Siamo
entrati nel nuovo anno, cosa che, come ha detto il papa all’Angelus del primo
gennaio, non era affatto scontata; e anzi siamo entrati nel secondo ventennio
del terzo millennio: è questo il tempo atteso e che viene, nel quale si rinnova
la pienezza dei tempi, anche grazie a un uomo mandato da Dio il cui nome è
Francesco.
L’anno
si è aperto con l’idea nuova che sia possibile una Costituzione della Terra, un
costituzionalismo mondiale, una famiglia umana che diventi anche soggetto politico
e giuridico, onde la Terra e la storia possano essere salvate.
Entrando nel Nuovo Anno, non possiamo
non segnalare la toccante omelia di papa Francesco nella Messa di capodanno,
nella quale c’è un elogio della pazienza (ci vuole pazienza anche per nascere,
“giorno dopo giorno, mese dopo mese”), un’investitura a un ruolo trainante
delle donne (“per tessere di umanità le trame dei nostri giorni, dobbiamo ripartire dalla
donna”), uno sguardo estatico sul suo corpo che nessuno aveva
mai osato (“la carne più nobile del mondo”; ogni violenza contro di essa è “una
profanazione di Dio”) e una esaltazione della Madre di Dio così essenziale (nel suo grembo “ Dio e
l’umanità si sono uniti per non lasciarsi mai più: anche ora in cielo, Gesù
vive nella carne che ha preso nel grembo della madre”) da far apparire in tutta
la sua miseria l’accusa rivolta al papa sul blog dell’Espresso-la Repubblica curato da Sandro Magister di non aver
attribuito in una recente omelia mariana
alla Madonna l’attributo di “corredentrice”, ciò che per l’ortodossia cattolica
sarebbe un’eresia.
A tutti gli auguri più cordiali di buon anno, e
l’augurio è che lo impieghiamo perché ciò che non è scontato accada: «non
è scontato che il nostro pianeta abbia iniziato un nuovo giro intorno al sole e
che noi esseri umani continuiamo ad abitarvi. Non è scontato, anzi, è
sempre un “miracolo” di cui stupirsi e ringraziare», sono queste le parole
testuali del papa al primo Angelus dell’anno. E per prendere coscienza che non
sia scontato basta leggere le previsioni sempre più allarmate degli scienziati sullo
stato della Terra, basta guardare l’Australia che brucia e l’Indonesia travolta
dalle acque, e basta aprire il libro delle arroganze e delle guerre, da un
Salvini che liquida come “mellifluo” il
discorso di civiltà con cui Mattarella ha cercato di promuovere la pace almeno in
Italia, a un Erdogan che vuole tornare a dominare con le armi turche quella
Tripolitania da cui la conquista che ne aveva fatto l’Italia coloniale nel 1911
le aveva scacciate; e dopo un secolo siamo ancora lì, tra Imperi e colonie e
macerie di distruzioni di dolori e di lutti che la storia accumula dietro di
sé, e che abbiamo causato anche noi. Se il Mediterraneo è un mare di sangue,
noi non siamo innocenti.
Nessun commento:
Posta un commento