A VILNIUS LA
NATO SI È PRESA IL MONDO
(Articolo pubblicato da “IL FATTO QUOTIDIANO”
del 25 luglio 2023)
Achtung, achtung, achtung, lo dico in tedesco perché da
bambino e c’era l’occupazione tedesca questa parola suonava come massimo
allarme. Attenzione, ci stanno rubando
il mondo. Credevamo di vivere in un mondo fatto di terre, culture, popoli e valori diversi, uniti ma ciascuno al suo
posto, distesi come su una sfera, che il
Papa chiama un poliedro; ed ecco che a Vilnius trentatre signori e signore, tutti insieme intessuti
in una bella foto di gruppo, si prendono il mondo, ma non tutto, lo riducono a
una sola immagine, la loro, vi riconoscono solo i loro valori, lo riducono alla
loro cultura, lo dotano di un’unica armata, lo chiamano “area euro-atlantica”,
eppure va da mare a mare, dall’Atlantico all’Indo-Pacifico, all’ Australia, al
Giappone, alla Nuova Zelanda, alla Corea del nord, e lo contrappongono ai
nemici, agli scartati e ai senza nome, e dicono che questo è il mondo, il solo
legittimato ad esistere e a vivere. E lo dicono in un documento di 33 pagine e
11.300 parole, nell’edizione inglese, che nessuno ha letto, nemmeno la Meloni,
perché nessuno legge più tante parole e del resto nella giornata di Vilnius
nemmeno ce ne sarebbe stato il tempo.
Tuttavia il documento che qualcuno ha recapitato al vertice NATO in
Lituania non era una sorpresa, perché in realtà trasferiva e imputava ai 33
Stati membri dell’Alleanza e ai loro partner e complici, i dettati e le visioni
dei due documenti, sulla strategia nazionale e la difesa nazionale degli Stati
Uniti, pubblicati nell’ottobre scorso dalla Casa Bianca e dal Pentagono. Da
Washington a Vilnius infatti tutto torna, tutto vale per l’America e per la sua
“impareggiabile” Corte: gli stessi nemici, la Russia, la Cina, l’Iran, la Corea
del Nord, il “terrorismo”, la stessa vittima che unifica tutti intorno
all’altare del sacrificio, l’Ucraina, la stessa determinazione all’uso anche
per primi dell’arma nucleare perché la deterrenza non basta più, la stessa idea
che il vecchio concetto di difesa è superato, perché oggi con le armi della
guerra non si decidono solo le guerre, ma le alternative di ogni tipo, la
gestione delle crisi, le politiche industriali, l’economia, il clima, i temi della “sicurezza umana”, perfino la
questione dell’uguaglianza di genere e la partecipazione delle donne: tutto ha
a che fare con la NATO, il nuovo sovrano, perché il suo approccio è “a 360
gradi” e i suoi tre compiti fondamentali, “deterrenza e difesa, prevenzione e
gestione delle crisi e sicurezza cooperativa”, devono essere adempiuti con
assoluta discrezionalità: “risponderemo a qualsiasi minaccia alla nostra
sicurezza come e quando lo riterremo opportuno, nell'area di nostra scelta,
utilizzando strumenti militari e non militari in modo proporzionato, coerente e
integrato”; e, come pare, a decidere nell’emergenza (ma questo non è stato
scritto) può essere anche il generale comandante della NATO senza interpellare
“la struttura”; insomma c’è il nucleare libero all’esercizio.
Vilnius decreta quindi lo stato del mondo. Dopo la rimozione del muro di
Berlino sembravano maturi i tempi per fare della intera comunità umana un
soggetto costituente, una “Costituente terra” per instaurare un
costituzionalismo mondiale; ed eccola ora questa Costituzione della Terra,
ammannita per grazia, “octroyée”, direbbero i francesi, e questa Costituzione è
la guerra, è il sistema di guerra, e la Terra ne è il poligono di tiro, prima
che il campo di battaglia.
C’è però una difficoltà: questo non è l’assetto scontato del mondo,
nonostante le filosofie che della guerra fanno uno stato di natura e della pace
invece un artificio, e le opinioni pubbliche non sono affatto inclini a
prendere la guerra come norma, come ambiente in cui vivere, e tanto meno la
vogliono i viziati dal benessere, i “giovani da divano”, come li chiama papa
Francesco. Dunque perché si persuadano alla guerra, bisogna che la guerra ci
sia, fin sulla soglia di casa, se no non può farsi, politicamente ed
emotivamente “ambiente di sicurezza”, sistema e struttura. Questo spiega perché
la guerra d’Ucraina non deve finire mai, e il vertice di Vilnius ha
perfettamente stabilito questo presupposto.
