venerdì 27 febbraio 2015

La Valle e il Papa argentino, “venuto a riaprire la questione di Dio” di Umberto Folena


da Avvenire 26.02.2015
Che cosa è venuto a fare papa Francesco? Qual è il senso del suo pontificato? Nella gara tra vaticanisti e cultori di cose religiose ad arrivare primi, con instant book e librini fondati su una velocità pari alla caducità, Raniero La Valle giunge ben ultimo, ma con un testo tra i più pensati e dal respiro ampio (Chi sono io, Francesco? Cronache di cose mai viste, Ponte alle Grazie, 204 pagine, 15 euro, da oggi in libreria). E di cose il giornalista di lungo corso La Valle, giunto alla soglia degli 84 anni, ne ha viste parecchie. Ha raccontato il Concilio sull'Avvenire d'Italia, di cui fu giovane direttore. È stato parlamentare per la Sinistra indipendente. Ha scritto libri e diretto riviste. Ha combattuto la battaglia nonviolenta per la pace. Ha girato il mondo. Continuando comunque a "raccontare il Concilio", la sua stella polare o, se preferite, la sua magnifica ossessione. Il Concilio interrotto, secondo lui mai davvero attuato perché mai davvero amato da chi invece avrebbe dovuto amarlo.
Poi arriva il Papa argentino e sulla sua "rivoluzione" grandinano parole, applausi, elogi, qualche fischio, alcuni distinguo. Ma qual è davvero la sua novità, oltre le scarpe nere e il suo ostinato voler risiedere a Santa Marta disertando le sacre stanze del palazzo apostolico? Oltre ai suoi modi inusuali, le sue metafore ardite che mandano in confusione traduttori ed esegeti? La Valle procede in modo sistematico, da analista rigoroso che ha sì una tesi da dimostrare, ma per dimostrarla non ha bisogno di trucchi e inganni. Magari illumina aspetti della personalità e delle azioni di Francesco lasciandone nella penombra altri. Ma la sua tesi è degna di nota e vale, da qui in poi, di essere presa in considerazione. Il Papa che di sé dice: «Non sono venuto a giudicare» è venuto a dirci «chi è Dio», a «riaprire la questione di Dio». Un Dio troppo spesso travisato, manipolato, oscurato. Lo stesso cambio di passo del Concilio riguarda Dio. Un Dio per il quale valga il verbo, intraducibile, primerear, ossia "Dio viene prima", ci precede. E un Papa che viene - altro verbo intraducibile - a misericordiare, ossia a "guardare con amore", senza affannarsi a giudicare. Scrive La Valle: «Non basta la riforma della Chiesa per rinnovare la faccia della terra, ci vuole un nuovo annuncio di Dio». La soglia della prima missione affidata dal Conclave a Bergoglio si sposta più avanti. La Chiesa va riformata sì, ma affinché possa veramente mostrare Dio. A chi? A un «popolo di Dio» che La Valle allarga, oltre i battezzati, oltre la Chiesa, fino all'umanità intera.
Ma è anche un Papa che, mostrando il volto di Dio, svela quello dei poteri: «Il mondo è nudo», sembra dire il Papa-bambino capace di chiamare con il suo nome la «società dell'esclusione», fino a indurre, alla vigilia del Natale scorso, il Corriere della sera a muovere contro di lui: non tanto per porsi in generosa sintonia con il «cattolico medio», ma per la condanna radicale e reiterata da parte di Bergoglio dell'attuale sistema economico-sociale. E c'è un precedente: lo stesso quotidiano «aveva scatenato Indro Montanelli», poi pentito, contro Giovanni XXIII ai tempi del Concilio ...
Ci sono tutti i La Valle. Il credente tenacemente schierato a sinistra, con le Comunità di base e con "Noi siamo Chiesa". Il pacifista di tante battaglie. L’anticapitalista rimasto tale anche a marxismo tramontato. C'è, ma senza le punte polemiche che pure sarebbe logico attendersi e senza togliersi i sassi dalle scarpe (solo qualcuno, piccolo). Come se il tempo lo avesse "asciugato" . Piaccia o non piaccia, il suo libro su Francesco merita la lettura.

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martedì 24 febbraio 2015

Chi sono io, Francesco? Cronache di cose mai viste

Esce giovedì 26 febbraio in libreria un libro dal titolo "Chi sono io Francesco?", nel quale si cerca di capire qual è la vera novità di questo papa, vista non tanto come una novità  nella Chiesa quanto nello stesso annuncio cristiano

Per mille anni, a partire dalla "rivoluzione papale" di Gregorio VII, i papi si sono rivolti al mondo dicendo: "lei non sa chi sono io", intendendo dominare "su re e regni", dettare i pensieri dei cuori e determinare le scelte anche più segrete degli uomini e dei fedeli. Ora c'è la rivoluzione papale di papa Francesco che dice: "chi sono io?", chi sono io per giudicare, per condannare, per escludere dalla comunione sostituendomi a Dio? E perciò come san Francesco si spoglia degli abiti del dominio e degli orpelli del potere, apre le porte, va a cercare gli esclusi, sconfessa i violenti, vuole che il denaro non sia signore ma servo, tira fuori il Concilio dopo 50 anni di morfina e annuncia un mondo dove "buonasera" vuol dire davvero buona sera. E così facendo svela il vero desiderio di Dio. Questo libro racconta questa novità vista da vicino, da Roma, dove dopo due anni di pontificato, si è appena agli inizi.
  
