mercoledì 22 dicembre 2010

ASSEMBLEA A BOLOGNA IL 28 GENNAIO DEI COMITATI DOSSETTI PER LA COSTITUZIONE

Una proposta alla società e alle forze politiche italiane

PER UNA LEGISLATURA DI RICOSTRUZIONE E DIALOGO - PER UN VOTO LIBERO ED EGUALE

La battaglia parlamentare del 13-14 dicembre ha dimostrato che il premio di maggioranza introdotto dalla legge Calderoli, nella misura in cui non può impedire che la politica scompaia di cinque anni in cinque anni nemmeno nelle aule legislative, non solo non garantisce la stabilità ma porta alle ultime conseguenze la logica dello scontro e fa dipendere dagli umori o dagli interessi anche di un singolo deputato l’intero corso politico.

Prendere atto del nuovo pluralismo politico.
La riproposizione di questo premio anche nelle prossime elezioni, vicine o lontane che siano, altererebbe poi in maniera gravissima, prima ancora che il risultato del voto, la dialettica politica tra i partiti e la stessa identità di ogni forza politica. È del tutto evidente infatti che dalle ultime vicende sono emersi diversi soggetti politici, ciascuno con la propria visione e il proprio progetto per il Paese, che non sono per ora riconducibili in alcun
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sabato 27 novembre 2010

Nonviolenza

di Raniero La Valle

Si può amare il mondo, “incarnarsi” in esso, giocarvi fino in fondo la partita umana, senza necessariamente diventare complici delle sue cadute, delle sue guerre, dei suoi progetti sbagliati o falliti? Il Concilio Vaticano II aveva detto di sì, perché non aveva ripreso la dottrina secondo la quale dopo il primo peccato gli uomini, respinti da Dio, avrebbero perso i doni della loro propria natura e perciò sarebbero stati quasi necessariamente spinti al male, ma aveva sostenuto che integra era rimasta in loro l’immagine di Dio (“naturali morum integritate ornati”, diceva anche la Pacem in terris) e da Dio erano stati “messi in mano al loro consiglio”, cioè resi capaci di far fronte alle sfide e di prendere in mano la storia.
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sabato 13 novembre 2010

I simboli della caduta

di Raniero La Valle

La politica vive anche di simboli. Quelli che sono stati evocati da politici e giornalisti per rappresentare la fine del potere di Berlusconi, alludono tutti a delle catastrofi. Il discorso con cui a Bastia umbra Fini ha chiesto le dimissioni del governo, è stato paragonato dai difensori del premier alla marcia su Roma: un colpo di Stato!
I giornali che cercavano di descrivere la portata dell’evento, lo hanno paragonato al 25 luglio, quando solo la rivolta di ministri e gerarchi del duce poté provocare la fine del regime. Altri hanno assimilato il crollo del regime berlusconiano al 25 aprile, quando dopo la devastazione della guerra si dovette ricominciare tutto dalle macerie. I disastri culturali e ambientali hanno poi offerto facilmente il destro di richiamare gli ultimi giorni di Pompei, e le alluvioni del Veneto e del Salernitano, di cui il potere non si è accorto, sono state prese a simbolo di un governo allo sbando, incapace di lucrarci sopra come aveva fatto col terremoto dell’Aquila.
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domenica 7 novembre 2010

ASSOCIAZIONE PER LA DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE
E
COMITATI DOSSETTI
Presentano

UNA LEGGE ELETTORALE PROPORZIONALE
PER LA DEMOCRAZIA PARLAMENTARE

Roma Ex Hotel Bologna, Via Santa Chiara
giovedì 11 novembre 2010
dalle ore 15.30 alle ore 19.00
Relatori
Domenico Gallo
Claudio De Fiores

Intervengono

P. Adami, G. Azzariti, I. Barbarossa, F. Bilancia, S. Cannavò, S. Cararo, L. Carlassare, I. del Prato, M. Dogliani, S. Falcinelli, P. Ferrero, R. Gualtieri, R. La Valle, G. Migliore, M. Montefusco, A. Paolini, F. Pardi, G. Pegolo, A. Pizzo, P. Quartana, F. Ragusa, F. Russo, G. Russo Spena, E. Salvato, C. Salvi, A. Sani, M. Villone
Conclude
Gianni Ferrara
Professore Emerito di Diritto Costituzionale
presso l'Università La Sapienza di Roma


