di Raniero La Valle
In occasione del cosiddetto G8 a L’Aquila la stampa mondiale ha concentrato la sua attenzione sull’Italia e sul suo Primo ministro, in un momento non molto felice della sua fama. E poiché tra i giornali stranieri non ce n’è nessuno di proprietà di Berlusconi, tutti, nella loro copertura informativa, hanno descritto con toni molto crudi e severi le abitudini del leader italiano, l’inconcepibile intreccio tra la sua vita pubblica e privata, la confusione tra sedi rappresentative del potere e case di piacere, il contrasto tra la sua politica di lesina e di rinunzie per i cittadini, e il suo uso spregiudicato del denaro per comprarsi cose e persone, e non solo donne, diffondendo così corruzione in tutto il Paese.
Alcuni giornali sono andati sopra le righe nello scherno, ma a parte questi eccessi l’informazione è stata obiettiva; e la domanda piena di meraviglia dei giornali stranieri era: “come mai gli italiani amano tanto Berlusconi e se lo tengono al potere?”.
Ma, complice la scarsa conoscenza che la stampa estera ha delle cose italiane, questa non era la domanda giusta. La domanda giusta è: “come mai Berlusconi non è ancora caduto?”. E qui la risposta giusta non è, come qualcuno ha detto, che Berlusconi si è salvato col vertice dell’Aquila, per averlo saputo così bene organizzare e senza inciampare in nessun incidente di percorso, come per esempio avrebbe potuto essere una vera conferenza stampa nella quale ai giornalisti fosse concesso fare domande. In realtà il G8, pur fatto sponsorizzare dal terremoto, non ha migliorato la posizione del presidente del Consiglio: perché ha mostrato come egli ormai cammini sulle uova, e ciononostante continui a fare clamorosi errori, a cominciare da uno sfrontato spreco di denaro pubblico, come quello profuso per trasformare in un grande complesso alberghiero la cittadella della Finanza, che non è di proprietà dello Stato ma di un gruppo di banche a cui lo Stato l’aveva venduta e a cui paga un salatissimo affitto, e che ora incassano l’incremento di valore dell’area; o come l’errore di volersi ingraziare gli ospiti stranieri regalando loro scrigni di mogano rifiniti in foglie d’oro e altri monili, e perfino un “libro” sul Canova, con una “copertina” in marmo pregiato del peso di 24 chili, carta fatta a mano e rilegatura in broccati di seta e fili d’oro; cosa che se ha potuto impressionare gli ospiti culturalmente più deboli, ha peggiorato l’immagine dell’Italia all’estero che oltre ad apparire “libertina” (come scrisse l’Economist) e “crudele” (come dice l’ONU per i “respingimenti”), si mostra ora anche pacchiana, come la sua raffinata civiltà non meriterebbe.
In realtà in nessun Paese di serie tradizioni democratiche un capo del governo così moralmente e politicamente sinistrato starebbe ancora al suo posto. I meccanismi di autotutela e di decoro propri di una democrazia, avrebbero già provveduto al cambiamento. Se in Italia ciò non accade è perché, con lucida premeditazione o con sciocca imprevidenza, da quindici anni si è costruito un sistema privo di qualsiasi uscita di sicurezza che rischia continuamente di trasformare la politica da farsa in tragedia. Al vincitore politico pro tempore si è dato un potere blindato, incontrollabile dal Parlamento, non perseguibile dalla magistratura, insindacabile da altri poteri dello Stato ormai ridotti a grida manzoniane, e legittimato da una cultura della governabilità che in realtà è la cultura dell’ “oggi a te domani a me”, per cui la stessa opposizione non immagina nemmeno di poter far cadere il governo “prima della fine naturale della legislatura”, e perfino nelle mozioni di censura lo loda. Ma in questo tempo di governabilità inviolabile si possono fare leggi razziali e liberticide, trasformare gli stranieri in criminali, disfare la scuola e usare le tasse dei poveri per fare i condoni ai ricchi, e compromettere la stessa democrazia.
