lunedì 25 giugno 2012

DOSSETTI, LA CRISI, I NUOVI CORSARI DELL’USURA


di Bartolo Ciccardini
Bartolo Ciccardini, vicino a Dossetti negli anni cinquanta del Novecento, è un testimone e protagonista delle vicende politiche italiane dei primi decenni della Repubblica. Cattolico, democristiano, poi nei cristiano-sociali, sostiene oggi la necessità di una riaggregazione politica dei cattolici. Questo è un intervento alla presentazione del libro

“Quando si faceva la Costituzione”
di Telemaco Portoghesi Tuzi e di Grazia Tuzi
(1 Febbraio 2012 all’Istituto Sturzo - Roma)

1)
Questo libro è un diario quasi quotidiano di un evento straordinario. Nel 1945-46 attorno alla Chiesa Nuova si formò un piccolo villaggio di immigrati. Il nucleo era bresciano, come erano in gran parte bresciani i padri della Chiesa Nuova, originari dell’Oratorio di Brescia, caro a Giovan Battista Montini. Una partigiana bresciana trovò ospitalità nella casa delle Signorine Portoghesi, si portò con sé una parlamentare di Genova e un gruppo di giovani deputati provenienti dall’Università Cattolica, dove avevano costituito, da alcuni anni, un gruppo per studiare i problemi di quella ora tragica.
Questo piccolo gruppo si sistemò in un appartamento del primo piano, che poi diventò una sorta di noviziato e di punto di incontro per la generazione successiva. Nella stessa via i padri dell’oratorio avevano aperto una mensa che era frequentata dai dirigenti della Fuci e da un gruppo di studenti dalla promettente carriera accademica.
Il libro di Telmo e di Maria Grazia Tuzi è un libro importante. Infatti, registrando il diario della vita che si svolgeva in una casa ospitale della vecchia Roma, ci restituisce l’atmosfera di un momento storico della nostra vita politica e non solo. Ci restituisce una temperatura, un modo di sentire la cultura e la politica, su cui è giusto soffermarsi.
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sabato 16 giugno 2012

Informazione sulla riforma costituzionale al Senato


Martedì 12 giugno è cominciata in aula al Senato la discussione generale sulla riforma costituzionale, contro cui valgono le obiezioni formulate nella lettera dei dodici giuristi pubblicata il 1 giugno 2012 su “Repubblica” (la si trova, tra l’altro, in http://www.libertaegiustizia.it/2012/06/01/lappello-di-12-giuristi-il-parlamento-blocchi-la-riforma-costituzionale/ ). 

Nella seduta del 7 giugno sono state respinte tutte le questioni sospensive, volte a interrompere l’iter della riforma, presentate dall’Italia dei Valori, dalla Lega e dai radicali, il che significa che la maggioranza non vuole desistere dal suo proposito di cambiare la Costituzione. Come ha notato il sen. Li Gotti (IDV),  l’ipotizzata riforma mettendo il primo ministro al vertice dell’ordinamento stravolgerebbe il sistema armonico in cui la Costituzione pone i poteri dello Stato. Infatti dopo l’enunciazione dei principi e diritti fondamentali la Carta mette al primo posto il Parlamento, al secondo il presidente della Repubblica, al terzo il governo, al quarto la magistratura, segno inconfondibile della scelta a favore di una democrazia parlamentare. La modifica di quest’ordine, con la sovrapposizione del primo ministro al Parlamento, cambia l’intero sistema e corrisponde a un’altra idea di democrazia. Opporsi a questo slittamento non è una critica “al limite del grillismo” come ha detto liquidando la lettera dei dodici giuristi il
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TECNICA E POLITICA


