Sono cambiate le priorità deve cambiare
l’agenda
PER FAVORE
DATECI DUE ANNI DI TEMPO
PRIMA DI
CAMBIARE IL NOSTRO
PATTO
Sono cambiate le priorità del nostro Paese. In una
democrazia rappresentativa quando cambiano le priorità e le cose più urgenti da
fare, o i governanti se ne accorgono e cambiano, o si cambiano i governanti.
Oggi le priorità sono le seguenti:
1) Salvare la Grecia e salvare
l’Europa. Se la Grecia viene abbandonata, come i barconi degli immigranti nel
mare Mediterraneo, l’Europa del sogno comunitario è finita; solo l’euro, il
vincitore, potrebbe sopravviverle in alcuni Paesi.
2) Scongiurare la guerra in
Europa impedendo la ricostituzione della cortina di ferro più a est, tra
l’Ucraina e la Russia; tornare allo spirito degli accordi di Helsinki del 1975,
che sulla rinunzia a modificare con la forza i confini hanno assicurato la pace
in Europa, almeno fino alla guerra contro la Iugoslavia e per il Kossovo.
3) Ripristinare l’operazione Mare Nostrum evitando all’Italia la
ripetizione del reato di ecatombe e di strage.
4) Promuovere un’azione ai
sensi del cap. 7 della Carta dell’ONU per debellare il DAESH (ISIS) al fine di
ristabilire “la pace e la sicurezza internazionale”.
5) Avviare un piano
straordinario di interventi pubblici per creare nuove opportunità di lavoro, a
cominciare dai giovani.
6) Ripristinare la dignità e la
serietà formativa della scuola, per cambiare il futuro.
A fronte di queste urgenze, sarebbe inconcepibile
che il Parlamento si avvitasse in un vortice per cambiare di fretta la
Costituzione e abolire il Senato. La rottura del patto del Nazareno ha portato
alla luce il fatto
che la riforma in corso non ha mai avuto una vera maggioranza libera né al
Senato né alla Camera, ma una maggioranza fittizia creata dal concorso di
disciplina di partito e strenui regolamenti parlamentari. Sarebbe ora
insostenibile per il Paese una riforma
realizzata da un solo partito, e sottoposta poi a un ingannevole plebiscito
popolare.
Noi chiediamo perciò che, sulla base del lavoro fin
qui compiuto, l’ulteriore esame della riforma, come richiesto dai giuristi dei Comitati Dossetti per
la Costituzione, sia rinviato e ripreso nella prossima legislatura, in modo che ai cittadini siano
lasciati intanto due anni di tempo per essere informati e discutere la nuova
configurazione del patto costituzionale; e chiediamo che il resto della
presente legislatura sia dedicato a far fronte alle urgenze indicate.
Nel messaggio del Presidente della Repubblica
abbiamo ascoltato che la vera garanzia della Costituzione è attuarla e che il
suo vero fallimento è la
corruzione. La nostra fretta è che siano intraprese azioni per
attuare i diritti oggi più disattesi, per estirpare dalla politica il mercato
delle indulgenze e dei favori e per fare dell’Italia un’artefice di giustizia e
di pace tra le nazioni.
Ciò fino al 2018 si può fare con la Costituzione che
c’è, e se la si cambia lo si deve fare
in modo che ciò resti possibile. I nostri vecchi ci hanno detto che i migliori
articoli della nostra Costituzione sono stati scritti sulle montagne da quanti
resistevano e combattevano per una Patria migliore. Noi non vorremmo che ora
fossero cambiati nel tumulto del Parlamento e nello sconcerto dei cittadini, e
vorremmo che se ne potesse discutere non
solo nei Palazzi e nelle Camere ma sulla stampa, in TV, nelle fabbriche, negli
uffici e in tutti i luoghi in cui ci incontriamo nel Paese; altrimenti noi
cittadini, soprattutto i più giovani, saremmo vittime di un’esclusione dalle
stanze della conoscenza e della decisione politica.
Per la stessa ragione vorremmo andare alle prossime
elezioni esprimendo il nostro voto e le nostre preferenze anche su queste
riforme, in un quadro ancora pluripartitico e proporzionale, meglio ancora se
con primarie obbligatorie riservate agli iscritti e trasparenti per legge, e
vorremmo che nessun premio di maggioranza sia attribuito in ballottaggi cui non
partecipino almeno il sessanta per cento dei cittadini.
Solo così, nella prossima legislatura, potremmo
avere una Costituzione rinnovata come fattore di unità e non di divisione, come
una conquista comune, non come il trofeo di qualcuno.
Per firmare il messaggio usare questo link:
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