In questa situazione di impotenza politica e di inagibilità istituzionale, è vero, come dice Berlusconi, che il governo non può cadere che per un “complotto”; ma ciò perché il vero complotto c’è stato già prima, con l’aver creato un sistema di potere immunizzato da ogni interferenza esterna. Pertanto l’unica insidia può venire dall’interno, può venire da soci, alleati, clienti, beneficati, famigli, e perciò prendere le forme di un complotto. Se questo ancora non accade è perché il potere di tutti questi soggetti è inscindibilmente legato al potere del premier: se cade lui, tutti gli altri diventano nessuno. Ma la dipendenza è reciproca: e ciò spiega perché Berlusconi deve fare tutto quello che gli chiedono i suoi alleati, e dichiara esplicitamente di farlo per non cadere; e quanto più è personalmente indebolito, tanto più lo deve fare; e perciò, come anatra zoppa, egli è più pericoloso di quando era in pieno fulgore; perché i veri padroni del governo diventano i ministri della Lega, i colonnelli di AN e i padroni del mercato.
Alcuni giornali sono andati sopra le righe nello scherno, ma a parte questi eccessi l’informazione è stata obiettiva; e la domanda piena di meraviglia dei giornali stranieri era: “come mai gli italiani amano tanto Berlusconi e se lo tengono al potere?”.
Ma, complice la scarsa conoscenza che la stampa estera ha delle cose italiane, questa non era la domanda giusta. La domanda giusta è: “come mai Berlusconi non è ancora caduto?”. E qui la risposta giusta non è, come qualcuno ha detto, che Berlusconi si è salvato col vertice dell’Aquila, per averlo saputo così bene organizzare e senza inciampare in nessun incidente di percorso, come per esempio avrebbe potuto essere una vera conferenza stampa nella quale ai giornalisti fosse concesso fare domande. In realtà il G8, pur fatto sponsorizzare dal terremoto, non ha migliorato la posizione del presidente del Consiglio: perché ha mostrato come egli ormai cammini sulle uova, e ciononostante continui a fare clamorosi errori, a cominciare da uno sfrontato spreco di denaro pubblico, come quello profuso per trasformare in un grande complesso alberghiero la cittadella della Finanza, che non è di proprietà dello Stato ma di un gruppo di banche a cui lo Stato l’aveva venduta e a cui paga un salatissimo affitto, e che ora incassano l’incremento di valore dell’area; o come l’errore di volersi ingraziare gli ospiti stranieri regalando loro scrigni di mogano rifiniti in foglie d’oro e altri monili, e perfino un “libro” sul Canova, con una “copertina” in marmo pregiato del peso di 24 chili, carta fatta a mano e rilegatura in broccati di seta e fili d’oro; cosa che se ha potuto impressionare gli ospiti culturalmente più deboli, ha peggiorato l’immagine dell’Italia all’estero che oltre ad apparire “libertina” (come scrisse l’Economist) e “crudele” (come dice l’ONU per i “respingimenti”), si mostra ora anche pacchiana, come la sua raffinata civiltà non meriterebbe.
In realtà in nessun Paese di serie tradizioni democratiche un capo del governo così moralmente e politicamente sinistrato starebbe ancora al suo posto. I meccanismi di autotutela e di decoro propri di una democrazia, avrebbero già provveduto al cambiamento. Se in Italia ciò non accade è perché, con lucida premeditazione o con sciocca imprevidenza, da quindici anni si è costruito un sistema privo di qualsiasi uscita di sicurezza che rischia continuamente di trasformare la politica da farsa in tragedia. Al vincitore politico pro tempore si è dato un potere blindato, incontrollabile dal Parlamento, non perseguibile dalla magistratura, insindacabile da altri poteri dello Stato ormai ridotti a grida manzoniane, e legittimato da una cultura della governabilità che in realtà è la cultura dell’ “oggi a te domani a me”, per cui la stessa opposizione non immagina nemmeno di poter far cadere il governo “prima della fine naturale della legislatura”, e perfino nelle mozioni di censura lo loda. Ma in questo tempo di governabilità inviolabile si possono fare leggi razziali e liberticide, trasformare gli stranieri in criminali, disfare la scuola e usare le tasse dei poveri per fare i condoni ai ricchi, e compromettere la stessa democrazia.