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venerdì 29 ottobre 2010

Kairós Palestina

di Raniero La Valle

Non è permesso di ricorrere a posizioni teologiche bibliche per farne uno strumento a giustificazione delle ingiustizie”.
E in modo ancora più esplicito: “Non ci si può basare sul tema della Terra Promessa per giustificare il ritorno degli ebrei in Israele e la espulsione dei palestinesi”: la prima affermazione è contenuta nel Messaggio al Popolo di Dio (cioè a tutto il mondo) del Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente; la seconda affermazione è dell’Arcivescovo greco-melchita Cyrill Salim Bustros, che nella Sala Stampa vaticana ufficialmente l’ha presentato e spiegato.
Questa cosa nessuna Chiesa l’aveva mai detta.
Che la Bibbia possa ispirare la condotta dei dirigenti di uno Stato nessuno l’ha mai contestato. Ma che la Bibbia possa essere l’origine di una sovranità moderna, prendere il posto di una Costituzione, legittimare occupazioni militari, colonizzazioni ed espulsione di popolazioni autoctone, non è normale, e tuttavia questo nessuno l’aveva mai contestato ad Israele. È per questo che le reazioni del governo israeliano prima ancora che di
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La legge elettorale

di Raniero La Valle

Il cambiamento della legge elettorale non è più ormai solo una questione di funzionamento o non funzionamento del sistema, e perfino nemmeno una questione di salvezza o perdita della democrazia. È la prima e forse l’unica cosa che oggi possiamo fare perché l’Italia non si chiuda a lungo termine nel sigillo di una società arrogante incolta e violenta, quale è stata costruita in questi ultimi vent’anni dai picconatori e dagli innovatori da Cossiga alla Bicamerale a Berlusconi. Il bipolarismo maggioritario che ha messo i figli contro i padri e i poveri contro gli stranieri, ha reso popolare una cultura che congiunge ignoranza e violenza, e che ormai esce perfino dai tombini della Metropolitana. Se la violenza magmatica che attraversa oggi tutti gli strati sociali dovesse trovare le vie di un minimo di strutturazione e di guida, gli esiti sarebbero tragici. Può un sistema politico essere causa di questo? Sì, perché se è la società a
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lunedì 18 ottobre 2010

LA VENDETTA AFGHANA

di Raniero La Valle

L’Afghanistan è l’ultimo – ma non ultimo – frutto avvelenato che si è lasciato dietro il fallimento del “nuovo secolo americano”: un secolo che, nella visione parossistica di Bush e della destra americana, irresponsabilmente sostenuta dai Blair e dai Berlusconi europei, avrebbe dovuto fare degli Stati Uniti il sovrano del mondo, del dollaro il metro di misura dell’universo, del sistema neoliberista l’unico regime economico e politico consentito, e degli “Stati canaglia” un deserto. Questa politica ha devastato l’economia mondiale, ha diffuso la povertà perfino tra i ricchi e reso più miserabili i poveri, ha distrutto l’Iraq, ha compromesso le prospettive di pace in Medio Oriente e ha impantanato gli eserciti occidentali in Afghanistan.

Se noi stiamo in Afghanistan a morire, ci stiamo per questo; ma non moriamo solo noi, ma anche sono morti quasi 2000 soldati della coalizione, e 40.000 afghani tra militari e civili, mentre centinaia di reduci americani ed inglesi si sono suicidati, come denuncia un appello lanciato dall’ex vescovo di Caserta mons. Nogaro. Se siamo lì in quel contagio di morte, ci stiamo non perché abbiamo fatto una scelta di valori (mettendo in campo per esempio la Costituzione italiana), ma perché, senza scelta, ci siamo messi al servizio di quell’empio disegno.
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lunedì 4 ottobre 2010

Raniero La Valle parla dal palco del NoBDay2 - 2/10/2010




CLICCA SUL LINK PER ANDARE AL SITO DI RADIO RADICALE, NELLA PAGINA DOVE TROVERETE IL LINK ALL'INTERVENTO DI RANIERO LA VALLE: http://www.radioradicale.it/scheda/312231
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sabato 2 ottobre 2010

