sabato 12 ottobre 2024
L'IPOTESI ESCLUSA
sabato 27 luglio 2024
O i giochi o la guerra
domenica 7 luglio 2024
VACILLA L'EUROPA DI ARMI E DI GUERRA
domenica 16 giugno 2024
L'INTELLIGENZA E' FINITA
giovedì 30 maggio 2024
IN RIGA ED IN ARMI
Un fantasma si aggira per l’Europa: l’esercito europeo da
istituire, come se non bastassero quelli che ci sono. Non tutti i partiti e le liste che si
contendono il potere in Europa dicono esplicitamente di volerlo, ma tutti
dicono di volere una politica estera e di difesa comune, il cui avvento sarebbe
il coronamento dell’Unione Europea, cioè il suo pervenire a uno stato di
perfezione. Di questo adempimento finale l’esercito europeo sarebbe la
condizione e lo strumento. Quelli del governo e i politici di Bruxelles dicono
poi di volere uno sviluppo dell’industria delle armi, di cui l’esercito europeo
sarebbe il primo committente e cliente.
Il Partito Democratico e l’aggregato Sinistra-Verdi danno ad intendere
che questa evoluzione verso il decisionismo europeo sarebbe una cosa di
sinistra; del resto D’Alema dopo la guerra jugoslava sostenne che politica
estera e difesa vanno insieme e che senza guerra una politica estera e uno
Stato non esistono nemmeno.
Al contrario non si tratta di una cosa di sinistra, bensì di
una politica di destra e di guerra. Essa è congeniale allo Stato moderno, come
è stato inventato da Thomas Hobbes, che lo ha descritto come un Leviatano, un
mostro biblico, ovvero un uomo collettivo, un lupo artificiale dai denti di
ferro. Si tratta dello Stato sovrano, che non riconosce nessuno sopra di sé,
che perciò per farsi giustizia non ha altro mezzo che la guerra, e si
identifica con lo “ius ad bellum”, col diritto di guerra.
Nella prossima legislatura del Parlamento europeo, in cui
questo nodo verrà al pettine, l’Europa si suicida o si salva.
Si suicida se vorrà inseguire e afferrare questa chimera
della “difesa comune”. Prima di tutto, che cosa significa “difesa”? Oggi si
chiama “difesa”, ma è un eufemismo, le è stato solo cambiato nome, sono della
Difesa i ministeri che prima erano della guerra. Un’Europa che si conformi
definitivamente a questo modello, non sarebbe più né una Comunità né un’Unione,
ma diventerebbe un Super-Stato, come gli altri che sono sulla scena, e che non
riescono a convertirsi in qualche altra cosa di più umano, sia sul piano
interno che sul piano internazionale.
Ma in secondo luogo, difesa da chi? Chi ci minaccia? Si dice
che si tratta della difesa dei confini esterni dell’Unione. Secondo l’attuale
governo si tratterebbe di difenderli anche dall’ingresso dei migranti, ma al di
fuori di questa aberrazione non è chiaro da chi l’Europa dovrebbe difendersi.
Quello che oggi viene venduto come il “casus belli” più incombente, ovvero
un’invasione russa che seguirebbe a quella dell’Ucraina, non è che una “fake
news” non creduta nemmeno da chi la propaga; al contrario ciò che si dovrebbe
fare con la Russia sarebbe di riconoscere che anch’essa è Europa ed è qui che
la Russia deve ritrovare il suo posto: sarebbe questa la “grande Europa”
geografica e storica, di cui parla il Papa e che era prefigurata già da de
Gaulle, “dall’Atlantico agli Urali”. All’infuori di ciò non si vede da che cosa
l’Europa dovrebbe difendersi, se non si pensa a un’offesa che venga dall’America,
dalla Cina, o dai Paesi del BRICS, il vecchio Terzo Mondo. O forse ci vuole la
guerra per propagare e difendere i famosi “valori occidentali” rispetto al
“resto del mondo”?
E chi deciderebbe in materia di guerra e pace, e dei
rapporti da Potenza a Potenza? Si parla con riprovazione della regola del voto
all’unanimità, che viene stigmatizzato come “diritto di veto” da liquidare
mediante una riforma dei Trattati. Dunque una guerra che venisse decisa da una
maggioranza, sia pure qualificata di Stati, obbligherebbe tutti gli altri a combatterla?
