venerdì 16 febbraio 2018

RITORNI IL PENSIERO



Al termine della campagna elettorale la cultura rivolge  un appello ai candidati, alle candidate e all’elettorato del 4 marzo, per un ritorno al pensiero nella politica e la messa in campo di quattro grandi opzioni volte a cambiare il nostro destino. Esse riguardano la creazione di lavoro per mano pubblica nonostante il regime europeo, la riconduzione del capitale alla regola del bene comune, la pace come responsabilità e compito del Consiglio di sicurezza dell’ONU e l’adozione dello ius migrandi come diritto umano universale. Questo il testo dell’appello:

Alle candidate e ai candidati alle elezioni del 4 marzo
Alle elettrici e agli elettori del 4 marzo

Roma, 16 febbraio 2018
L’appassionato confronto sui valori e i dettati della Costituzione in occasione del referendum del 4 dicembre 2016 - al quale abbiamo contribuito sostenendo il No - ha visto partecipare un imponente numero di elettrici e di elettori, pur con scelte difformi, a riprova che le grandi opzioni della politica sono percepite come proprie dai cittadini quando sono messi in grado di scegliere.
Per questo ci rivolgiamo a tutte le candidate e a tutti i candidati di buona volontà con questo accorato e rispettoso appello.
È necessario concentrare almeno quanto resta della campagna elettorale su alcuni obiettivi di fondo che per loro natura vanno oltre il periodo del prossimo mandato parlamentare e oltre i confini dell'Italia, in quanto decisivi dell’intero futuro. Su tali obiettivi non mancano accenni e proposte nel programma di alcuni partiti, ma essi appaiono del tutto oscurati e distorti nel dibattito pubblico rappresentato dagli attuali mezzi di informazione che perseguono altri interessi e logiche contingenti, onde è necessario farli venire alla luce e metterli al centro delle prossime decisioni politiche.

1.  La prima questione è quella del lavoro retribuito, nella specifica forma della sua assenza e precarietà.

La mancanza di lavoro sta raggiungendo tali dimensioni di massa da rendere illusori i rimedi finora proposti. La riduzione al minimo di quella che una volta si chiamava “forza lavoro” a fronte dell’ingigantirsi degli altri mezzi di produzione è tale da alterare tutti gli equilibri dei rapporti economici politici e sociali.
In Italia infatti la Repubblica rischia di perdere il suo fondamento (art. 1 Cost.) e perciò la sua stabilità e la stessa sicurezza della sua durata; in Europa l’Unione economica e monetaria perde il primo dei tre obiettivi fondamentali per cui è stata costituita e via via potenziata, ossia “piena occupazione, progresso sociale e tutela e miglioramento della qualità dell’ambiente” come prevede l’art. 3 del Trattato sull’Unione; nel mondo il sistema economico perde l’equilibrio dialettico tra capitale e lavoro, deprimendo fino a sopprimerlo il ruolo del fattore lavoro. La resa imposta a uno dei due protagonisti del relativo conflitto - il lavoro - non lo risolve, ma ne spegne la spinta propulsiva e spinge la polarizzazione delle diseguaglianze fino agli estremi di una pari ricchezza detenuta da una decina di uomini e da 3,6 miliardi di persone sulla terra.
Continua...