GUERRA CIVILE
A questo punto della
guerra d’Ucraina se ne può forse avanzare una lettura diversa da quella
vigente fin qui. Nulla di ciò che con tanta sicurezza è stato affermato è infatti avvenuto. Quella che è in corso è in effetti una guerra
efferata ma circoscritta, messa in scena come uno spettacolo, dove a
contare non sono le tragiche moltitudini delle vittime, tranquillamente
immolate da una parte e dall’altra, ma i primi attori solitari, i Putin, gli
Zelensky, i Biden, gli Stoltenberg; è una guerra combattuta con altri mezzi,
l’economia, l'Intelligence, le fake news, più ancora che con le armi; una
guerra in cui le armi girano da un Paese all’altro, ma sono più propagandate come
offerta di omertà e promemoria di sterminio, che destinate alla difesa e alla
conquista; una guerra intesa a fiaccare un antagonista che si oppone a un
potere mondiale esclusivo e a cacciarlo
tra i paria, ma senza arrivare a distruggere tutto; una guerra preventiva fatta
da un lato per fermare un cane al confine che abbaia ma non morde e dall'altro per
rassicurare Paesi che nessuno minaccia.
Questi
sono i fatti. Ciò che invece non è avvenuto è che
l’Ucraina, gestita dalla NATO, riuscisse
a difendersi e a vincere la guerra. Non è avvenuto che la Russia, accusata di
voler invadere l’Europa dopo l’Ucraina, fosse sconfitta, umiliata ed esclusa
dal mercato globale e dal mondo civile. Non è avvenuto che Putin, mezzo zar e
mezzo pazzo, fosse rovesciato dai suoi e che la Russia fosse balcanizzata,
ridotta a ranghi subalterni e pressoché dissolta. Non è avvenuto che Biden,
dopo aver dettato la sua legge all’Europa, si volgesse a giocare il finale di
partita con la Cina. Non è avvenuto che la guerra mondiale a pezzi
diagnosticata dal papa si trasformasse in una guerra mondiale intera e totale,
fino al ricorso alle armi nucleari, a cominciare dalle ormai demitizzate
atomiche tattiche e di teatro.
Tutto questo non è
avvenuto e non avverrà, perché questa non è una guerra tra due mondi estranei e
nemici, ma è una guerra civile interna all’Occidente di cui la Russia di Putin,
approdata al mercato neoliberale e sfigurata dagli oligarchi, ormai fa parte. In questo senso è una buona notizia: non è una guerra senza
chiaroscuri e senza speranze, come ce l’hanno venduta gli analisti e i crociati
nostrani, ma una guerra che ancora possiamo prendere in mano, arginare, far
finire, riportare alla ragione.
Il precedente per
capire questa guerra non è infatti la
guerra nascosta nell’equilibrio del
terrore del secolo scorso, ma è la guerra del Golfo in cui abbiamo dissipato il
dividendo della pace che ci era stato offerto dalla caduta, o rimozione, del
Muro di Berlino. Fu allora che perdemmo il patrimonio degli ideali e i frutti
della rinascita seguiti ai conflitti mondiali del Novecento.
Quando la guerra del
Golfo fu intentata ci volle molta fatica e un gran uso di menzogne perché le
opinioni pubbliche, ormai persuase del ripudio e della irrazionalità della
guerra ne accettassero il ripristino e il ritorno come indissolubile compagna
dell’uomo nella storia. Padre Ernesto Balducci di cui a ragione si celebra ora
il centenario della nascita, disperato
al vedere lo scacco delle speranze di un mondo nuovo, scrisse che essa
annunciava “il declino, anzi la fine dell’età moderna”, che voleva
dire per lui "la fine dell’età dell’egemonia mondiale
euro-atlantica”, cioè di quel sistema di legge e di mercato identificato con la
coalizione occidentale che – diceva – “ha reciso nella coscienza profonda dei
popoli del Sud la speranza di una conquista pacifica del diritto a
prendersi in mano la propria storia”. Quei popoli che anche allora il conflitto in Medio Oriente
aveva messo ai margini del sistema sono quelli stessi che oggi si sono
rifiutati di schierarsi nella guerra che si combatte in Europa, gli 82 Paesi
che non hanno votato per l’esclusione
della Russia dal Consiglio dei diritti umani dell’ONU; tra loro c’è tutta
l’Asia, escluso il Giappone, gran parte dell’Africa, dell’America Latina, del
Medio Oriente, una parte preponderante cioè della popolazione della Terra, che
la Terra vorrebbe salvaguardare, conservare, difendere, il vero mondo che non
va umiliato ed escluso, come invece l’America atlantica vuole fare della
Russia.
A maggior ragione si
può dire che la riesumazione della guerra in Ucraina chiude l’età moderna; ciò significa andare oltre un
mondo fatto a misura dell’Occidente, secondo il modello economico, culturale,
politico che per secoli si è imposto
come normativo, eccelso ed atroce nello stesso tempo. La Chiesa cattolica, che a
lungo l’ha fatto proprio , è giunta a prenderne le distanze: da quando nel
Concilio Vaticano II il cardinale Lercaro e Dossetti sostennero che la povertà
della Chiesa dovesse consistere anche nel distacco dalle ricchezze dell’
“organon” culturale dell’Occidente, fino a papa Bergoglio che ha messo la
Chiesa “in uscita”. L’altro grande esodo in corso dalle strettoie
dell’ideologia storicamente egemone, è quello dell’universo femminile, discriminato nella realtà e nel diritto dal privilegio
maschile, come ci ha ricordato la lezione di Marina Graziosi che ci ha
lasciato in questi giorni.
E allora è questo
il vero cimento a cui siamo chiamati: chiudere la parentesi infausta che
abbiamo aperto ripristinando la guerra dopo la fine dei blocchi, uscire dal mondo che con ottusità e violenza abbiamo
costruito fin qui e intraprendere la
ricostruzione della storia quale avevamo cominciato a concepirla nel Novecento:
dalla Carta atlantica di Roosevelt e Churchill in piena guerra mondiale (niente
a che fare col Patto atlantico) al pensiero politico nuovo di Gorbaciov; dalla
Dichiarazione di Nuova Delhi per "un mondo libero dalle armi nucleari e
non violento" alla Carta di Abu Dhabi che attribuisce il pluralismo
delle religioni alla stessa volontà divina; dalle Costituzioni postbelliche
all’ “uscita dal sistema di dominio e di guerra” dei convegni della Sinistra
cattolica a Cortona; dal Progetto per un’etica mondiale di Hans Kung alla Carta
di Algeri per il diritto e la liberazione dei popoli, dal Concilio ecumenico
Vaticano II alla “Fratres omnes” di papa Bergoglio. Questo è il futuro, al
netto della Bomba , a
condizione cioè che la Bomba sia licenziata e interdetta, come già stabilisce
il Trattato più importante e profetico che l’ONU abbia mai partorito.
(da “Il fatto
quotidiano” del 4 giugno)
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