venerdì 3 gennaio 2025
GLI AUGURI E I FILTRI DEL COLLE
Dal momento che c’è questa bella tradizione repubblicana del discorso con cui a fine anno il presidente della Repubblica si rivolge a tutti gli Italiani, è bene che gli Italiani ne parlino e lo commentino, secondo le proprie concezioni e speranze per il futuro. Non si può lasciare questa incombenza solo ai partiti, che l’hanno giudicato un discorso meraviglioso, dicendosi tutti d’accordo, anche se ciascuno era d’accordo in realtà con una parte o qualche passaggio del discorso, tacendo sul resto, nel contempo restando in disaccordo tra di loro. Dunque l’unanimità dei partiti, di governo e di opposizione, non aiuta a capire il messaggio, non essendo secondo verità, ma frutto di opportunismo, perché tutti sanno che Mattarella è molto popolare e quini alzare un ciglio per qualche aspetto del suo discorso è cosa rischiosa che può far perdere voti.
Per parte nostra crediamo che occorra raccogliere le varie sollecitazioni del presidente della Repubblica e mettere insieme i diversi materiali da lui proposti, mettendoli in relazione nello stesso modo in cui egli lo ha fatto, o anche in modo che può essere diverso, come per il rapporto tra guerra e Costituzione. Per esempio è chiaro che l’entusiasmo dimostrato dalla presidente del Consiglio per il richiamo presidenziale al patriottismo nascondeva l’entusiasmo ben maggiore per la legittimazione che il presidente della Repubblica ha fornito alla crescita della spesa per le armi fino a 2443 milioni di dollari che sarebbe stata causata dall’aggressione russa all’Ucraina, a cui anche noi come Italiani saremmo costretti “per provvedere alla nostra difesa” e per evitare che “vengano aggrediti altri Paesi d’Europa”.
Se questa fosse la causa della smodata corsa agli armamenti potremmo quasi tirare un sospiro di sollievo. Non risulta infatti in nessun modo che la Russia voglia muovere guerra a tutta l’Europa, come dà per scontato la signora von der Leien con tutta la sua corte. Non vi è alcuna traccia di ciò nelle esternazioni di Putin, non lo renderebbe plausibile la sproporzione della spesa militare tra la Russia da un lato e gli Stati Uniti dall’altro (senza contare la NATO) che è da 1 a 10, lo dice l’evidente follia che sarebbe per la Russia dover governare tutto il continente europeo, fino al Portogallo, quando già dall’ultimo lembo dell’Europa deve gestire un immenso territorio fino all’oceano Pacifico, e lo dicono le dimensioni stesse rimaste circoscritte e con un impiego limitato di forze della guerra in Ucraina. È un peccato che i filtri del Quirinale non abbiano fatto giungere fino al presidente della Repubblica queste notizie, di cui come custode di una Costituzione che ripudia la guerra dovrebbe essere ben felice. Purtroppo però anche altri e ben più allarmanti e incontrollabili moventi spingono a un crescente riarmo: l’ideologia del profitto illimitato dei fabbricanti e trafficanti d’armi, il nuovo mercato spaziale su cui sta investendo Musk, la volontà di dominio americana che non vuole alcun altra potenza, politica o militare, non solo superiore a sé, ma neanche eguale a sé, il fabbisogno militare di Israele nel momento in cui persegue la soluzione definitiva della questione palestinese, l’ideale “mosaico” del grande Israele ed eventualmente la guerra con l’Iran.
Egualmente i filtri del Quirinale avrebbero forse potuto far accrescere l’impatto del messaggio presidenziale ispirando un maggior senso delle proporzioni tra la citazione della foto della bambina morta di freddo a Gaza, riassuntiva di tutto quello sterminio, e il compianto per gli ucraini che i bombardamenti delle centrali elettriche condannano al buio e al gelo. Certo non sarebbe meglio per le disgraziate popolazioni ucraine essere trucidate direttamente piuttosto che attraverso i black out dell’energia; almeno così resta la chance che luce e gas ritornino se Zelensky, così esperto nell’intercettar il gas russo destinato all’Europa, smettesse di costringere il suo popolo al macello e si disponesse a un realistico negoziato di pace, già così compromesso da tutti i suoi spettacolari errori.
E su quel tavolo sarà meglio non inorgoglirsi dei propri valori, che come surrogato delle mancate vittorie militari sul campo, dovrebbero procacciare condizioni di privilegio. Appellarsi ai propri valori vuol dire ignorare e screditare i valori degli altri, e dunque negare le ragioni stesse di un negoziato responsabile. Una semplice verità, ignota all’Occidente, ma ben presente nella Costituzione della Repubblica Italiana.
Continua...
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