E se a fare la differenza fossero piccoli Stati, o Stati sacrificali, come è
oggi l’Ucraina, e fossimo costretti alla guerra da Cipro, Malta, Lussemburgo,
Lituania e simili (non San Marino, che non fa parte dell’Unione), dovremmo
senza discutere “ruere ad armas”, correre alle armi? E in un’Europa
distrutta che ne sarebbe della Svizzera, che non c’entra niente? Ma questa è la
democrazia, dicono. Ma la democrazia non è fatta solo di obbedienze e di sì, è
fatta anche di “no”, col “no” abbiamo salvato la Costituzione dalle cattive
riforme, i “cattolici del no” non ci sarebbero stati, e non potremmo opporci
all’avvento del premierato forte, di quelli che decidono guerra e immolazione
per tutti, come alcuni di quelli che sono in giro e che vorrebbe introdurre la
Premier reversibile Meloni. Che se poi tutti i 27 non fossero in riga e in
armi, l’Europa, come soggetto politico. si
dissolverebbe.
Raniero La Valle
Tutto questo vuol do
lunedì 20 maggio 2024
APPELLO ALLA SOCIETÀ
CIVILE PACIFICA
Da molte parti, in occasione delle elezioni europee, si fa
appello alla società civile e alle sue esternazioni e iniziative di pace, in
contrapposizione alle politiche dei partiti indifferenti o consenzienti alla
guerra.
Ma come fa la società civile, ignorando o “snobbando” le
elezioni, a lasciare che la guerra, e il sistema di guerra, restino in queste
mani?
Eppure la società civile, misurandosi con la politica, cioè
con i luoghi e i soggetti cui si devono le decisioni, a cominciare da quelli
elettorali, ha potuto in passato influire sul corso delle cose.
Venendo dalla società civile siamo andati a Sarajevo per
rompere l’assedio e ci siamo arrivati in cinquecento. Abbiamo promosso una
missione parlamentare indipendente a Bagdad per scongiurare Saddam Hussein a
non esporsi alla violenza della potenza militare americana, di cui avevamo
fatto esperienza nella nostra ultima guerra, e magari fossimo stati ascoltati.
I giovani delle università americane stracciando le cartoline precetto hanno
concorso a far finire la guerra del Vietnam. Abbiamo raccolto un milione di
firme in Sicilia contro i missili a Comiso, e infine sono stati rimossi non
solo i Cruise ma anche i Pershing. Abbiamo contribuito, attraverso gli apporti
alla Televisione di Stato, a far crescere nel Paese la coscienza della pace, e a
far ripudiare come ormai obsoleta la guerra. Abbiamo lottato contro la “piccola
Europa” che finiva alla cortina di ferro, sognando l’”Europa dall’Atlantico
agli Urali”, amica ma autonoma degli Stati Uniti, come proposta per primo dal
generale De Gaulle, e poi da molti altri leader europei, fino a Gorbaciov, Sarkozy,
Medvedev e alla Russia di Putin. Abbiamo obiettato contro la nuova cortina di
ferro e il Mediterraneo blindato che dividono tutto l’Occidente dal “resto del
mondo”, ascoltando il grido di pace di papa Francesco; e non parliamo qui delle
vittime della società civile che hanno pagato con la vita pace lavoro e
democrazia, da Pio La Torre a Vittorio Bachelet, da Falcone a Borsellino, da Marco
Biagi a Bologna ad Accursio Miraglia a Sciacca. E tutto ciò sempre in rapporto
alle istituzioni diversamente competenti.
Oggi la società civile è chiamata a dire a Biden che non è
con la “competizione strategica”, cioè con la minaccia militare più forte e più
letale di tutte, che si ottiene se non il dominio almeno l’egemonia sul mondo,
e che il mondo è più grande e variato e complesso di quanto lui pensi, così da
non poter essere soggiogato sotto un unico potere e un unico dollaro. La
società civile non può continuare a vedere senza batter ciglio gli arti
perduti, i corpi mutilati, le donne gravide sventrate, le incubatrici
rovesciate, i medici uccisi, le moschee e le chiese distrutte, i corpi
insepolti, la popolazione braccata dell’eccidio di Gaza; non può vedere il popolo
ebreo sparso nel mondo di nuovo in pericolo e ingiustamente messo sotto accusa
a causa delle azioni del governo e dei soldati di Israele, non può rassegnarsi
al fatto che ebrei e palestinesi si ritengano alternativi, che non possano
riconciliarsi e vivere insieme in una terra oltraggiata ma da entrambi amata e
non solo agli uni promessa. La società civile sa che l’Europa comprende anche
la Russia, che essa non deve essere divisa da nuove più micidiali cortine, e se
un’alleanza la difende un’alta ed altra politica la può pacificare ed unire. La
società civile sa che la guerra mondiale a pezzi si è insediata nei pensieri e
nelle armi dei potenti, ma non nel cuore dei popoli, e che se non noi, dovranno
i nostri figli trovare le vie della pace e scongiurare la fine.
