sabato 25 gennaio 2025
SESTO GIORNO
E fu sera e fu mattina: sesto giorno. E infine l’era Trump ha avuto la sua foto notizia, la sua icona: una lunga teoria di deportati avvinti a un’unica catena e avviati verso l’aereo militare per l’espatrio. E Dio vide quanto era stato fatto, ed ecco, era cosa molto cattiva. E in un attimo cadeva miseramente il mito del sogno americano, il mito dell’Occidente Terra di libertà e dei diritti umani. Terra di democrazia da esportazione contro le autocrazie del “resto del mondo” che non ha la grazia di essere Occidente.
Lo sappiano gli alleati degli Stati Uniti che hanno nel loro DNA il sacramento della comunione atlantica. Lo sappia Israele che negli Stati Uniti mette la garanzia della propria sicurezza e la fonte della sua politica. Israele che conduce ancora le sue guerre appellandosi alle promesse bibliche, dovrebbe ricordare la deportazione delle sue tribù immigrate in Canaan, quando sui fiumi di Babilonia, il salmista nella trascrizione di Quasimodo, faceva dire agli esuli: “E come potevamo noi cantare con il piede straniero sopra il cuore. Alle fronde dei salici, per voto, anche le nostre cetre erano appese, oscillavano lievi al triste vento”. Oggi non solo le cetre dei Migranti, non solo le nostre cetre, ma le cetre di tutto il mondo sono appese agli alberi delle nuove Babilonie della sconfitta umana.
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