giovedì 12 dicembre 2013

RISPONDERE AL PAPA


di Raniero La Valle           
                                                                                                                                           
   Gli risposero
  (Marco 8,28; Luca 24,19)
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La Comunità San Francesco Saverio di Trento, il gruppo di credenti “Chiccodisenape” di Torino, la Comunità di San Paolo di Roma, la Scuola di antropologia “Vasti”, i gruppi di “Noi siamo Chiesa”, la Comunità di Sant’Angelo e il Laboratorio Sinodalità laicale LaSila di Milano, donne cattoliche e moltissimi altri gruppi e persone, per parlare solo dell’Italia, stanno preparando le risposte ad un questionario. Ma questa volta dovranno usare carta, busta e un francobollo, e spedire le risposte entro il 31 dicembre a Mons. Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi, c/o Segreteria del Sinodo, via della Conciliazione 34 - 00120 Città del Vaticano, perché si tratta di rispondere a tutte o ad alcune delle trentotto domande che il papa Francesco ha fatto rivolgere a tutta la Chiesa per prendere decisioni pastorali e teologiche su temi cruciali della famiglia e della condizione umana sulla terra. 

E’ una novità.
Fu Pio XII che per primo fece un timidissimo accenno a un’opinione pubblica nella Chiesa, alludendo a una qualche voce in capitolo dei fedeli, ma la cosa non ebbe alcun seguito. Arrivò poi il Concilio, e la parola la diede ai vescovi, ma poi fu tolta anche a loro: Paolo VI decise da solo sulla contraccezione e ne blindò il divieto nella “Humanae vitae”, e poi si inventò un Sinodo dei vescovi senza alcun potere, senza collegialità e con i dibattiti tenuti segreti, e riservati al buon uso del papa. Così per cinquant’anni la grande idea riformatrice del Concilio di una Chiesa identificata col popolo di Dio e governata dal papa e dai vescovi in comunione con lui è rimasta lettera morta, e non a caso la compagine cattolica è giunta alla crisi devastante che ha portato alle dimissioni di Benedetto XVI.
Continua...

giovedì 5 dicembre 2013

Un manifesto di economia democratica


Papa Francesco: dallo sfruttamento all’esclusione.
Pubblichiamo questo stralcio della lettera di papa Francesco “Evangelii Gaudium” del 24/11/2013 che potrebbe essere un manifesto di economia democratica.
I. Alcune sfide del mondo attuale
52. L’umanità vive in questo momento una svolta storica che possiamo vedere nei progressi che si producono in diversi campi. Si devono lodare i successi che contribuiscono al benessere delle persone, per esempio nell’ambito della salute, dell’educazione e della comunicazione. Non possiamo tuttavia dimenticare che la maggior parte degli uomini e delle donne del nostro tempo vivono una quotidiana precarietà, con conseguenze funeste. Aumentano alcune patologie. Il timore e la disperazione si impadroniscono del cuore di numerose persone, persino nei cosiddetti paesi ricchi. La gioia di vivere frequentemente si spegne, crescono la mancanza di rispetto e la violenza, l’inequità diventa sempre più evidente. Bisogna lottare per vivere e, spesso, per vivere con poca dignità. Questo cambiamento epocale è stato causato dai balzi enormi che, per qualità, quantità, velocità e accumulazione, si verificano nel progresso scientifico, nelle innovazioni tecnologiche e nelle loro rapide applicazioni in diversi ambiti della natura e della vita. Siamo nell’era della conoscenza e dell’informazione, fonte di nuove forme di un potere molto spesso anonimo.
No a un’economia dell’esclusione
53. Così come il comandamento “non uccidere” pone un limite chiaro per assicurare il valore della vita umana, oggi dobbiamo dire “no a un’economia dell’esclusione e della inequità”. Questa economia uccide. Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentre lo sia il ribasso di due punti in borsa. Questo è esclusione. Non si può più tollerare il fatto che si getti il cibo, quando c’è gente che soffre la fame. Questo è inequità. Oggi tutto entra nel gioco della competitività e della legge del più forte, dove il potente mangia il più debole.
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