Il re è mascherato

di Raniero La Valle

Prima di lasciare la scena, il re vi compare mascherato, nell’estremo tentativo di salvare il suo potere. È questo che ha fatto Berlusconi nelle giornate parlamentari del 29 e 30 settembre, che hanno segnato la sua sconfitta perché hanno dimostrato che ormai l’opposizione non è più solo dei gruppi di minoranza, ma di due gruppi della stessa maggioranza – i finiani e i siciliani di Lombardo – che lo tengono in pugno, gli hanno dato una fiducia condizionata e lo hanno umiliato con durissimi discorsi di demolizione e di critica.

Con quale maschera il presidente del Consiglio si è travisato per non cadere dal trono?

Anzitutto si è presentato come una personcina per bene, conciliante e pronto al dialogo con i suoi e con i loro, nascondendo che “i loro” li aveva sempre trattati con odio apostrofandoli come antitaliani e comunisti, e “i suoi” li aveva cacciati dal partito e contro
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venerdì 24 settembre 2010

Paradiso vuol dire libertà, la libertà è per il paradiso

Colloquio con Raniero La Valle: parla del suo ultimo libro “Paradiso e libertà”. Protagonista l’uomo, «quel Dio peccatore». Paradiso da salvare da chi pretende l’appalto del potere del mondo e taccia di moralismo le critiche al suo impero, dall’alba dei tempi a Berlusconi

di Maurizio Chierici

L’ultimo saggio di Raniero la Valle completa la trilogia pubblicata da Ponte alle Grazie: “Prima che l’amore finisca” analizza l’eredità del Novecento e “Se questo è un Dio” risponde alla questione di Dio che la modernità aveva chiuso. Quel Dio morto negli anni ’60, il Dio che la borghesia del benessere rifiuta di incontrare o nega di aver mai conosciuto.

Perché il libro riprende il filo dei saggi che lo precedono?

Perché avevo un debito. Io fin da piccolo sono stato nella Chiesa, ho patito la guerra, sono andato all’Università, ho diretto un quotidiano, ho vissuto il Concilio Vaticano II e ne ho raccontato, prima di ogni altro storico, la storia, perché ne facevo giorno per giorno la cronaca mettendo insieme notizie, documenti e testimoni. Sono stato sedici anni in Parlamento, prima al Senato poi alla Camera, ho partecipato per breve tempo al governo di Roma da un ufficio che stava sotto Marco Aurelio nella piazza del Campidoglio, ho girato molte terre, alcune in fiamme, ho conosciuto persone straordinarie di ogni mondo, mi sono sposato due volte (scomparsa la mia prima moglie), non ho figli ma tanti nipoti e nipotini che talvolta è perfino difficile ricordarne il nome, e a questo punto qualcuno potrebbe chiedermi: “Che cosa hai capito?” A suo modo questo libro, come i due precedenti, è una risposta.
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Il Concilio mancato

di Raniero La Valle

C’è stato a Napoli, a metà settembre, il terzo degli incontri promossi da cristiani non dimentichi del Concilio e desiderosi di rimettere al centro “Il Vangelo che abbiamo ricevuto”. I primi convegni, nei due anni precedenti, si tennero a Firenze, sull’onda di una sofferenza diffusa sulla situazione della Chiesa di oggi, soprattutto italiana; ma furono evitati i toni polemici e contestatari per volgere il discorso soprattutto al positivo.
Quest’anno, sotto il titolo bonhoefferiano “Pregare e fare ciò che è giusto tra gli uomini”, si è parlato della crisi: in Italia, della democrazia, della Costituzione e della giustizia; nella Chiesa, del Concilio; e qui la domanda è stata se il Concilio fosse stato tradito.
Certamente c’è un conflitto sul Concilio, esploso alla luce del sole in occasione del richiamo in servizio del vecchio ordinario della Messa tridentina, e della reintegrazione dei vescovi scismatici di Lefebvre. Il terreno su cui si svolge il conflitto è quello delle interpretazioni del Concilio, ed è bene che la discussione sia uscita allo scoperto. Ma si può parlare di un Concilio tradito? Il processo di
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mercoledì 15 settembre 2010

