di Raniero La Valle
Era cominciata con uno slogan baldanzoso, ottimistico, allegro, “Forza Italia”, che evocava gioie e vittorie, un po’ come la “gioiosa macchina da guerra” del Grande Distruttore Occhetto, e finisce con una esclamazione amara, che sta sulle bocche di tutti, in patria e all’estero, sui giornali e nelle Cancellerie, ed evoca frustrazione, dolore, sconfitte: “Povera Italia!”
L’Italia è diventata più povera nel lungo ciclo berlusconiano, le cui ultime convulsioni, ancora dettate dalla protervia e dall’arroganza di chi in nessun modo vuole lasciare un potere che più non gli compete, riempiono le cronache politiche, giudiziarie ed economiche di queste settimane estive. Ma questa povertà non è solo di denaro, non è solo delle famiglie, delle imprese, dei giovani che vedono isterilirsi il futuro. È una povertà più profonda. Sono le speranze che sono venute meno, è il senso di appartenenza a una stessa comunità politica che sembra perduto, a favore di quella lotta di tutti contro tutti che nell’attuale politica ha il suo modello ed il suo paradigma; è la stima in quanti rendono un servizio pubblico che è
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