DAL CONCILIO ALLA
CHIESA DI FRANCESCO
Pubblichiamo il testo della relazione tenuta
da Raniero La Valle
il 6 giugno 2015 al Convento San Domenico di Pistoia per il ciclo di incontri
di Koinonia–forum.
Per un
giudizio globale dell’attuale pontificato fino a questo momento, mi pare si
possa dire, sviluppando l’analisi già avviata nel libro: “Chi sono io Francesco?”
, che
papa Francesco ha fatto una scelta strategica, di cui ci sono tre indizi (e tre
indizi bastano a fare una prova).
Il primo è la
scelta del nome di Francesco, che egli ha adottato durante il Conclave per
rispondere alla raccomandazione del cardinale Hummes: “Ricordati dei poveri”,
ma che poi egli ha spiegato associando il nome di Francesco d’Assisi a una
opzione di evangelismo puro.
Il secondo è
la scelta di abitare a Santa Marta, il che vuol dire celebrare ogni mattina la
messa non in segreto a palazzo, ma col popolo in una vera assemblea, e a questa
assemblea ogni giorno, per sette giorni alla settimana e 365 giorni all’anno
aprire il Vangelo e commentarlo, dichiarando perciò continuamente i criteri che
determinano la sua quotidiana azione pontificale.
Il terzo è la Evangelii Gaudium, che è una sorta di Regola
della Chiesa universale in cui il Vangelo è assunto come ragione del suo
esistere e della sua missione.
La scelta
strategica, svelata da questi tre indizi, è quella di tornare ai nastri di
partenza, di tornare cioè a Gesù e al
suo annuncio, cioè al suo Vangelo, che precede la Chiesa e dice a tutti gli
uomini che il Regno è vicino. Ciò vuol
dire che il contenuto proprio dell’annuncio è il
Regno, non la Chiesa; Se l’esegeta cattolico Alfred Loisy diceva icasticamente
nel suo libretto “
L’Evangile et l’Eglise”,
nel 1902, “Gesù annunciava il regno ed è la Chiesa che è venuta”
, papa
Francesco prova a rifare il cammino. Gesù annuncia il regno e dunque il
problema anche oggi per chi lo segue è quello del regno. La Chiesa visibile ne
è “il segno e lo strumento”, non è la realtà del regno (perciò può essere
paragonata a un ospedale da campo). E se la caratteristica del regno è di
essere
già e
non ancora, la Chiesa visibile non è questo
già; il già è quel tanto del regno che è già presente nel mondo ed
è svelato dai “segni dei tempi”; dunque, ad esempio, per stare ai segni dei
tempi della “
Pacem in terris” il
“già” del regno sono i lavoratori che si emancipano, le donne che acquistano
dignità di persone, i popoli che si liberano, il diritto che si instaura, le
Costituzioni che presidiano i diritti fondamentali degli esseri umani, l’ONU
che realizza in germe una comunità di popoli, e la guerra che dagli uomini
stessi viene bollata come “aliena dalla
ragione”. I segni avversi che indicano l’assenza o l’allontanarsi del regno
sono per contro, secondo la lettura di papa Francesco, la società
dell’esclusione, l’umanità scartata, l’economia che uccide, il denaro che
governa invece di servire, il lavoro alienato e precario, i giovani disoccupati
e così via.
Continua...