Yaroslavl Berlusconi

di Raniero La Valle


Nel suo discorso di Yaroslavl Berlusconi ha riscritto (o meglio, raccontato) la nostra storia a modo suo. Secondo lui i costituenti, preoccupati di non ricadere nel fascismo, invece di dare il potere al governo e al capo del governo lo ripartirono tra le assemblee parlamentari, il capo dello Stato e la Corte costituzionale; per tale ragione il governo non ha la possibilità “immediata” (dimenticati i decreti legge) di intervento, ma “deve far passare tutta la sua attività attraverso l’approvazione delle Camere”. Le Camere sono dunque il difetto del sistema.

Nel racconto di Berlusconi c’è tuttavia una contraddizione: perché da un lato dice che “abbiamo avuto sessant’anni di vita democratica con il governo nelle mani dei partiti democratici occidentali che con alcuni difetti hanno consentito che l’Italia crescesse nel benessere in un sistema di democrazia e
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Stato d’eccezione

di Raniero La Valle


Allo stato dell’arte (un po’ tragedia e un po’ farsa) Berlusconi ancora non se n’è andato. La crisi politica di fatto si è aperta, la sua maggioranza è implosa, il suo conflitto con la giustizia e con tutti gli altri poteri dello Stato (salvo il presidente del Senato) si è fatto acutissimo, l’opposizione incalza, ma tutto ciò non si traduce in una crisi di governo, e il Paese è bloccato. In nessuna democrazia tale inerzia politica sarebbe possibile; da noi accade perché le istituzioni della Repubblica sono state snaturate, per responsabilità dei riformatori di destra e di sinistra, in modo tale da chiudere tutte le vie d’uscita e da lasciare che il potere fosse il solo giudice di se stesso. Il “sovrano del popolo” creato dalla legge elettorale vigente contro ogni legittimità costituzionale, è stato costituito sovrano anche della crisi, come colui che decide lo “stato d’eccezione”.

Perciò solo Berlusconi può decidere di andarsene, oppure solo la sua maggioranza potrebbe abbatterlo con un clamoroso voto in Parlamento, cosa che però Fini e i finiani non sembrano decisi a fare.
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martedì 27 luglio 2010

Alla fine di un regno

di Raniero La Valle


Fini dice che vuole vivere in un Paese dove i giornali possano scrivere quello che vogliono, Berlusconi vuole un Paese dove i crimini, le corruzioni e le concussioni si possano organizzare tranquillamente per telefono, dove giudici carabinieri e guardie di finanze non debbano avere né occhi né orecchi, e l’azione penale sia decisa dall’esecutivo attraverso il filtro di pubblici ministeri separati dalle carriere giudicanti e obbedienti alle logge e ai palazzi del governo.

Nello scontro sulla legge bavaglio ha vinto Fini, il che non significa che la libertà di stampa, il controllo di legalità e lo Stato di diritto siano stati salvati; affinché a vincere sia la democrazia, occorrerebbe che la legge sulle impunità di Stato (ovvero sulle intercettazioni)
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venerdì 2 luglio 2010

Se ritornano le caravelle

di Raniero La Valle

È molto importante capire, dagli ultimi avvenimenti, che la lotta non è più politica, ma culturale; pretendere di cambiare l’art. 41 della Costituzione (economia e suoi fini sociali) significa voler rovesciare una cultura, non cambiare politica. Rispetto a questo passaggio tutti i soggetti, dai partiti, ai sindacati, alla Chiesa, devono ridefinire la propria posizione, che non è affatto adeguata a questa nuova qualità della lotta.

