di Raniero La Valle
“Aggiornamento” della Chiesa e riforma del
papato
Assisi, 23
agosto 2013
Cari Amici,
dunque c’è
una rivoluzione interrotta da riprendere. Non un sogno, perché un sogno
interrotto è un incubo: si tratta di una rivoluzione. E se questo è il tema che
dobbiamo sviluppare, vuol dire che questo deve essere un discorso
programmatico. Come svegliare oggi questa rivoluzione? E dico oggi, “nun” come dice il greco di San
Paolo, perché di tempo ne abbiamo
poco, “nun”, ora, il tempo si è fatto breve[1].
Però qualcuno
di voi potrebbe dire: che bisogno c’è oggi di darsi da fare per riprendere la
rivoluzione del Concilio, dopo che per cinquant’anni non siamo riusciti a
farla, e anzi il Concilio è stato imbalsamato e sepolto nei sarcofagi, magari
anche sfarzosi, della Chiesa? Che bisogno c’è di correre oggi dietro alla
rivoluzione del Concilio, quando ormai è esplosa un’altra rivoluzione, quella
di papa Francesco, che addirittura mette sotto inchiesta lo IOR, apre ai
divorziati risposati, si rifiuta di giudicare i gay, e dice che se la donna non
potrà diventare prete perché ormai Giovanni Paolo II ha chiuso d’autorità la
questione, tuttavia senza le donne le Chiese diventano sterili, e in ogni caso
Maria era più importante degli apostoli e dei vescovi?
Se
ragionassimo così, il Concilio ce lo potremmo anche scordare. Non guardate le
cose antiche, ecco che io faccio una cosa nuova, sembra ancora una volta dire
il Signore[2]. Del
resto il Concilio già era sulla via dell’archiviazione. Esso sembrava ormai caduto
dal cuore della Chiesa, ed era caduto non solo dal cuore della Chiesa che lo
aveva avversato e combattuto fino a fare uno scisma per ottenerne la revoca,
come avevano fatto i lefebvriani, ma anche era caduto dal cuore della Chiesa cosiddetta
conciliare. Anche la Chiesa conciliare dava infatti il Concilio Vaticano II
come esaurito, al punto da invocare un Concilio Vaticano III. Basta ricordare
la lucida disperazione del cardinale Martini.
Il papa poi
che c’era prima di Bergoglio era così poco convinto del Concilio, che per
celebrarlo 50 anni dopo dal suo inizio non trovò di meglio che unire i due
anniversari, i 50 anni dal Concilio e i vent’anni dalla pubblicazione del
catechismo della Chiesa cattolica, ciò che voleva dire mettere la catechesi del
Concilio nella scansia dei catechismi papali e rovesciare l’autorità delle
fonti facendo del catechismo il vaglio del Concilio, invece di fare del
Concilio lo scrigno da cui far scaturire il catechismo, come peraltro è
avvenuto almeno per il catechismo della Chiesa italiana.
Continua...