di Raniero La Valle
L’editorialista del “Corriere della Sera” aveva appena finito di scrivere che il problema della corruzione in Italia non è politico, perché tutta l’Italia è corrotta, anzi “la corruzione italiana appare invincibile; rinasce di continuo perché in realtà non muore mai, dal momento che a tenerla viva ci pensa l’enorme serbatoio del Paese”, che subito il Procuratore generale della Corte dei Conti è sembrato dargli ragione. Ha detto infatti nella sua relazione annuale che le denunzie per corruzione sono salite del 229 per cento nel 2009, e del 153 per cento quelle di concussione, che aumentano le citazioni in giudizio per danno erariale, che si sprecano risorse pubbliche e si lasciano in asso opere già iniziate, che dilaga l’arbitrarietà e “opacità” degli appalti, si moltiplicano
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L’editorialista del “Corriere della Sera” aveva appena finito di scrivere che il problema della corruzione in Italia non è politico, perché tutta l’Italia è corrotta, anzi “la corruzione italiana appare invincibile; rinasce di continuo perché in realtà non muore mai, dal momento che a tenerla viva ci pensa l’enorme serbatoio del Paese”, che subito il Procuratore generale della Corte dei Conti è sembrato dargli ragione. Ha detto infatti nella sua relazione annuale che le denunzie per corruzione sono salite del 229 per cento nel 2009, e del 153 per cento quelle di concussione, che aumentano le citazioni in giudizio per danno erariale, che si sprecano risorse pubbliche e si lasciano in asso opere già iniziate, che dilaga l’arbitrarietà e “opacità” degli appalti, si moltiplicano