Se l’Italia fosse un Paese normale, i risultati delle elezioni regionali del 28 e 29 marzo sarebbero risultati normali: in un sistema seccamente bipolare, come quello che fa le fortune della destra italiana, un risultato di 7 regioni all’opposizione e 6 alla maggioranza sarebbe un risultato ragionevole e abbastanza equilibrato; significherebbe che il centro-destra conserva, sia pure di misura, i consensi per governare e il centro-sinistra è ancora in grado di candidarsi al potere; che il governo ha passato senza danni e senza gloria la strettoia delle elezioni “di mezzo termine” e può tranquillamente continuare a lavorare
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martedì 30 marzo 2010
L’arbitro
di Raniero La Valle
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venerdì 19 marzo 2010
Chi tira pietre, chi tira i fili
di Raniero La Valle
Eccola qui, la “collera dei poveri” di cui parlava Paolo VI nella sua enciclica “Populorum Progressio”.
“Giornata dea collera” hanno chiamato i palestinesi quella indetta per protestare contro la costruzione di 1.600 nuove case e una sinagoga dentro le mura della vecchia Gerusalemme, quel piccolo lembo di città che è rimasto come simbolo (ma ormai solo come simbolo) della Palestina araba.
Ma come per la collera di Paolo VI, anche questa non è una collera dei poveri contro la loro povertà e contro un imperscrutabile destino, ma è la collera contro gli oppressori, cioè contro coloro che fanno di questa povertà la causa della loro ricchezza e di questa oppressione il prezzo del loro dominio.
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“Giornata dea collera” hanno chiamato i palestinesi quella indetta per protestare contro la costruzione di 1.600 nuove case e una sinagoga dentro le mura della vecchia Gerusalemme, quel piccolo lembo di città che è rimasto come simbolo (ma ormai solo come simbolo) della Palestina araba.
Ma come per la collera di Paolo VI, anche questa non è una collera dei poveri contro la loro povertà e contro un imperscrutabile destino, ma è la collera contro gli oppressori, cioè contro coloro che fanno di questa povertà la causa della loro ricchezza e di questa oppressione il prezzo del loro dominio.
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mercoledì 17 marzo 2010
La Protezione Civile: una mutazione genetica
Lo scandalo della Protezione Civile e la cancellazione della città dell’Aquila
di Roberto De Marco (dall’ultimo numero della rivista “Democrazia e Diritto”)
Un terremoto occorso esattamente trent’anni fa coinvolse tre regioni di questo paese, uccise quasi tremila persone, mise a nudo un sistema di protezione civile inadeguato, fece vacillare il Governo, evidenziò un deficit di prevenzione inaccettabile, certamente ingiustificato per un paese che competeva per le posizioni di vertice tra quelli più “ricchi” e industrializzati.
Quel terremoto in Irpinia del 1980 è stata l’ultima grande catastrofe di questo paese. Altri eventi severi e drammatici hanno successivamente scosso l’opinione pubblica, ma nessuno di questi è confrontabile con i quattro o cinque eventi che nel secolo scorso, complessivamente lasciarono sotto le macerie oltre 120 mila persone.
Insomma, giusto trent’anni di una relativa tregua, nel corso dei quali era lecito attendersi se non la soluzione del problema sismico in Italia, che è questione assai complicata, almeno significativi passi
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Quel terremoto in Irpinia del 1980 è stata l’ultima grande catastrofe di questo paese. Altri eventi severi e drammatici hanno successivamente scosso l’opinione pubblica, ma nessuno di questi è confrontabile con i quattro o cinque eventi che nel secolo scorso, complessivamente lasciarono sotto le macerie oltre 120 mila persone.
Insomma, giusto trent’anni di una relativa tregua, nel corso dei quali era lecito attendersi se non la soluzione del problema sismico in Italia, che è questione assai complicata, almeno significativi passi
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sabato 6 marzo 2010
L'Italia negata
di Raniero La Valle
In una democrazia normale, all’approssimarsi delle elezioni, si istituirebbero alla TV apposite trasmissioni di approfondimento e di dibattito politico. Così si faceva nel regime democristiano, nel quale furono istituite le “Tribune elettorali”, che ebbero grande successo. La mia piccola fama cominciò quando, giovane giornalista, feci a Togliatti una domanda a cui non seppe rispondere. C’era anche un giornalista socialdemocratico, che si chiamava Mangione, che era così aggressivo e sguaiato, che poteva prefigurare Ghedini.
Nell’Italia di oggi, invece, all’approssimarsi delle elezioni le trasmissioni di approfondimento e di
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