di Raniero La Valle
Il Papa
non si era ancora dimesso, Monti non aveva ancora osato paragonare i sindacati
che chiedono lavoro agli sfasciacarrozze che promettono la luna, Berlusconi non
aveva ancora compiuto un ennesimo tentativo di corruzione dell'elettorato
annunziando la restituzione dell'IMU, quando Fausta, ai primi di febbraio, è venuta a mancare. Dalla prima
notizia lei sarebbe stata edificata, della seconda sarebbe stata incredula, la
terza l'avrebbe fatta inorridire. Da quando era tornata in Italia, dopo che per
una vita si era occupata a Bruxelles del marito e dei figli e aveva servito la
causa dell'ascesa delle donne nella Comunità Europea, aveva contratto una
vera passione per la Costituzione e per la politica italiana. Lo si potrebbe
chiamare un "patriottismo costituzionale", tanto che un esponente di
"Libertà e
giustizia" nel ricordarla l'ha definita come una "patriota",
simile a qualcuna delle donne del Risorgimento. Dunque, col suo patriottismo
costituzionale, avrebbe sofferto per la noncuranza governativa riguardo al
lavoro, che è a
fondamento della Costituzione, e per l'illecito costituzionale di fare della
materia fiscale un baratto elettorale.
Fausta
Deshormes La Valle era mia sorella.
Quando è morta era impegnata in un'ultima battaglia nei riguardi della Commissione Europea perché si rompesse il silenzio sul fatto che molti funzionari che avevano lavorato nella palazzina degli uffici europei di
Bruxelles, infestata dall'amianto, erano a rischio di scoprirsi un meliotelioma, il cancro di cui stava morendo.
Quando è morta era impegnata in un'ultima battaglia nei riguardi della Commissione Europea perché si rompesse il silenzio sul fatto che molti funzionari che avevano lavorato nella palazzina degli uffici europei di
Bruxelles, infestata dall'amianto, erano a rischio di scoprirsi un meliotelioma, il cancro di cui stava morendo.
L'amore
tra i fratelli ha questo di particolare, che mentre tutti gli altri amori,
anche i più
importanti, durano solo per un periodo della vita, quello tra fratelli
attraversa tutta la vita, dalla culla, dall'infanzia, fino alla morte. Per
questo quando si vuole dire che gli uomini si devono amare, si dice che devono
amarsi come fratelli, cioè sempre.
Come
fratello posso dire che la vita di Fausta è stata un itinerario verso la luce. Poiché, come ha lasciato detto, la
vita era stata bella, non aveva alcuna fretta di morire, peró sapeva che alla fine ci
sarebbe stata la luce. Ne aveva fatto esperienza una volta che aveva avuto un
incidente d'auto; mentre era in stato d'incoscienza, le sembrava di percorrere
un tunnel oscuro, in fondo al quale c'era una luce. Poi si accorse che era la
luce del comodino; ma quando si risvegliò a quella luce, trovò una mano amica che stringeva la sua, era la mano di
Philippe, il suo amore. Da allora ha sempre pensato che la morte fosse arrivare
a una luce dove c'era una mano che la aspettava, per stringere la sua.
Perció, quando è davvero arrivata la morte,
l'ha abbracciata con leggerezza, dandoci la bella notizia che la morte, accolta
con docilità, è dolce e bellissima.
La sua
agonia è
stata lunga, è durata
due giorni, e per più di un giorno è stata un ininterrotto colloquio con i figli, con le
nipoti, i fratelli. È stata una vera agonia, e l'agonia, come dice la parola, è un agone, un combattimento
con la morte. Perché la morte deve essere combattuta; la morte non è il nostro destino, non è una pena da scontare, non è un nemico a cui arrendersi,
tanto meno deve essere il salario per un lavoro in fabbrica o in un ufficio
pubblico europeo; la morte è il limite della creatura. Peró questo lotta per Fausta è stata una lotta non violenta.
Conflitto, sì, ma
non violento. Nella mia esperienza io ho visto molti conflitti e ho sentito
molti appelli alla nonviolenza, come a un resistere vero. Nella morte di Fausta
c'è
stato un vero conflitto, perché la vita era bella, e una vera non violenza perché anche la morte potesse
carpire un riflesso e un raggio della bellezza della vita.
Questa è stata la pedagogia di quelle
ore; un insegnamento, che forse puó servire a molti, sul che fare con la morte: un vero
conflitto, una vera non violenza, una vera pace. Resistenza e pace.
Raniero La Valle
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