martedì 25 novembre 2014

C’È BISOGNO DI UN PARTITO NUOVO

VII Edizione “La Bibbia sulle strade dell’uomo”
Catanzaro – Cosenza – Messina 20-22 novembre 2014

Raniero La Valle
Vivrai del lavoro delle tue mani (Sal. 127, 2)
Messina 22 novembre 2014
  
            Ci vuole del coraggio ad assumere come tema di questo Convegno il lavoro, nel momento della sua massima crisi. Le riflessioni svolte fin qui hanno mostrato come il lavoro non sia un tema  circoscritto, un segmento dell’esperienza umana, ma investa l’intera esistenza, l’intera concezione e l’intero destino umano, sia che lo si discuta in sede teorica, sia che lo si canti nelle canzoni di dolore e di protesta, sia che sia oggetto dello scontro sindacale e politico. Come ha detto il vice-sindaco di Messina nel suo intervento di saluto, il fallimento del lavoro, di un lavoro, è il possibile fallimento dell’esperienza umana.
Pertanto si può stabilire un rapporto tra lavoro e civiltà, prendere il lavoro come misura della civiltà, e identificare la storia del lavoro con la storia della civiltà. E in questo quadro noi possiamo fissare un giorno preciso in cui la civiltà ha raggiunto il suo culmine: ed è stato nella seconda metà del ‘900 quando in Italia, il 20 maggio 1970, è stato promulgato lo Statuto dei diritti dei lavoratori; da lì poi è cominciato il declino, una discesa che ora sta diventando un precipizio.
            Ma è molto significativo che quando nel Novecento il lavoro ha raggiunto la sua massima forza e il più alto riconoscimento della sua dignità, esso non è giunto a questo approdo da solo, ma insieme a molte altre istanze sociali e ad altre conquiste.
Lo Statuto dei diritti dei lavoratori è arrivato infatti, tra gli anni sessanta e settanta del secolo scorso, con molte altre cose grandi e preziose.
Il 12 dicembre 1962, come volano d’avvio del centrosinistra si è avuta la nazionalizzazione  dell’energia elettrica con una legge firmata da Fanfani, Colombo, La Malfa, Tremelloni; essa consacrava l’idea che le grandi risorse non dovevano essere fonte di speculazione privata, ma dovevano essere messe al servizio dell’utilità comune. Il 31 dicembre 1962 era la volta della Scuola media statale obbligatoria, per una scuola che fosse veramente una scuola di tutti, di cui anche gli sfavoriti, i disabili fossero al centro; il 6 agosto 1967 arrivava la legge urbanistica che offriva ai comuni lo strumento dei piani regolatori, innovando per la prima volta la materia dopo la legge urbanistica del 1942; nel  febbraio 1968 si faceva la legge per l’elezione dei consigli regionali e con i provvedimenti finanziari del 16 maggio 1970 per l’attuazione delle regioni si poteva giungere alle prime elezioni regionali nel 1970; l’11 dicembre 1969 c’era la legge per l’ Università.
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domenica 2 novembre 2014

Alla Leopolda e al “vecchio Sinodo”



Pubblichiamo l’intervento tenuto da Raniero La Valle il 30 ottobre 2014 all’assemblea tenutasi nella Sala delle Colonne della Camera dei Deputati sul tema: “Riforme istituzionali e legge elettorale: innovazione o restaurazione?

Sono state fatte qui molte e decisive critiche alla nuova Costituzione che è in gestazione alla Camera. Ma chi le ha fatte non è stato alla Leopolda. Se infatti fosse andato alla Leopolda avrebbe avuto la rivelazione, sarebbe caduto da cavallo e avrebbe capito che tutto quello che si è pensato fin qui era sbagliato. Un testimone oculare, il costituzionalista Stefano Ceccanti, ha riferito che alla Leopolda erano presenti giovani di tutta Italia, soprattutto tra i 25 e i 35 anni, “quasi tutti universitari o laureati, con una forte propensione all’intervento in pubblico e con una cultura consolidata di sinistra liberale. Indistinguibili le provenienze familiari, le culture originarie, la linea di frattura per appartenenza religiosa. Se parlassimo loro di queste cose, per loro irrilevanti, sarebbe come parlare di Jurassik Park. Da questo punto di vista l’attuale configurazione dei sindacati che risale alla Guerra Fredda mi sembra che per loro rientri in questa categoria”.
Dunque secondo osservatori che vi erano presenti, alla Leopolda si sarebbero smaltite, come reperti da rottamare, famiglie, culture e religioni. Sono cose da reduci, da mangiatori di gettoni e fotografi non digitali. Per quelli per cui “il futuro è solo un inizio” provenienze familiari, vecchie culture e identità religiose sono irrilevanti. E perciò sono anche obsolete tutte le lotte che si sono fatte o si possono fare per queste cose.
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