Collana Saggi
Pagine 224 
ISBN-13 9788868332792
Prezzo € 14,00


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giovedì 12 febbraio 2015

MESSAGGIO DEI CITTADINI AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA E A TUTTI I RESPONSABILI DELLE RIFORME ISTITUZIONALI


Sono cambiate le priorità deve cambiare l’agenda

PER FAVORE DATECI DUE ANNI DI TEMPO
PRIMA  DI  CAMBIARE  IL  NOSTRO  PATTO

Sono cambiate le priorità del nostro Paese. In una democrazia rappresentativa quando cambiano le priorità e le cose più urgenti da fare, o i governanti se ne accorgono e cambiano, o si cambiano i governanti.
Oggi le priorità sono le seguenti:
1)     Salvare la Grecia e salvare l’Europa. Se la Grecia viene abbandonata, come i barconi degli immigranti nel mare Mediterraneo, l’Europa del sogno comunitario è finita; solo l’euro, il vincitore, potrebbe sopravviverle in alcuni Paesi.
2)     Scongiurare la guerra in Europa impedendo la ricostituzione della cortina di ferro più a est, tra l’Ucraina e la Russia; tornare allo spirito degli accordi di Helsinki del 1975, che sulla rinunzia a modificare con la forza i confini hanno assicurato la pace in Europa, almeno fino alla guerra contro la Iugoslavia e per il Kossovo.
3)     Ripristinare l’operazione Mare Nostrum evitando all’Italia la ripetizione del reato di ecatombe e di strage.
4)     Promuovere un’azione ai sensi del cap. 7 della Carta dell’ONU per debellare il DAESH (ISIS) al fine di ristabilire “la pace e la sicurezza internazionale”.
5)     Avviare un piano straordinario di interventi pubblici per creare nuove opportunità di lavoro, a cominciare dai giovani.
6)     Ripristinare la dignità e la serietà formativa della scuola, per cambiare il futuro.

A fronte di queste urgenze, sarebbe inconcepibile che il Parlamento si avvitasse in un vortice per cambiare di fretta la Costituzione e abolire il Senato. La rottura del patto del Nazareno ha portato alla luce il fatto che la riforma in corso non ha mai avuto una vera maggioranza libera né al Senato né alla Camera, ma una maggioranza fittizia creata dal concorso di disciplina di partito e strenui regolamenti parlamentari. Sarebbe ora insostenibile  per il Paese una riforma realizzata da un solo partito, e sottoposta poi a un ingannevole plebiscito popolare.
Noi chiediamo perciò che, sulla base del lavoro fin qui compiuto, l’ulteriore esame della riforma, come richiesto dai giuristi dei Comitati Dossetti per la Costituzione, sia rinviato e ripreso nella prossima legislatura, in modo che ai cittadini siano lasciati intanto due anni di tempo per essere informati e discutere la nuova configurazione del patto costituzionale; e chiediamo che il resto della presente legislatura sia dedicato a far fronte alle urgenze indicate.   
Nel messaggio del Presidente della Repubblica abbiamo ascoltato che la vera garanzia della Costituzione è attuarla e che il suo vero fallimento è la corruzione. La nostra fretta è che siano intraprese azioni per attuare i diritti oggi più disattesi, per estirpare dalla politica il mercato delle indulgenze e dei favori e per fare dell’Italia un’artefice di giustizia e di pace tra le nazioni.
Ciò fino al 2018 si può fare con la Costituzione che c’è,  e se la si cambia lo si deve fare in modo che ciò resti possibile. I nostri vecchi ci hanno detto che i migliori articoli della nostra Costituzione sono stati scritti sulle montagne da quanti resistevano e combattevano per una Patria migliore. Noi non vorremmo che ora fossero cambiati nel tumulto del Parlamento e nello sconcerto dei cittadini, e vorremmo che se ne potesse discutere  non solo nei Palazzi e nelle Camere ma sulla stampa, in TV, nelle fabbriche, negli uffici e in tutti i luoghi in cui ci incontriamo nel Paese; altrimenti noi cittadini, soprattutto i più giovani, saremmo vittime di un’esclusione dalle stanze della conoscenza e della decisione politica.
Per la stessa ragione vorremmo andare alle prossime elezioni esprimendo il nostro voto e le nostre preferenze anche su queste riforme, in un quadro ancora pluripartitico e proporzionale, meglio ancora se con primarie obbligatorie riservate agli iscritti e trasparenti per legge, e vorremmo che nessun premio di maggioranza sia attribuito in ballottaggi cui non partecipino almeno il sessanta per cento dei cittadini.
Solo così, nella prossima legislatura, potremmo avere una Costituzione rinnovata come fattore di unità e non di divisione, come una conquista comune, non come il trofeo di qualcuno.

Raniero La Valle, Luigi Ferrajoli, Domenico Gallo, Gustavo Zagrebelsky, Umberto Romagnoli, Angela Mancuso, Giovanni Bianco, Paolo Caretti, Alfonso Di Giovine, Francesco Di Matteo, Massimo Villone, Luciano Gallino, Gaetano Azzariti, Gianni Ferrara, Lanfranco Turci, Enrico Peyretti, padre Alberto Simoni, Anna Falcone, Roberto Budini Gattai, Marco Romani, “Pane pace lavoro”, Francesco Baicchi, Rete per la Costituzione, Nadia Urbinati, Bruno Bellerate, Pierluigi Sorti, Rosanna Cavazzini, Comitato polesano per la difesa Costituzione, Antonio Caputo, Federazione nazionale dei Circoli di Giustizia e Liberta', Maria Ricciardi, Franco Borghi, Pancho Pardi, Maria Luisa Paroni, Giuliano Ciampolini, Francesco Domenico Capizzi, Maria Teresa Cacciari, Sergio Frosini
  
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