In questa situazione di impotenza politica e di inagibilità istituzionale, è vero, come dice Berlusconi, che il governo non può cadere che per un “complotto”; ma ciò perché il vero complotto c’è stato già prima, con l’aver creato un sistema di potere immunizzato da ogni interferenza esterna. Pertanto l’unica insidia può venire dall’interno, può venire da soci, alleati, clienti, beneficati, famigli, e perciò prendere le forme di un complotto. Se questo ancora non accade è perché il potere di tutti questi soggetti è inscindibilmente legato al potere del premier: se cade lui, tutti gli altri diventano nessuno. Ma la dipendenza è reciproca: e ciò spiega perché Berlusconi deve fare tutto quello che gli chiedono i suoi alleati, e dichiara esplicitamente di farlo per non cadere; e quanto più è personalmente indebolito, tanto più lo deve fare; e perciò, come anatra zoppa, egli è più pericoloso di quando era in pieno fulgore; perché i veri padroni del governo diventano i ministri della Lega, i colonnelli di AN e i padroni del mercato.
Raniero La Valle
Berlusconi, l'anatra zoppa - di don Aldo Antonelli (pubblicato su "Il Tafano")
RispondiEliminaPubblico questo scritto di don Aldo Antonelli, che è del 20, solo oggi, perchè la mia vacanza in Corsica è, dal punto di vista informatico, un vero disastro. Spero che Aldo non me ne voglia...Tafanus
Sono le ore 20,10. Ho dovuto spegnere la Televisione, sintonizzata sul TG1, ed ho acceso il computer, sintonizzandomi con la mia rabbia. Ho dovuto spegnere la TV per non spaccarla, nel dover vedere quel figuro trasudare menzogne da ogni poro, con quella faccia tosta come il culo di un dormedario. La Tv da tempo, e i particolare il cortigianissimo Canale 1, è diventata la macchina del riciclo della falsità che in Italia non è più un concetto ma una persona: LUI, la menzogna ontologizzata.
Il buon comunicatore, che dirige grandi strumenti di comunicazione, sa benissimo che una menzogna ripetuta diverse volte diventa una verità, e quindi non si fa scrupolo di continuare a parlare a tamburo battente dell'Africa e dei paesi della fame dopo aver azzerato gli impegni che l'Italia, nel precedente G8, aveva preso. Allora i "grandi" si impegnarono a destinare agli aiuti lo 0,7 % del Pil. Di contro i paesi europei abbassaro questa "grande cifra" allo 0,51% e l'Italia lo ha abbassato addirittura allo 0,1%!
Pensava forse a lui La Rochefoucauld quando scrisse che "L'ipocrisia è l' omaggio che il vizio rende alla virtù"? Di certo si riferisce a lui l'antropologa Geneviève Makaping nel descrivere l'ipocrisia di certi personaggi come capacità di "nascondersi dietro le parole come giustizia per commettere le ingiustizie. Pace per creare e fomentare guerre. Ricchezza per allungare la fila dei poveri. Salute per lasciare i meno abbienti morire di raffreddore"!
Sul numero in uscita di "Rocca" Raniero La Valle, nella sua rubrica "Resistenza e Resa", fa un'ottima analisi del personaggio. Vi allego l'articolo. Vi troverete anche una notizia che io già conoscevo ma che finora non ero mai riuscito a leggere sulla stampa. Parla dello "sfrontato spreco di denaro pubblico (per il G8), come quello profuso per trasformare in un grande complesso alberghiero la cittadella della Finanza, che non è di proprietà dello Stato ma di un gruppo di banche a cui lo Stato l’aveva venduta e a cui paga un salatissimo affitto, e che ora incassano l’incremento di valore dell’area"...! Vi auguro che nel leggerlo non vi venga il vomito e che il fegato non ne rimanga infettato.
don Aldo Antonelli.
Berlusconi regna poiché la maggioranza degli italiani non osa andare al di là del proprio naso. Basta che la pancia sia piena...
RispondiEliminaDi oggi la notizia di una settantina di morti annegati nel mediterraneo. A chi importa davvero? Qualche politico, premio nobel, cardinale, si incatenerà forse ai portoni di qualche palazzo del potere, inizierà uno sciopero della fame e della sete in segno di solidarietà e di attenzione? Si tratterebbe di guardare la realtà con gli occhi dei crocifissi, posizione alquanto scomoda. Nessuno lo farà e tutto seguiterà a passarci sotto il naso senza far male.
L'Italia di Berlusconi in questi giorni di fine agosto sta pensando che domani ricomincia il campionato di calcio, che forse al nord arrivano i temporali e a quanto sarebbe bello vincere al superenalotto.
Berlusconi siamo noi.
Per questo, e molto altro, regna e regnerà.
Ancora a lungo, temo.
Ad ogni modo, grazie Raniero.
Giorgio Crespi