ALLARME PARLAMENTO
Mentre siamo tutti immersi in
questo tempo di Natale nel dolore personale e collettivo della pandemia a cui
giustamente sono rivolte tutte le
attenzioni e discussioni, non possiamo
passare sotto silenzio una notizia che sembra gravida di cattivi presagi e
pericoli per il futuro. Si tratta del pericolo che corrono le nostre
istituzioni è in modo specifico il Parlamento. Per due giorni di seguito al
Senato abbiamo assistito a un ricorso alla violenza fisica per impedire che esso
adempisse al suo compito e che il governo mettesse la fiducia sul decreto legge
che modificava (senza peraltro ahimé
abrogare) i decreti Salvini contro i migranti.
La nostra esperienza ci rende
molto avvertiti nel riconoscere i segni e cogliere i sintomi del fascismo, e sappiamo che la manifestazione
più chiara e minacciosa della sua identità sta nella volontà di impedire con la violenza l'attività
parlamentare e distruggere lo stesso Parlamento. Purtroppo in Italia il
Parlamento è da tempo sotto schiaffo per una serie ripetuta di azioni
demolitrici e infamanti nei suoi
confronti: dall'attacco ai parlamentari bollati come casta, alla diffamazione
del reddito del loro lavoro, qualificato
come furto e se differito dopo il
mandato dileggiato come “malloppo”, dalla proposizione di referendum devastanti e addirittura distruttivi del
Senato, per fortuna falliti. a quella di un referendum (questo purtroppo riuscito) volto a dimezzare
il numero dei parlamentari, forse come
prima fase di una desiderata integrale bonifica soppressiva.
In seguito all'esito di
quest'ultimo referendum la rappresentanza parlamentare in carica, vittima apparentemente di pulsioni
suicide, si è affrettata a varare la
nuova configurazione dei collegi elettorali per rendere immediatamente
possibili le elezioni senza però modificare la legge elettorale rimasta
seccamente maggioritaria e tale da snaturare ancora di più e svilire la
rappresentanza. Falcidia dei parlamentari, nuove circoscrizioni elettorali e
legge maggioritaria formano infatti un
composto destinato a produrre con alta probabilità una maggioranza assoluta
delle forze anti parlamentari anti europee e sovraniste della destra. Gli eventi
di questi giorni in Senato hanno per l’appunto mostrato la presenza nell'opposizione
parlamentare di larghe frange fasciste, giunte a compiere azioni squadristiche
all'interno dell' emiciclo parlamentare e capaci di egemonizzare e farsi
seguire da altre forze dell'opposizione che fasciste non sono. Ciò può avvenire
anche nel futuro Parlamento.
È dunque necessario riconoscere uno stato di
allarme e di pericolo per il Parlamento e la nostra democrazia rappresentativa. Sarebbe
paradossale che nel momento in cui si cerca di promuovere una Costituzione e
una regola democratica per la convivenza mondiale perdessimo la democrazia e il Parlamento in
Italia.
Ma non possiamo fermarci qui. Quello
che è accaduto e di cui la pandemia è stata l'elemento catalizzatore e
rivelatore è che la povertà e l’incultura
della destra all’opposizione e di gran parte delle stesse forze di maggioranza hanno fatto sì
che esse anziché fare della crisi sanitaria e globale l'occasione di un
profondo rinnovamento come da tutti auspicato se non addirittura previsto, abbiano invece agito con grettezza gettando
tutto nel crogiuolo della competizione per il consenso ed il potere. È evidente
che questa grave situazione non può restare senza risposta da parte di chi
intende salvaguardare la democrazia e le istituzioni per metterle al servizio
di grandi progetti e ideali di vita associata non solo per il nostro Paese ma
per l'intera comunità mondiale. A questo fine sono certo utilissime le
iniziative che stanno fiorendo da varie parti per elaborare progetti e indicare
percorsi di rinnovamento politico, ecologico ed economico-sociale. Tuttavia in
molti di questi tentativi si può vedere un limite che consiste nella
sottovalutazione del problema di chi detiene il potere e in una snobistica
presa di distanza da un coinvolgimento
nelle alternative durissime in gioco nelle prossime scadenze elettorali. Eppure è proprio lì che la democrazia si
conserva o cade.
Non a caso la più vistosa
espressione dell’attacco della destra al Parlamento si è avuta in occasione del voto
per la riforma dei decreti Salvini. Hanno avuto buon gioco i leghisti
nell'accusare i 5 stelle di avere anch'essi a suo tempo votato quei decreti. Ma appunto si trattava di una lesione
gravissima dei principi democratici di cui è legittimo e altamente meritorio
ravvedersi. La questione del rapporto con la tragedia dei migranti è diventata
in effetti la cartina di tornasole della qualità di uno Stato di diritto e di una
comunità nazionale democratica. Né si
deve pensare che la prova sia superata nel momento in cui i migranti vengono
soccorsi raccolti dalle acque e fatti sbarcare. La vera espressione di uno Stato
democratico e di una comunità accogliente sta nel modo in cui i nuovi arrivati
vengono ricevuti, provvisti di un tetto, immessi nel lavoro e integrati in una
convivenza accettabile. Questo è ben lontano dell'avvenire. E perché la
questione dei migranti non resti confinata
nelle statistiche che ignorano le
persone reali, è bene leggere alcune
brevi biografie di ordinario sfruttamento di lavoratori stranieri inseriti nel
sistema dei lavori agricoli e vittime di caporali e di mafie, tratte da una
inchiesta coordinata da Francesco Carchedi per il sindacato Flai-CGI. Si
possono trovare sul sito www.costituenteterra.it e sul sito www.chiesadituttichiesadeipoveri.it , che hanno
cominciato a pubblicarle a partire dalle storie raccolte in interviste sul
campo nel civilissimo Veneto.
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