giovedì 28 febbraio 2013

LE DUE CRISI


di Raniero La Valle
Con grande forza simbolica, nel febbraio di quest’anno di grazia 2013, hanno contemporaneamente fatto irruzione sulla scena le due crisi epocali che il cattolicesimo critico aveva identificato e denunciato negli anni Quaranta del Novecento, alla fine della seconda guerra mondiale: la catastroficità della situazione politica e la criticità della situazione ecclesiale, due crisi speculari e alimento l’una dell’altra.
La prima si manifestava nel fatto che nel nazismo, nella guerra e in Hiroshima era venuto a concludersi tragicamente l’intero ciclo culturale e politico dell’Occidente; la seconda era espressa dal drammatico interrogativo dell’arcivescovo di Parigi, cardinale Suhard, tradotto in Italia dalla Corsia dei servi e da “Cronache sociali” col titolo: “Agonia della Chiesa?” Fu soprattutto Giuseppe Dossetti che su questa doppia diagnosi di situazione critica della società e della Chiesa, parlò con spirito di profezia e impostò tutte le sue scelte e la sua vita, dalla Costituente al Concilio, alla scelta monastica, alla Palestina, ai Comitati per la Costituzione.
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domenica 17 febbraio 2013

SE LA MAGIA DEL SACRO È SCONFITTA

di Raniero La Valle

(da Il manifesto 17/02/2012)

Raniero La Valle

Quasi volesse non farsi rimpiangere, il Papa alla fine si è lasciato andare ad una confidenza che ha svelato tutta la difficoltà che sul piano personale egli ha avuto nel vivere il Concilio come una delusione.
Nella “chiacchierata” in cui ha raccontato come lui “ha visto” il Vaticano II, c'è forse la chiave per capire come non gli basta
ssero più le forze per guidare una Chiesa che, come aveva detto nel 2005 nel suo primo discorso alla Curia, nel Concilio aveva avuto la sua vera “discontinuità” riconciliandosi con l'età moderna, quella modernità che egli non ha invece ancora accettato e che patisce come “relativismo”.

Questo risvolto personale del suo difficile rapporto col Concilio, che già era venuto fuori in un suo discorso estivo, in montagna, al clero del Triveneto, quando aveva negato che dal Concilio potesse scaturire “la grande Chiesa del futuro”, è emerso con grande sincerità nel suo discorso di giovedì a un altro clero particolare, quello di Roma. Al presbiterio di cui, come vescovo di Roma, è il capo, Benedetto XVI ha voluto parlare come se fosse uno dei vescovi che aveva partecipato al Concilio, sul filo dei ricordi personali, piuttosto che con “un grande, vero discorso” da papa.
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giovedì 14 febbraio 2013

Per Fausta Deshormes La Valle


Addio a Fausta Deshormes La Valle: giornalista, direttrice onoraria di "Femmes d'Europe", Premio Minerva, una vita per i diritti delle donne. Il ricordo di Marisa Rodano

Fausta ci ha immaturamente lasciate. È per tutte noi un grande dolore e una grave perdita. Ci ha lasciate con un messaggio di serenità e di speranza scrivendo parole semplici e ad un tempo splendide: "Cari amici, vi saluto, la vita è stata bella".
Amica carissima e sempre in trincea per le giuste cause. La ricordiamo assidua alle riunioni a casa di Daniela Carlà di Noi Rete Donne e poi a quelle dell'"Accordo per la democrazia paritaria"; ne rammentiamo, ancora negli ultimi mesi, fino alla fine, il puntuale impegno contro le discriminazioni a danno delle donne, contro le ingiustizie e le volgarità dei nostri tempi. 
Si consenta a me però di ricordare anche la sua passata, preziosa attività nella Commissione Europea a Bruxelles, all'Ufficio di informazione per le donne.
Fausta Deshormes operava all'interno della Commissione Europea, che, come è noto, era titolare
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mercoledì 13 febbraio 2013

FAUSTA


di Raniero La Valle

Il Papa non si era ancora dimesso, Monti non aveva ancora osato paragonare i sindacati che chiedono lavoro agli sfasciacarrozze che promettono la luna, Berlusconi non aveva ancora compiuto un ennesimo tentativo di corruzione dell'elettorato annunziando la restituzione dell'IMU, quando Fausta, ai primi di febbraio, è venuta a mancare. Dalla prima notizia lei sarebbe stata edificata, della seconda sarebbe stata incredula, la terza l'avrebbe fatta inorridire. Da quando era tornata in Italia, dopo che per una vita si era occupata a Bruxelles del marito e dei figli e aveva servito la causa dell'ascesa delle donne nella Comunità Europea, aveva contratto una vera passione per la Costituzione e per la politica italiana. Lo si potrebbe chiamare un "patriottismo costituzionale", tanto che un esponente di "Libertà e giustizia" nel ricordarla l'ha definita come una "patriota", simile a qualcuna delle donne del Risorgimento. Dunque, col suo patriottismo costituzionale, avrebbe sofferto per la noncuranza governativa riguardo al lavoro, che è a fondamento della Costituzione, e per l'illecito costituzionale di fare della materia fiscale un baratto elettorale.
Fausta Deshormes La Valle era mia sorella.
Quando
è morta era impegnata in un'ultima battaglia nei riguardi della Commissione Europea perché si rompesse il silenzio sul fatto che molti funzionari che avevano lavorato nella palazzina degli uffici europei di
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martedì 12 febbraio 2013

INTERVISTA A RANIERO LA VALLE: «UN GESTO DI GRANDE CORAGGIO E RESPONSABILITÀ»

(Da Il manifesto del 12 febbraio 2013 )

Per non finire come Wojtyla

«Quello di Benedetto XVI è stato un gesto di grande coraggio. Non voleva finire come Karol Wojtyla, nonostante il grande affetto che provava per lui, e ha voluto dimostrare che la chiesa è sempre governata da qualcuno in grado di farlo». E' con un sentimento di rispetto che Raniero La Valle guarda alle dimissioni di Ratzinger. Un gesto che lo stupisce solo in parte. «E' stata una sorpresa perché non eravamo abituati, nella chiesa latina, a considerare il ministero papale come qualcosa che così come si riceve può anche finire. C'era stata la costruzione di una mitologia del papato secondo cui il papa era una specie di Dio in terra, al di sopra e aldilà delle vicissitudini personali e umane, e che quindi non potesse in nessun modo essere sostituito. Una specie di persona sacra di cui non si doveva mai ammettere la debolezza, la malattia. E invece con questo gesto straordinario, che ha un grande spessore di responsabilità e dignità personale, papa Ratzinger ha anche dato un segnale ecclesiologico, vale a dire ha - così come aveva indicato il Concilio Vaticano II - rimesso il papa all'interno del collegio dei vescovi, all'interno della chiesa.
Questo lo rende improvvisamente più umano.
Io credo che tutto il pontificato di Benedetto XVI sia stato un pontificato in cui l'umanità non è mai stata nascosta,

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