Il tema è ormai quello della risposta da dare alla cattiva globalizzazione (contro cui invano avevano combattuto i “no global”) che sta giungendo ora a una sorta di nemesi: i Paesi ricchi, che dovevano diventare ancora più ricchi espandendo il loro imperialismo senza limiti in tutto il mondo, si stanno impoverendo; le multinazionali che avevano delocalizzato le
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lunedì 14 giugno 2010

L’altro Israele

di Raniero La Valle

Sull’aggressione degli incursori israeliani alla flottiglia pacifista dinnanzi alle coste di Gaza è stato detto tutto quello che si poteva dire sul piano politico.
È stato un atto di pirateria, però compiuto da uno Stato sovrano: la distinzione di Sant’Agostino tra l’Imperatore e il pirata, l’uno, imperatore perché corre il mare con una grande flotta, l’altro pirata perché lo fa con un piccolo vascello, è venuta a cadere.
È stato un atto violento, tecnicamente fallimentare, perché conclusosi con un gran numero di morti tra gli aggrediti inermi, che secondo Israele nemmeno si sarebbero dovuti difendere a mani nude.
È stato un abuso di sovranità, perché esercitato per impedire l’accesso alle coste di Gaza, che non sono le coste d’Israele. È stata la prova del fatto che Israele considera ormai acquisiti come propri tutti i territori della Palestina e di Canaan, dal mare al Giordano, occupati e no, e quindi che per quanto lo riguarda la partita è chiusa, il processo di pace è finito e mai si potranno avere due Stati per due popoli.
Ma c’è qualcosa che ancora non è stato detto: sarebbe possibile che pur all’interno della fede ebraica lo Stato d’Israele presentasse un volto diverso, praticasse una politica tollerante e pacifica e non configurasse la propria identità sul modello dell’antico condottiero Giosuè, che secondo l’autore
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domenica 23 maggio 2010

Due strade

di Raniero La Valle


Ci sono sempre due strade, anche per la Repubblica, una per il bene, l’altra per il male. Due notizie giunte nello stesso giorno hanno aperto uno squarcio sull’una e sull’altra.

La prima notizia è che la Corte d’Appello di Genova ha rovesciato la sentenza di assoluzione, abbastanza scandalosa, che era stata pronunciata in primo grado per l’irruzione della polizia nella caserma Diaz nel luglio del 2001, durante il G 8 di Genova.
Che lì fossero stati commessi dei veri e propri crimini contro ragazzi inermi era apparso agli occhi di tutti, e non c’era stato bisogno di intercettazioni per scoprirlo. Per di più erano stati crimini commessi in nome dello Stato, a fini di ordine e sicurezza pubblica, così come erano interpretati dal governo del tempo; né erano stati eccessi di subalterni, ma esecuzione di ordini giunti attraverso una catena di comando risalente molto in alto.
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venerdì 7 maggio 2010

I MATERIALI DELL’UNITA’

di Raniero La Valle


È una gran fortuna che Pio IX non abbia seguito il patriottico abate Vincenzo Gioberti che avrebbe voluto metterlo a capo del federalismo italiano, “non solo come successore di Pietro, vicario di Cristo e capo della Chiesa universale, ma come doge e gonfaloniere della Confederazione italiana, arbitro fraterno e pacificatore di Europa, istitutore e incivilitore del mondo, padre spirituale del genere umano, erede e ampliatore naturale e pacifico della grandezza latina”. Fu una fortuna che Papa Mastai abbia tradito le speranze riposte in lui dai liberali ed abbia lasciato orfano il partito neo-guelfo, altrimenti forse non staremmo qui a festeggiare i 150 anni dell’unità d’Italia, e ancor maggiore sarebbe stato il danno per la Chiesa, che i bersaglieri non avrebbero potuto liberare dal potere temporale, come invece fecero suscitando, un secolo dopo, la gratitudine del papa Paolo VI.
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lunedì 26 aprile 2010

Corrispondenza negata

di Raniero La Valle

C’è un libro intitolato “Corrispondenza negata” in cui sono pubblicate le lettere che il manicomio di Volterra intercettava e sequestrava, sia che fossero lettere scritte dai ricoverati, sia che fossero lettere a loro dirette.
Prima della riforma, quando i manicomi erano quelle istituzioni totali che Basaglia e gli Psichiatri democratici dovevano denunciare e far chiudere, ai pazienti veniva tolto il diritto di comunicare, e la loro corrispondenza era pertanto “negata”. Inutile dire che molto spesso si trattava di lettere bellissime, e che tutti ci avrebbero guadagnato se avessero potuto essere spedite e ricevute.