di Raniero La Valle

Dove hanno sbagliato Mario Monti e il suo governo? Secondo Edward Luttwak, che si intende di cose italiane, Monti ha sbagliato perché invece di fare ciò che come tecnico poteva fare senza pagare pedaggi politici, come ad esempio ridurre drasticamente lo stipendio del capo della polizia che in Italia guadagna quattro volte di più del capo dell’FBI in America, e invece di fare qualche taglio salutare ai compensi sproporzionati di grandi funzionari e manager di Stato, si è messo in mente di rifondare la Repubblica e si è accanito su temi squisitamente politici e causa di sofferenza per tutti, come il regime delle pensioni e le modalità dei licenziamenti. A sua volta Obama ha lamentato che mentre la dottrina del rigore e gli interventi di sistema avranno effetti a lungo termine, è adesso che ci vogliono scelte di rilancio dell’economia e della fiducia.
Insomma Monti non ha messo la tecnica al servizio della politica, ma ha messo la tecnica al posto della politica, nella presunzione sbagliata che i governi non debbano scegliere tra diverse alternative, ma solo applicare integralmente leggi incontestabili dettate dalla natura stessa delle cose, come sarebbero le leggi
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venerdì 1 giugno 2012

CHIESA DI TUTTI, CHIESA DEI POVERI


Convocazione di un’assemblea nazionale  a Roma a cinquant’anni dall’inizio del Concilio


La Chiesa cattolica celebrerà nel prossimo ottobre i cinquant’anni dall’inizio del Concilio e ha indetto, a partire da questa ricorrenza, un anno della fede. Viene così stabilito un nesso molto stretto tra il ricordo del Vaticano II e la fede trasmessa dal Vangelo e annunziata dal Concilio. A ciò sono interessati non solo i fedeli cattolici, ma anche gli uomini e le donne di buona volontà associati, come dice il Concilio, “nel modo che Dio conosce” al mistero pasquale, che intendono, nel nostro Paese come in tante parti del mondo, ricordare e interrogare quell’evento e quell’annuncio. 
Per questa ragione i gruppi ecclesiali, le riviste, le associazioni e le singole persone appartenenti al “popolo di Dio”, firmatari di questo appello, convocano un’assemblea nazionale per 
sabato 15 settembre 2012 (ore 10-18)
a Roma (EUR)
nell’Auditorium dell’Istituto “Massimo”

Nella consapevolezza dei promotori è ben presente il fatto che ricordare gli eventi non consiste nel portare indietro gli orologi, ma nel rielaborarne la memoria per capirne più a fondo il significato e farne scaturire eredità nuove ed antiche e impegni per il futuro. Ciò è particolarmente vero per quanto riguarda gli eventi di
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GRIDO D’ALLARME


Con precipitazione e lontano dal controllo dell’opinione pubblica la Commissione referente del Senato ha licenziato ieri il primo articolo della riforma costituzionale che si vorrebbe già la settimana prossima portare alla deliberazione dell’Aula e approvare entro la ormai vicina fine della legislatura. I Comitati Dossetti per la Costituzione che già nell’assemblea pubblica del 12 maggio scorso a Bologna hanno severamente criticato la riforma in corso che, mediante una sostanziale sottrazione del governo e del suo presidente al vaglio della fiducia delle Camere, recherebbe una grave alterazione nel rapporto tra Capo dello Stato, presidente del Consiglio, Parlamento e popolo sovrano,  gettano un grido d’allarme sulla procedura in corso. 
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SALVIAMO IL PARLAMENTO


Approfittando dell’esigenza di ridurre i costi della politica, le tre forze della maggioranza che sostiene il governo hanno nella giornata di ieri, 23 maggio, varato al Senato il primo articolo di una riforma costituzionale che determinerebbe l’impotenza del Parlamento di fronte all’esecutivo. Il movimento per un’ “Economia Democratica” ritiene invece che nelle future battaglie per riportare l’economia pubblica e privata alla regola della democrazia e alle finalità sociali della Costituzione, il Parlamento debba giocare un ruolo essenziale. 
La riforma di cui ieri è stata posta la prima pietra dalla I Commissione del Senato in sede referente, distruggerebbe di fatto l’istituto della fiducia  su cui si regge il rapporto tra il popolo, il Parlamento e il governo, rendendo il presidente del Consiglio inattaccabile dalle Camere che non potrebbero votargli la sfiducia, in presenza di leggi inique, senza esporsi ad essere sciolte dallo stesso presidente sfiduciato. Inoltre non potrebbe
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