“Era una cosa
molto comune: uno che lavorava con i poveri era comunista… E anche se non è
vero, sono già tutti convinti, è già scritto che i preti che lavorano con i
poveri sono comunisti”. Queste parole fanno parte della deposizione che l’8
novembre 2010 il cardinale Jorge Mario Bergoglio, allora arcivescovo di Buenos
Aires e oggi papa Francesco, fece alla Corte argentina che indagava sui crimini
della dittatura militare. In particolare la Corte si stava occupando delle
torture e dei delitti perpetrati nella Escuela
superior de mecánica de la Armada,
la scuola degli ufficiali della Marina militare argentina a Buenos Aires, dove
erano stati tenuti sotto sequestro e tormentati due religiosi della Compagnia
di Gesù, della quale all’epoca dei fatti, nel 1977, Bergoglio era il padre
provinciale.
In
quell’interrogatorio, pubblicato ora nel libro di Nello Scavo, “La lista di
Bergoglio, i salvati da Francesco durante la dittatura”, il cardinale di Buenos
Aires spiegava che questa idea per la quale tutti i preti che operavano per i
poveri sarebbero stati comunisti, era presente in Argentina anche prima
dell’avvento del regime militare; né l’accusa di comunismo colpiva solo i
cristiani che seguivano quel filone della “teologia della liberazione” che si
diceva facesse ricorso a un’ermeneutica marxista: non era questa la posizione
dei gesuiti perseguitati dal regime militare, secondo l’arcivescovo di Buenos
Aires, né si poteva far risalire unicamente al Concilio Vaticano II il fatto
che vi fossero preti particolarmente impegnati con i poveri, come i cosiddetti
“curas villeros” (preti delle
baraccopoli). In realtà, diceva
Bergoglio,
“la scelta dei poveri
risale ai primi secoli del cristianesimo. È nello stesso Vangelo. Se io oggi
leggessi come omelia alcuni dei sermoni dei primi Padri della Chiesa, del
II-III secolo, su come si debbano trattare i poveri, direste che la mia omelia
è da marxista o da trotzkista. La Chiesa ha sempre onorato la scelta di
preferire i poveri. Considerava i poveri il tesoro della Chiesa. Durante la
persecuzione del diacono Lorenzo che era amministratore della diocesi, quando
gli chiesero di portare tutti i tesori della Chiesa, si presentò con una marea
di poveri e disse: “Questi sono i tesori della Chiesa”[1]…
Durante il Concilio Vaticano II si riformulò la definizione della Chiesa come
popolo di Dio ed è da lì che questo concetto si rinforza e, nella seconda
Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano a Medellin, si trasforma nella forte identità
dell’America Latina”.