E allora pensiamo che la società civile abbia la forza per fare
dell’Europa un soggetto politico autorevole al fine di promuovere un’altra idea
del mondo e salvaguardarlo oggi e per le generazioni future; che perciò la
società civile, a cominciare dalla galassia pacifista o dai monasteri
contemplativi a cui scriveva La Pira nel pieno della guerra fredda, non possa dare per perdute o vane le elezioni
europee, non possa mettersene fuori
rincorrendo altrimenti i suoi ideali e possa invece esprimere un voto non
inutile, se candidati degni e avversi
alla guerra si offrono in diversi modi al suffragio e c’è anche una lista di
scopo che privilegia Pace, Terra e Dignità per tutte le creature. Pensiamo
infine che sia questo il momento in cui i venti milioni di astenuti debbano
tornare alle urne per rivalutare la democrazia rappresentativa, dopo aver visto
come due premierati forti, perché inarginati da elettorati e Parlamenti, quelli
cioè di Netanyau e Zelensky, abbiano trasformato la difesa in
vendetta e in suicidio sacrificando i loro stessi popoli. È questo il momento in cui
si deve tornare dalla propaganda al pensiero politico, e dal personalismo al primato
del bene comune. Perché anche quelli che
dicono di volere la pace, non sanno come si fa, non sanno che non se ne può
salvare uno alla volta, si devono salvare tutti insieme.
Roma, Pentecoste 2024
Raniero La Valle, Domenico Gallo, Agata Cancelliere, Domenico
Mogavero, già vescovo di Mazara Del Vallo, Maurizio Serofilli (Comitati
Dossetti per la Costituzione), Michele Santoro, Alberto Benzoni (Movimento per
il Socialismo), Enrico Peyretti, Giancarla Codrignani, Anna Sabatini……….
giovedì 11 aprile 2024
LE FIRME PER PACE TERRA DIGNITÀ
martedì 2 aprile 2024
Un'era prebellica?
ALL'ARMI SIAM POLACCHI
Molte
cose inquietanti sono successe nel Venerdì Santo di quest’anno 2024. La lettura
dei giornali quel giorno ha dispensato a piene mani, in modo irresponsabile e minatorio
insieme, previsioni di morti e di disperazioni di massa.
Innanzitutto
sui giornali di tutta Europa, dal Die Welt tedesco al Figaro parigino,
da Le Soir belga al Pais spagnolo, dal Tag di Zurigo alla
Repubblica italiana, come sulla Tribune
de Genève e la Gazeta Wyborcza di Varsavia, ha risuonato una
chiamata alle armi del Primo Ministro polacco Donald Tusk. Secondo il premier polacco la guerra non è
più, per l’Europa, una cosa del passato, essa è già reale, dura da più di due
anni, e ogni scenario è possibile; e benché ciò sia “devastante”, soprattutto
per i più giovani, dobbiamo abituarci (e abituare anche loro) a una nuova era
che è cominciata, “una nuova era prebellica”, ogni giorno più evidente. Però a
questa guerra ancora non siamo pronti, ha detto, sicché i prossimi due anni
saranno decisivi per riarmarci, e per investire nella “difesa” almeno il 2 per
cento del PIL, se non addirittura, come fa la Polonia, il 4 per cento.
Non è
chiaro perché dovremmo fare questa guerra; ciò che si dà per scontato, sulla Repubblica,
è che ci sono “minacce sempre più fosche
che vengono da Mosca”; per il premier polacco è decisivo il fatto che nel
destino dell’Ucraina, di cui non si può nemmeno ipotizzare che perda la guerra,
è compreso il destino non della sola Polonia e dell’Unione Europea, ma
dell’intero Occidente. In ogni caso ciò che è più importante per la
sicurezza europea, secondo lui, è il
cosiddetto “Triangolo di Weimar”, cioè il blocco di Polonia, Francia e Germania;
a essere chiamata in causa è però anche l’Italia di Giorgia Meloni: il leader
polacco non ha dubbi sull’Italia, ed è stato colpito dalla “passione” con cui la
Meloni “ha difeso le scelte filoucraine nel Parlamento italiano”.