L’Ucraina è stata totalmente integrata nella NATO, ma bisogna far finta che
non lo sia, per non costringere la Russia a usare l’arma nucleare; Putin accusa
il colpo, deve stare al gioco, e si dice “pronto a trattare separatamente le
garanzie di sicurezza dell’Ucraina, ma non nel contesto della sua adesione alla
NATO”. E a Vilnius si assicura che questo non avverrà, che l’Ucraina entrerà nella
NATO solo a guerra finita, ed è la ragione per cui essa, come Biden ha voluto
fin dal principio, non deve avere fine; e Zelensky dopo la prima arrabbiatura
che gli è valsa l’accusa di “ingratitudine” da parte del ministro della difesa
inglese, è passato all’incasso ed ha lietamente manifestato il suo entusiasmo.
A scanso di equivoci, per rassicurare i suoi lettori ha spiegato tutto il Corriere della Sera, dando la parola al
colonnello dello stato maggiore ucraino e analista militare Oleg Zhdanov:
“negli ultimi 16 mesi noi ci siamo integrati nella macchina militare atlantica
come mai avremmo neppure sognato prima del 24 febbraio 2022; pur non appartenendo
ufficialmente alla NATO ormai il 90 per cento delle nostre procedure militari
segue i parametri NATO. ma c’è di più, ormai la metà dei nostri armamenti sono NATO,
i circa 40.000 uomini pronti a sfondare le linee russe sono vestiti, armati,
trasportati, addestrati dalla NATO; perfino le loro armi personali sono state
fornite dagli alleati”, e via enumerando: “i carri armati tedeschi Leopard 2, i
gipponi Humvee americani o i corazzati Bradley e Strykes, decine di tipi diversi
di blindati trasporto truppe, i cannoni
francesi a lunga gittata Caesar o quelli USA M777, i lanciarazzi americani
Himars, gli obici semoventi Krab
polacchi”, tutto corredato da assistenza, pezzi di ricambio, personale specializzato,
con una catena di interscambio e cooperazione
nel lungo periodo, anche se “è difficile dire quando l’Ucraina entrerà
nella NATO, forse mai”. E a questo punto il Corriere
passa la parola a Biden che dice che la Russia ha già perso, ed è spavaldamente
certo che non userà l’atomica.
E questa è la vera novità: l’arma nucleare non è più un tabù, gli Stati
Uniti e l’”Occidente allargato” ne sono così dotati, che nessun avversario o
“competitore strategico” oserà mai ricorrervi, questo è il calcolo
irresponsabilmente considerato a somma zero, che fonda lo stato di guerra permanente,
il gendarme universale. C’è un rovesciamento: l’arma nucleare che durante tutto
lo scontro tra i blocchi è stata la garanzia che la guerra non ci sarebbe
stata, oggi è la garanzia che mette in sicurezza la guerra che c’è e quelle che
ci saranno domani. Per come è descritta
in questi documenti “la postura nucleare” è la norma di chiusura della
Costituzione della Terra, che permette tutte le guerre “convenzionali” ma anche
“ibride” (comprese quelle cyber e spaziali). da fare direttamente o per procura
in tutto il mondo, è questo il suo articolo 11, che ripudia la pace.
. Tutto questo vuol dire che la nuova Alleanza atlantica non ha più niente
a che fare con quel Trattato di Washington istitutivo della NATO che De Gasperi
tenacemente volle per l’Italia e a cui Dossetti si oppose. Ciò vuol dire che
questa Alleanza e questa guerra italiana contro “il resto del mondo” non ha
copertura né politica né parlamentare, e dunque va discussa nelle piazze e
portata alla ratifica del Parlamento. Vogliono il governo e il Parlamento che
l’Italia sia nemica della Russia e pronta a combattere contro la Cina? Vogliono
il governo e il Parlamento impegnarsi a destinare alle armi non solo il 2 per
cento, ma più del 2 per cento del PIL? Vogliono che nella spesa per la difesa
il 20 per cento sia riservato alla ricerca e sviluppo? Vogliono dipendere da un
semplice generale, nemmeno dal presidente degli Stati Uniti, per essere gettati
in una guerra nucleare? Vogliono che a pochi metri da noi, nel cuore
dell’Europa, sia istituita una guerra che non deve finire mai? Dovrebbero
deciderlo proprio in nome della sovranità. Ma del popolo.
Continua...