giovedì 24 luglio 2025
ELEGGIAMO IL DOMICILIO A GAZA
<b>ELEGGIAMO IL DOMICILIO A GAZA
Noi, Raniero La Valle e Tomaso Montanari, mons. Giovanni Ricchiuti, vescovo
Presidente di Pax Christi e p. Franco Moscone, arcivescovo di Manfredonia, Elena
Basile e Ginevra Bompiani, e molti altri qui sottoscritti
Nel senso in cui l’ordinamento prevede una distinzione tra la residenza e il domicilio, quale
luogo speciale delle proprie cure, dichiariamo Gaza nostro domicilio elettivo,
chi presso la parrocchia della Sacra Famiglia, presa a cannonate dall’esercito
israeliano benché rifugio di centinaia di profughi, chi presso l’ospedale Nasser
di Kan Younis e le sue incubatrici distrutte, chi presso la Moschea al-Faruk di
Rafah, fatta tomba di tutte le fedi, chi presso la vitale Biblioteca di Samir
Mansour, chi a Deir al Balah e ai valichi dove si viene uccisi nella ricerca di
cibo, sia presso ogni altro aggregato, famiglia o indirizzo, e invitiamo a fare
altrettanto tutti coloro che intendono agire perché il mondo resti umano, e
tutti insieme provvediamo, come a nostro domicilio, alla ricostruzione di Gaza.
A Gaza siamo a un limite estremo del versante crudele del potere, che mette a
rischio non solo il popolo oggi votato alla fine, pur se attraverso effimere
tregue, ma i popoli di ogni cultura e nazione. Tuttavia da Gaza può venire la
salvezza per tutti se il suo martirio susciterà una reazione uguale e contraria
a favore della vita, della dignità, della libertà e della riconciliazione della
intera comunità umana. Al compito della politica si aggiunge la personale
responsabilità di ciascuno. Perciò noi pensiamo che eleggere il domicilio a Gaza
significa difendere la nostra casa comune, e idealmente far diventare i figli e
abitanti di quella terra numerosi “come le stelle del cielo e come la sabbia che
è sul lido del mare (Gen. 22,17), così che diventi impossibile per chiunque
pensare di sradicarli, di ucciderli, o di trasformarli in servitori di ricchi
bagnanti. Il nostro slogan, il nostro motto identitario tra tanti altri da molti
condivisi è “lunga vita a Gaza” a cominciare dalla sua ricostruzione, non per
speculazione e per profitto, come fanno quanti guadagnano prima sulle armi e poi
sugli scempi da queste compiuti, ma perché dovunque sia in atto la rovina, ogni
valle di morte sia riempita e ogni monte di sopraffazione e di dominio sia
abbassato (Is. 40,4). Se i nuovi domiciliati a Gaza saranno all’inizio
centinaia, poi migliaia, poi innumerevoli in ciascuna delle nostre città e poi
in tutto il mondo, essi diverranno quella pietra che rotolando dalla montagna
sul campo dell’aggressore, ne rovesci le tende così che cadano a terra divelte,
come nel sogno biblico narrato nel libro dei Giudici (7,13-14), e venga così
annunziata la sconfitta di tutti i poteri indiscriminati e genocidi. Il nome di
chi fa questa elezione di domicilio potrà essere comunicato all’indirizzo mail
domiciliatiagaza@primaloro.com, e potrà essere liberamente citato da ciascuno
col proprio indirizzo su carta da visita o e mail e in qualsiasi altro
documento. Nel sito PRIMA LORO sarà pubblicato un elenco dei nuovi domiciliati,
a cui tutti possano accedere. L’iniziativa potrà essere perseguita in molteplici
forme, private e pubbliche, mediatiche e politiche, autogestite o organizzate in
forme collettive, secondo opportunità e fantasia.
Raniero La Valle e Tomaso Montanari, mons. Giovanni Ricchiuti, vescovo Presidente di Pax Christi e p.
Franco Moscone, arcivescovo di Manfredonia, Elena Basile e Ginevra Bompiani,
Domenico Gallo, Alex Zanotelli, Felice Scalia S.J., Claudio Grassi, Nandino
Capovilla, Francesco Comina, Sergio Mercanzin, Vito Micunco, Paolo e Rosemarie
Bertagnolli , Enrico Peyretti, Raul Mordenti, Agata Cancelliere, Stefania
Tuzi,……..
P.S. I destinatari di questa newsletter che aderiscono alla proposta
di eleggere domicilio a Gaza, sono pregati, ai fini di dare forza a questa
iniziativa, di rilanciare ai propri corrispondenti tale proposta, perché
scatenandosi il consenso a questa condivisione ideale delle sofferenze della
popolazione palestinese soggetta ad Israele, ne scaturisca una pressione
efficace sulla stessa politica del governo israeliano.
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