Si può
osservare peraltro che paradossalmente è proprio il destino dell’Ucraina che è
sacrificato, perché mentre si vuole che combatta fino alla fine, le si toglie poi
il pane per vivere: il premier polacco dice infatti di dover difendere i propri
contadini e camionisti, che sul confine sono in lotta con i contadini ucraini
per non farne entrare i prodotti, e chiede al Consiglio d’Europa e ottiene da
Francia Italia ed Austria di negare all’Ucraina i benefici del libero scambio:
che le armi passino, ma le dogane restino.
Ma
perché questa ineluttabilità della guerra? Secondo la Repubblica ci sono
prove incontestabili dell’escalation che ci starebbe portando al confronto
finale. La prima di queste prove sarebbe stato il missile che è caduto in
territorio polacco il 15 novembre 2022, uccidendo due persone. Si credette che
fosse russo, ma poi risultò, spiega la Repubblica, che era della
contraerea ucraina. E allora dov’è l’escalation? Il secondo sarebbe stato il
ritrovamento da parte della Romania, il 6 settembre 2023, dei rottami di un
sospetto drone russo, rottami che secondo il governo avrebbero “seriamente violato”
la sovranità di un Paese Nato. Il terzo casus belli sarebbe stato il fatto che
un razzo russo il 24 marzo 2024 avrebbe violato ”brevemente” lo spazio aereo della
Polonia: “eravamo pronti a intercettarlo”, si è gloriato il ministro della
difesa polacco. E questi sarebbero precedenti da terza guerra mondiale?
Un
altro precedente è stato offerto peraltro lo stesso giorno da due caccia
italiani che hanno intercettato, per conto della Polonia e della Nato, due Iliuscin russi che volavano sulle acque
internazionali del mar Baltico: ma non avevano “intenzioni ostili”, come hanno
riconosciuto le autorità occidentali, sicché a essere ostili si sono dimostrati
piuttosto gli aviogetti italiani.
Per
combattere questa guerra, spiega nello stesso tempo il Corriere della Sera
rifacendosi a fonti Nato, ci vorranno 300.000 uomini dispiegati sul fianco est
dell’Europa; 100.000 sarebbero già in Polonia, gli altri 200.000 dovrebbero
essere schierati entro giugno, compresi gli italiani (così si potrebbero
inaugurare le Forze Armate europee insieme al nuovo Parlamento di Strasburgo).
Queste
sono le notizie che ci sono state fornite
il giorno di venerdì santo, quasi a inglobare in un’unica morte quella
di Gesù e quella promessa a popoli interi. A meno che non ci sia nulla di reale
in questi vaniloqui, e sia tutta e solo propaganda. Secondo un leggiadro
frasario fornito dai giornali quello stesso giorno, potrebbe infatti anche
trattarsi non di drammatiche prospettive, ma di “pura propaganda, anzi sterco”,
roba quindi da non prendersi sul serio. Come ha riferito “Il Fatto”, il portavoce
del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, parlando dei
russi, ha spiegato: “Mio nonno diceva che i migliori venditori di letame ne
hanno sempre un campione in bocca. I funzionari russi sono dei bravi
venditori”. Gli ha risposto la portavoce del ministro degli esteri russo, Maria
Zacharova, che averlo in bocca non è
abitudine dei russi, ma degli americani: “Ora è chiaro, ha detto, perché negli Stati Uniti è comune
l’espressione: lavarsi la bocca col sapone”.
A
completare la giornata di quel venerdì di Pasqua è venuto infine ciò che Putin
ha detto parlando a braccio in un incontro coi
piloti dell'aeronautica militare russa nella regione occidentale di Tver,
e poiché, come dicevano i latini “audiatur et altera pars”, è bene sapere che
cosa ha detto davvero, secondo una trascrizione letterale delle sue parole:
“Nel 2022 per la difesa gli Stati Uniti hanno speso 811
miliardi di dollari, e la Federazione russa 72 miliardi; 72 e 811: la
differenza è evidente, più di 10 volte” ha detto il presidente russo. “Il 39
per cento della spesa globale per la
difesa è degli Stati Uniti, e la Russia il 3,5 per cento. E tenendo presente
questo rapporto noi combatteremmo contro la Nato? È semplicemente una
sciocchezza. Inoltre cosa stiamo facendo
adesso con la nostra operazione militare speciale? Proteggiamo la nostra gente
che vive nei nostri territori storici. Se dopo il crollo dell’Unione Sovietica,
come proposto dalla Russia, si fossero costruite relazioni di sicurezza
completamente nuove in Europa, non sarebbe successo niente di simile a oggi: terremmo
semplicemente conto dei nostri interessi nel campo della sicurezza, di cui
parliamo anno dopo anno, da decennio a decennio: ma solo completa ignoranza.
