Colloquio con Raniero La Valle: parla del suo ultimo libro “Paradiso e libertà”. Protagonista l’uomo, «quel Dio peccatore». Paradiso da salvare da chi pretende l’appalto del potere del mondo e taccia di moralismo le critiche al suo impero, dall’alba dei tempi a Berlusconi
di Maurizio Chierici
L’ultimo saggio di Raniero la Valle completa la trilogia pubblicata da Ponte alle Grazie: “Prima che l’amore finisca” analizza l’eredità del Novecento e “Se questo è un Dio” risponde alla questione di Dio che la modernità aveva chiuso. Quel Dio morto negli anni ’60, il Dio che la borghesia del benessere rifiuta di incontrare o nega di aver mai conosciuto.
• Perché il libro riprende il filo dei saggi che lo precedono?
Perché avevo un debito. Io fin da piccolo sono stato nella Chiesa, ho patito la guerra, sono andato all’Università, ho diretto un quotidiano, ho vissuto il Concilio Vaticano II e ne ho raccontato, prima di ogni altro storico, la storia, perché ne facevo giorno per giorno la cronaca mettendo insieme notizie, documenti e testimoni. Sono stato sedici anni in Parlamento, prima al Senato poi alla Camera, ho partecipato per breve tempo al governo di Roma da un ufficio che stava sotto Marco Aurelio nella piazza del Campidoglio, ho girato molte terre, alcune in fiamme, ho conosciuto persone straordinarie di ogni mondo, mi sono sposato due volte (scomparsa la mia prima moglie), non ho figli ma tanti nipoti e nipotini che talvolta è perfino difficile ricordarne il nome, e a questo punto qualcuno potrebbe chiedermi: “Che cosa hai capito?” A suo modo questo libro, come i due precedenti, è una risposta.
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