia in Italia, ma è chiaro che ciò richiede una conversione profonda di tutti i soggetti politici implicati.
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