lunedì 13 giugno 2016

La Costituzione Carlo Magno e un Senato dei popoli



Discorso di Raniero La Valle per il referendum costituzionale a Perugia il 10 giugno 2016, in un incontro promosso da: Comitato Nazionale Socialista per il No, Comitato dei Socialisti Umbri per il No, Coordinamento per la Democrazia costituzionale, Comitato dei Cattolici del No.
 
          Questo incontro di Perugia “per il No allo stravolgimento della Costituzione” riunisce,  in diversi Comitati,  socialisti, cattolici, democratici, ex comunisti, partigiani, sindacalisti e dunque riproduce lo spirito stesso della Costituzione che nacque nel ’47 da un incontro di tante libertà diverse, unitesi per generare un popolo alla libertà.
          È proprio questo pluralismo che ora è sotto accusa. Nel nuovo linguaggio fiorentino esso è definito “un’ammucchiata”; ed è questa ammucchiata  che la nuova  Costituzione insieme all’Italicum, avrebbe lo scopo di impedire, come ha detto Renzi  parlando ai Coltivatori diretti a Milano, prima della sconfitta e ha ripetuto poi a La 7 e in ogni altra occasione, dopo la sconfitta.   In questa propaganda del SI si sente tutto il fascino della legge Acerbo, del listone, degli editti bulgari, si sente l’orrore del politicamente diverso. L’idea è che ogni cinque anni, di lustro in lustro, un solo partito deve governare, un solo partito deve dominare il Parlamento, fare le leggi, scrivere la Costituzione, controllare i poteri, un solo partito deve invadere la televisione, decidere le guerre da fare; e siccome c’è la democrazia dopo cinque anni può forse venirne un altro, ma sempre da solo.
E questa è anche la vera ragione della cancellazione del Senato. La ragione è che il permanere del Senato costringerebbe chi comanda a dialogare con altre forze ideali e politiche, perché se questo confronto - grazie a una maggioranza schiacciante – lo si può  evitare alla Camera, non lo si può evitare anche al Senato. Uno può fare una legge Acerbo, può fare una legge truffa, può fare un Italicum per una Camera, ma non lo può fare per tutte e due; allora è meglio abolire una Camera, è meglio invece di avere una democrazia intera avere una democrazia dimezzata, invece di avere una democrazia abbondante, cioè ricca delle idee, delle speranze e dei bisogni di tutti i cittadini, come volevano fare i costituenti del 47, avere una democrazia ridotta, una democrazia sfoltita. Ma il pluralismo, il dialogo, l’incontro tra forze diverse è il senso stesso della democrazia, è la condizione perché si faccia non il bene privato di qualcuno, ma si faccia il bene comune. Invece il pensiero che c’è dietro questa riforma è un pensiero nettamente reazionario: chi ha il potere lo deve avere da solo, non può perdere tempo a confrontarsi e a discutere con gli altri, fossero pure i membri del suo stesso partito: con quelli, ha detto Renzi ci vuole il lanciafiamme.
Ora bisognerebbe spiegare a questi fautori del governare da soli (che è il loro modo di concepire la “governabilità”) ,  che il lavorare con gli altri, lo stare insieme con gli altri non è di per sé un male; lo è se con gli altri ci si sta in modo falso, corruttore, non se ci si sta in modo aperto e leale. È un male se ci si sta come ora con Verdini, non come alla Costituente socialisti e comunisti stavano con i democristiani. Il male non è l’associazione, è l’associazione a delinquere.
Continua...