L’Italia di oggi non è ancora una istituzione totale, ma sotto l’imperio del “centralismo carismatico” di Berlusconi, come lo ha chiamato spietatamente Gianfranco Fini, un manicomio lo è, anche se le persone disturbate sono più nelle stanze della direzione che nei reparti delle vittime; è infatti lì, in direzione, che siede chi vede
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venerdì 9 aprile 2010

Cantare il gregoriano

di Raniero La Valle

Non è questione che il New York Times, lo Stern o la TV norvegese attaccano il Papa e le diocesi, è che la Chiesa non è contenta di come molti vescovi, le autorità della Curia romana e i media che ne dipendono affrontano la crisi pedofilia.

La Chiesa non è contenta prima di tutto di venire a sapere ciò che neanche si immaginava, e cioè che tra il clero in cura d’anime (e delle anime infantili in particolare) fosse così diffusa una pratica che ripugna alla coscienza comune. Sarà pure vero che la percentuale di pedofili nel clero non è superiore alla percentuale di pedofili di ogni altra categoria maschile, però consolarsi così sarebbe come dire un giorno che la percentuale di suore che abortiscono non è superiore a quella di tutte le altre donne che lo fanno. C’è una virtù del clero che, benché i sacramenti funzionino “ex opere operato”, ci si aspetterebbe di vedere onorata non con eccezioni percentuali così elevate.
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martedì 30 marzo 2010

L’arbitro

di Raniero La Valle


Se l’Italia fosse un Paese normale, i risultati delle elezioni regionali del 28 e 29 marzo sarebbero risultati normali: in un sistema seccamente bipolare, come quello che fa le fortune della destra italiana, un risultato di 7 regioni all’opposizione e 6 alla maggioranza sarebbe un risultato ragionevole e abbastanza equilibrato; significherebbe che il centro-destra conserva, sia pure di misura, i consensi per governare e il centro-sinistra è ancora in grado di candidarsi al potere; che il governo ha passato senza danni e senza gloria la strettoia delle elezioni “di mezzo termine” e può tranquillamente continuare a lavorare
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venerdì 19 marzo 2010

Chi tira pietre, chi tira i fili

di Raniero La Valle

Eccola qui, la “collera dei poveri” di cui parlava Paolo VI nella sua enciclica “Populorum Progressio”.
“Giornata dea collera” hanno chiamato i palestinesi quella indetta per protestare contro la costruzione di 1.600 nuove case e una sinagoga dentro le mura della vecchia Gerusalemme, quel piccolo lembo di città che è rimasto come simbolo (ma ormai solo come simbolo) della Palestina araba.
Ma come per la collera di Paolo VI, anche questa non è una collera dei poveri contro la loro povertà e contro un imperscrutabile destino, ma è la collera contro gli oppressori, cioè contro coloro che fanno di questa povertà la causa della loro ricchezza e di questa oppressione il prezzo del loro dominio.
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mercoledì 17 marzo 2010

La Protezione Civile: una mutazione genetica

Lo scandalo della Protezione Civile e la cancellazione della città dell’Aquila

di Roberto De Marco (dall’ultimo numero della rivista “Democrazia e Diritto”)

Un terremoto occorso esattamente trent’anni fa coinvolse tre regioni di questo paese, uccise quasi tremila persone, mise a nudo un sistema di protezione civile inadeguato, fece vacillare il Governo, evidenziò un deficit di prevenzione inaccettabile, certamente ingiustificato per un paese che competeva per le posizioni di vertice tra quelli più “ricchi” e industrializzati.
Quel terremoto in Irpinia del 1980 è stata l’ultima grande catastrofe di questo paese. Altri eventi severi e drammatici hanno successivamente scosso l’opinione pubblica, ma nessuno di questi è confrontabile con i quattro o cinque eventi che nel secolo scorso, complessivamente lasciarono sotto le macerie oltre 120 mila persone.
Insomma, giusto trent’anni di una relativa tregua, nel corso dei quali era lecito attendersi se non la soluzione del problema sismico in Italia, che è questione assai complicata, almeno significativi passi
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sabato 6 marzo 2010

