venerdì 9 gennaio 2015

Attacco al Papa coraggio

di Raniero La Valle

Le ostilità contro il papa sono cominciate ufficialmente la vigilia di Natale, quando il Corriere della Sera ha pubblicato in prima pagina un articolo di Vittorio Messori dal titolo “I dubbi sulla svolta di papa Francesco”, nel quale si chiamava in causa un preteso “cattolico medio” che sarebbe sconcertato per la “imprevedibilità” delle scelte del pontefice.
Il fatto che la critica non fosse diretta a specifiche iniziative di Francesco, ma alla stessa autorità della sua leadership, e che seguisse immediatamente a un severo discorso rivolto dal papa ai vertici vaticani in occasione degli auguri di Natale, ha ingenerato l’idea, apparentemente ovvia, che si trattasse di un attacco al papa della Curia. Ma è davvero così?
Il monito del papa era stato in effetti pesante. Si trattava di quindici ravvedimenti da altrettante malattie curiali che papa Francesco aveva diagnosticato prima di Natale. Esse tuttavia sembrano materia più di un confronto interno all’establishment ecclesiastico che di un dibattito pubblico sui giornali della Repubblica.
Le malattie indicate dal papa ai cardinali e agli altri dignitari erano queste: la malattia narcisista, derivante da una patologia del potere, di trasformarsi in padroni e sentirsi superiori a tutti; l’attivismo che trascura la contemplazione e il riposo; la malattia del cuore di pietra e della testa dura, che trasforma uomini di Dio in “macchine di pratiche”; l’eccessiva pianificazione che pretende rinchiudere e pilotare la libertà dello Spirito Santo; la mancata collaborazione e comunione che genera “un’orchestra che produce chiasso”; l’alzheimer spirituale, cioè il declino progressivo delle facoltà spirituali di “coloro che hanno perso la memoria del loro incontro col Signore”; la rivalità e la vanagloria; la “schizofrenia esistenziale” di chi vive una seconda vita nascosta e sovente dissoluta; la malattia delle chiacchiere e della maldicenza, che diventa spesso “omicida a sangue freddo” della fama dei propri colleghi e confratelli; l’adulazione per ottenere la benevolenza dei Superiori; l’indifferenza verso gli altri per pensare solo a se stessi; la severità teatrale e il pessimismo sterile con la faccia funerea delle persone burbere e arcigne; l’accumulazione di beni materiali, incurante del fatto che “il sudario non ha tasche”, con quel volere portarsi dietro tutti i propri averi, malattia di cui “i nostri traslochi sono un segno”; il cancro dei circoli chiusi e delle lobby in lotta tra loro, quando sta scritto che “ogni regno diviso in se stesso va in rovina”(Lc. 11, 17) e infine la malattia del profitto mondano, degli esibizionismi, della ricerca del potere, per la quale si è “capaci di calunniare, di diffamare e di screditare gli altri, perfino sui giornali e sulle riviste. Una malattia che porta le persone a giustificare l’uso di qualsiasi mezzo pur di raggiungere lo scopo, spesso in nome della giustizia e della trasparenza”.

Non è affatto detto che sia stata la Curia

La Curia, naturalmente non aveva gradito, e può darsi che  qualche “fuoco amico” (come il papa l’aveva chiamato nel suo discorso) possa essere venuto anche da lì.
Continua...