Il 10 marzo 2016 Fabio Colagrande per
la Radio Vaticana
ha intervistato mons. Giuseppe Lorizio, il giornalista Marco Burini e Raniero La Valle per
un giudizio nel terzo anniversario dell’inizio del pontificato di papa
Francesco.
Per prima cosa Colagrande ha
chiesto quale fosse per ciascun interlocutore l’immagine più rappresentativa
del ministero del papa nell’ultimo anno.
Raniero
La Valle:
La mia immagine è quella del papa
che l’ultimo giorno del suo viaggio in Messico va sul confine americano, dove
vengono fermate maree immense di poveri, di profughi, di esuli, che vorrebbero
andare a trovare una vita migliore e su quel confine anche lui si ferma perché
anche lui non può passare, perché anche lui è uno di quei poveri, che si ferma
davanti al filo spinato, al muro della frontiera innalzata, davanti alle
pattuglie della polizia che impediscono l’ingresso. E questa immagine, di
questo papa che è lì sul confine, non lo può oltrepassare, si ricollega
all’altra grande scelta di papa Francesco quando andò a Lampedusa - fu proprio
una delle prime cose che fece tre anni fa dopo l’ascesa al pontificato - quasi a dire che il problema è lo
stesso a Lampedusa come in America, c’è un mondo provato, un mondo sofferente,
un mondo escluso, un mondo scartato ed è il papa che per loro si espone, si
spende, impegna la Chiesa.
Un’altra cosa che mi sembra importante è che lui però sul
confine degli Stati Uniti fa una cosa che i poveri non fanno e cioè benedice
quelli che li scacciano, che li fermano, benedice i suoi avversari e quindi
nello stesso momento in cui si ferma davanti al confine lo oltrepassa e dà
questo segno di comunione, che va al di là dell’inimicizia perché anche i
nemici bisogna amarli. E allora a me sembra che questa sia un’immagine forte
anche perché ci aiuta a capire il problema che spesso viene sollevato, se un
papa è uguale agli altri, se c’è un cambiamento.
Certo un papa è come gli
altri, sta nella Tradizione, però è il mondo che cambia; non era mai successo
che cinquanta milioni di persone fossero in rotta, fossero in cammino,
passassero da un Paese all’altro, non era mai successo che le acque potessero
innalzarsi a sommergere la terra, e allora è questa la novità; non è tanto che
un papa sia nuovo, sia diverso ma che il mondo a cui è mandato ad annunciare la
buona novella, la salvezza di Gesù, è cambiato, presenta esigenze diverse,
drammi diversi, urgenze diverse, e
allora è lì che il papa cambia, ma non cambia solo il papa, cambia tutta
la Chiesa. Io
penso che la domanda non è se il papa cambia, la domanda è se veramente cambia
la Chiesa, cioè se la Chiesa fa quella cosa che Francesco le chiede, e cioè di
muoversi, di cambiare, perché una Chiesa che sta ferma, una Chiesa che non si
fa spingere alla novità dello Spirito bisogna portarla in camera di
rianimazione.
La seconda domanda riguardava il
significato, l’obiettivo del Giubileo straordinario della misericordia che è
cominciato nel terzo anno del pontificato di Francesco.
Raniero
La Valle:
Sono d’accordo sulla
sottolineatura della parola misericordia. Il significato del Giubileo è che si
sta realizzando una strategia, e la strategia di papa Francesco è precisamente
la strategia della misericordia e l’abbiamo capito sempre di più; ma questa
linea è partita fin dal primo momento dell’inizio del pontificato; vorrei
ricordare che nel primo Angelus che papa Francesco celebrò dalla finestra di
san Pietro parlò di quella donna di Buenos Aires che gli aveva detto: padre,
senza la misericordia il mondo non può sussistere; questa è la cosa che papa
Bergoglio ha in mente, senza la misericordia il mondo non può neanche andare
avanti, non può continuare. Allora a me pare che la scelta di fare questo anno
della misericordia è la dichiarazione ormai esplicita ed estesa a tutto il
mondo di questa strategia, che vuol dire questo: per quattromila anni noi
abbiamo provato con il diritto, con la legge, con la giustizia, e siamo
arrivati alle tragedie di oggi, a un mondo in crisi come quello di oggi; papa
Francesco dice: dopo quattromila anni proviamo con la misericordia, proviamo a
cambiare la scala delle priorità, proviamo a cambiare il nucleo attorno a cui
si deve concentrare l’etica, la politica, l’economia, le relazioni
internazionali: la
misericordia. Non cercate tanto la realizzazione della legge,
del diritto che è sempre insufficiente, sempre carente, cercate la misericordia
e nella misericordia troverete anche la giustizia. E allora a me pare che avere indetto
un anno della misericordia dentro questo quadro vuol dire: badate non basta un
anno, dovrà cominciare un’età della misericordia, un tempo della misericordia,
se no questo mondo non avrà sorte, e questo Dio della misericordia non potrà
dispiegare la forza della sua salvezza.
La terza domanda mirava a
cogliere quale fosse la riforma più significativa risultante da questi primi
tre anni di pontificato di papa Francesco.
Raniero
La Valle:
Io citerei due riforme: la prima è
la riforma del messaggio; non è il messaggio che cambia ma è il modo di
annunciarlo che è cambiato. Lui l’ha detto nella Bolla di indizione del Giubileo,
rifacendosi al Concilio: parlare di Dio all’uomo di oggi in un modo più
comprensibile, e poi annunciare il Vangelo in modo nuovo. E’ la novità del
messaggio, è un altro messaggio in un certo senso, che arriva alla gente;
allora questa insistenza sul Dio misericordia, questa quasi ricapitolazione di
tutto l’immaginario su Dio intorno alla misericordia, vuol dire veramente
sradicare le vecchie cattive immagini del Dio vendicatore, del Dio giudice che
punisce, del Dio che si accanisce, che chiede sacrifici, è proprio un nuovo
annuncio di Dio. E questa riforma parte da quella straordinaria scelta ogni
mattina di dire la messa a Santa Marta davanti al popolo e di partire dal
Vangelo. Tutto il governo di ogni giorno di Francesco parte dal Vangelo. Questa
è la riforma secondo me più importante. L’altra – vorrei parlarne perché
altrimenti non si parla mai di riforme concrete – è una riforma che riguarda il
diritto canonico, la riforma del processo di nullità del matrimonio, è una
riforma importante, i canonisti ne sono rimasti sconcertati, perché? Perché la
riforma riconosce che la ratio, la
coerenza interna del nuovo processo di nullità, non è più quella di
un’istruttoria giudiziaria, ma è quella del discernimento e di una pietà
evangelica che raggiunge le persone. Quindi qui c’è una riforma concreta,
addirittura canonica, che cerca di prendere e di realizzare la riforma
dell’annuncio del messaggio.
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