Sono arrivati direttamente ai nostri confini. Ci stavamo forse muovendo verso i
confini di quei Paesi che fanno parte del blocco Nato? Non abbiamo toccato
nessuno. Si stavano muovendo verso di noi. Abbiamo attraversato l’oceano fino ai
confini degli Stati Uniti? No, si stanno avvicinando a noi, e si sono
avvicinati. Che cosa stiamo facendo? Proteggiamo solo la nostra gente nei
nostri territori storici. Pertanto ciò che dicono sul fatto che attaccheremo l’Europa
dopo l’Ucraina è una
totale assurdità. Intimidiscono la loro
popolazione al solo scopo di estorcere denaro a loro, alla loro gente, Oltre
tutto tenendo presente che la loro economia si sta contraendo e il tenore di vita sta diminuendo: è
elementare, tutti lo riconoscono, questa non è propaganda, questo è ciò che sta
accadendo nella realtà. Hanno bisogno di giustificarsi, quindi spaventano la
loro popolazione con una possibile minaccia russa e loro stessi diffondono i
loro dettami al mondo intero. La Nato è l’organizzazione del blocco
nord-atlantico: Atlantico del Nord, dove sta andando adesso? Si sta diffondendo nella regione dell’Asia
Pacifico, nel Medio Oriente, in altre regioni del mondo e stanno già entrando
in America Latina. E tutto con vari pretesti, sotto diverse salse. È sempre la
stessa cosa, lì stanno promuovendo la Nato e trascinando con sé i loro
satelliti europei. Quelli credono che tutto ciò corrisponda in qualche modo ai
loro interessi nazionali. Hanno paura di una Russia grande e forte, anche se lo
fanno invano. Noi non abbiamo intenzioni aggressive nei confronti di questi
Stati. Non avremmo mai fatto nulla in Ucraina se non ci fosse stato un colpo di
Stato, e poi le operazioni militari nel Donbass. Hanno iniziato la guerra nel
2014, hanno usato semplicemente l’aviazione, tutti hanno visto questi bombardamenti
quando hanno colpito Donetsk, bombardando una città pacifica con missili dal
cielo. Ciononostante abbiamo comunque
accettato gli accordi di Minsk. Poi si scopre che ci hanno imbrogliati ritardando
di otto anni e alla fine ci hanno semplicemente costretto a passare a un’altra
forma di protezione dei nostri interessi e della nostra gente. Tutto lì. Pertanto è una totale assurdità la
possibilità di un attacco ad altri Paesi, alla Polonia, agli Stati baltici, e stanno
spaventando pure i cechi. Sciocchezze. Un altro modo per ingannare la
propria popolazione ed estorcere spese aggiuntive alle persone. Null’altro. Domanda:
i Paesi della Nato stanno pianificando di fornire i loro caccia all’Ucraina: i
media stanno discutendo del fatto che gli aerei F 16 saranno utilizzati nella
zona dell’operazione militare speciale contro truppe e strutture russe, anche
dal territorio dei Paesi della Nato. Ci sarà permesso di colpire questi
obiettivi negli aeroporti della Nato? In primo luogo se consegnano gli F 16, e
pare che stiano addestrando i piloti, questo non cambierà la situazione sul
campo di battaglia, e distruggeremo i loro aerei come ora distruggiamo i loro
carri armati, i veicoli corazzati e altre attrezzature compresi i sistemi di
razzi a lancio multiplo. Naturalmente se
vengono utilizzati da aeroporti di Paesi terzi, diventano per noi un obiettivo
legittimo, non importa dove si trovino; e gli F 16 sono anche portatori di armi
nucleari, e dovremo tenerne conto anche
quando organizzeremo il lavoro di combattimento”.
Dunque Putin, dal quale dovrebbe venire la guerra in
Europa, è il primo a non crederci. Ci crede di più la Polonia: e forse tocca a
noi ora salvare la Polonia, non indurla in tentazione, impedire che faccia la
fine dell’Ucraina.
Continua...