martedì 30 ottobre 2018

CHIAMATE ALLE ARMI


Cadendo il 4 novembre il centenario della nostra vittoria nella "inutile strage", è utile la lettura, sull'ultimo numero della Civiltà Cattolica (n.4039, ottobre 2018) di un articolo del gesuita Giovanni Sale che rievoca la disfatta di Caporetto, che la precedette nell'ottobre 1917. L'amarezza di questo ricordo non sta tanto nella sconfitta militare che subimmo (è la guerra!) ma nel fatto che dallo stesso comandante supremo Luigi Cadorna essa fu ingenerosamente attribuita alla mancanza di coraggio e all'ammutinamento delle truppe, che si sarebbero rifiutate di combattere, tanto che erano aumentate le esecuzioni di soldati colpevoli di diserzioni, nonché alla debolezza del governo e al "disfattismo" dei neutralisti. A fronte di questi ricordi angosciosi, al di là di ogni retorica celebrativa, torna in tutta la sua forza la denuncia profetica di don Lorenzo Milani nella sua lettera ai giudici sulle guerre combattute anche dall'Italia.
Altrettanto utile è notare che non finiscono mai i giochi delle armi e le chiamate alle armi, come accade anche oggi in Italia con le leggi di persecuzione che sono in cantiere e le culture della discriminazione che il ceto politico sta dispensando a piene mani.
Ma i giochi di guerra e le chiamate alle armi non si fermano qua; a Pittsburg in Pennsylvania in nome della libertà di armarsi di qualsiasi folle antisemita ci hanno rimesso la vita undici ebrei che in sinagoga celebravano il loro shabbat, in Brasile con l'elezione di Bolsonaro in nome della vendetta fascista e imprenditoriale contro le riforme di Lula e di Dilma, rischia di rimetterci la vita l'intero Paese, e forse non solo.

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