L'Italia negata

di Raniero La Valle

In una democrazia normale, all’approssimarsi delle elezioni, si istituirebbero alla TV apposite trasmissioni di approfondimento e di dibattito politico. Così si faceva nel regime democristiano, nel quale furono istituite le “Tribune elettorali”, che ebbero grande successo. La mia piccola fama cominciò quando, giovane giornalista, feci a Togliatti una domanda a cui non seppe rispondere. C’era anche un giornalista socialdemocratico, che si chiamava Mangione, che era così aggressivo e sguaiato, che poteva prefigurare Ghedini.
Nell’Italia di oggi, invece, all’approssimarsi delle elezioni le trasmissioni di approfondimento e di
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giovedì 25 febbraio 2010

Dove nasce la corruzione

di Raniero La Valle

L’editorialista del “Corriere della Sera” aveva appena finito di scrivere che il problema della corruzione in Italia non è politico, perché tutta l’Italia è corrotta, anzi “la corruzione italiana appare invincibile; rinasce di continuo perché in realtà non muore mai, dal momento che a tenerla viva ci pensa l’enorme serbatoio del Paese”, che subito il Procuratore generale della Corte dei Conti è sembrato dargli ragione. Ha detto infatti nella sua relazione annuale che le denunzie per corruzione sono salite del 229 per cento nel 2009, e del 153 per cento quelle di concussione, che aumentano le citazioni in giudizio per danno erariale, che si sprecano risorse pubbliche e si lasciano in asso opere già iniziate, che dilaga l’arbitrarietà e “opacità” degli appalti, si moltiplicano
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venerdì 5 febbraio 2010

Non ha visto il muro

di Raniero La Valle

Con mezzo governo Berlusconi è andato in Israele per fare affari e per promettere che non ne farà più col nemico iraniano. Diligentemente è andato a visitare il museo della Shoà, scrivendo un’apposita frase che attesta il suo orrore per quella ignominia. Poi dall’hotel King David dove con il suo seguito occupava una “suite regale” con altre 170 stanze e vestiva un accappatoio bianco con su scritto a lettere d’oro “Silvio Berlusconi”, si è spostato alla Knesset per dire che Israele è la migliore democrazia del mondo e che bene ha fatto a punire i palestinesi con l’operazione “Piombo fuso” e con il massacro di Gaza, nonostante la condanna ufficiale dell’ONU da cui l’Italia del resto già si era dissociata votando contro di essa. Tutto questo il nostro presidente del Consiglio ha fatto nel giorno in cui a Roma alla
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sabato 23 gennaio 2010

Il mondo di Craxi

 di Raniero La Valle

Con le grandi celebrazioni per Craxi, dieci anni dopo la sua morte in contumacia ad Hammamet, la destra berlusconiana ha rivendicato la sua vera ascendenza, dissipando gli equivoci che potevano essere stati ingenerati da precedenti annunci, o meglio da precedenti vanterie. I veri precursori di Berlusconi non sono né Sturzo – anche lui andato in esilio ma non come latitante – né De Gasperi – anche lui processato e condannato ma da un tribunale fascista – e tanto meno Aldo Moro che vittima sacrificale e martire della politica lo è stato davvero; il vero iniziatore dell’era berlusconiana è stato Bettino Craxi. Lo è stato in un senso materiale, perché senza il decreto con cui il presidente socialista dette il potere televisivo alla Fininvest, Berlusconi non avrebbe potuto avere la fama ed i soldi per intraprendere la sua avventura politica; e lo è stato in senso politico, perché senza la demolizione dei grandi partiti di
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sabato 9 gennaio 2010

Odio e amore

di Raniero La Valle

Improvvisamente la politica italiana si è accesa attorno al binomio amore-odio.
Però l’odio di cui si è parlato non è quello di cui sono fatti oggetto gli immigrati senza permesso, soprattutto musulmani, a cui corrono dietro sindaci e vigili urbani per rendere impossibile la vita; e l’amore di cui si è parlato non è quello che in termini politici si chiama solidarietà e dovrebbe raggiungere tutti, anche i più poveri e indifesi, perché tutti siano messi in grado di vivere umanamente. L’amore-odio che ha invaso il dibattito politico, come se fosse l’unico rilevante, è esclusivamente quello nei riguardi del presidente del Consiglio Berlusconi.
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