di Raniero La Valle - da Il Manifesto, 8-8-2015
Papa Francesco aveva già detto, dopo un’ennesima strage di migranti al
largo di Lampedusa: «È una vergogna». Questa vergogna non ha fatto che
ripetersi, per mesi, e c’è anche qualcuno che si rallegra perché
l’Europa adesso mostrerebbe un po’ più di sensibilità, c’è perfino una
nave irlandese che partecipa alle operazioni di tumulazione nel Mediterraneo
di centinaia e centinaia di profughi, mentre una parte
ne salva.
Intanto la Francia sigilla la frontiera di Ventimiglia, l’Inghilterra
stabilisce una linea Maginot all’ingresso dell’Eurotunnel della Manica,
l’Ungheria alza un muro e l’Italia è tutta contenta perché ha posto
fine all’unica cosa buona che era riuscita a fare, l’operazione «Mare
Nostrum», ed è rientrata nei ranghi dell’Europa perché sia chiaro che
la vita negata ai profughi non è una scelta solo dell’Italia, ma
è un sacrificio collettivo che tutta l’Europa offre a se stessa
avendo cessato di essere umana.
Ed ecco che il papa Francesco dà il nome alla cosa: respingere
i profughi è guerra, e cacciare via da un Paese, da un porto,
da una sponda i migranti abbandonati al mare, è violenza omicida.
Lo dice nell’anniversario del delitto fondatore di questa fase della
modernità, lo dice nei giorni di Hiroshima e Nagasaki.
Quando aveva denunciato che la guerra mondiale non era finita, perché
nella globalizzazione si sta combattendo una guerra mondiale «a pezzi»,
era sembrato che parlasse per metafore; ma oggi mette le cose in chiaro: la
guerra è questa, i garantiti contro i disperati, un mondo
che voleva abolire le frontiere e ne ha alzate altre più spietate
e invalicabili, contro un’umanità senza patria né asilo che invano
cerca salvezza.
E se è una guerra, una guerra non dichiarata e non tutelata da
alcun diritto, nemmeno umanitario, gli atti che vi si compiono sono crimini
di guerra. E questo vale per le vittime in fuga dalla Birmania
nell’Oceano Indiano, a cui il papa specificamente si riferiva,
e vale per le vittime che non riescono ad attraversare senza soccombere
la fossa comune del Mediterraneo.
Sono mesi e mesi che i siti nonviolenti, pacifisti,
o semplicemente umani, denunciano questi delitti perpetrati dai
governi europei, compreso il nostro, sollecitano appelli e firme dei
cittadini perché ci si risolva a dare l’unica soluzione vera al problema,
che è quella di aprire le frontiere, riconoscere l’antico diritto umano
universale di migrare, permettere ai profughi e ai fuggiaschi di
viaggiare al sicuro su treni, navi e aerei di linea. E sono mesi che
siti nostalgici e integralisti, invidiosi di papa Francesco, cercano
di screditarlo lamentandone la popolarità, e rallegrandosi se
quando parla ai poveri e ai movimenti popolari, come ha fatto in Bolivia,
il mondo per bene con i suoi media neanche lo ascolta.
La verità è che papa Francesco è l’unico che oggi ha parole
all’altezza del dramma storico che stiamo vivendo. Gli scartati della terra
sono i veri soggetti storici attorno a cui si deve costruire la
nuova convivenza, sono il fulcro dell’umanità di domani. E la giustizia
e il diritto devono garantire la «casa comune» e tutti i suoi
abitanti, a cominciare dal diritto a vivere, a prendere
terra, a riposarsi sotto qualsiasi sole. Questo dice il papa,
e non è una cosa impossibile, è solo una cosa non ancora
avvenuta.
Raniero La Valle
Raniero La Valle
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