ADISTA ha formulato a Raniero La Valle le quattro domande che ha ritenuto più pertinenti per far conoscere il suo pensiero politico ai suoi lettori.
1 . Come si conciliano, a sinistra, due apparenti contraddizioni: l’impegno per garantire le libertà individuali e quello per l’uguaglianza sociale? (in cui l’individuo deve necessariamente fare un passo indietro a vantaggio della comunità).
2 . In che misura la matrice cattolica ed evangelica incide nel tuo impegno politico, lo motiva, lo determina, lo orienta?
3. Quali sono le tue tre priorità per l’Europa?
4. Andando oltre le elezioni europee, come costruire a sinistra un’opposizione che sia in grado di sconfiggere il berlusconismo e la destra, sia dal punto di vista culturale che politico?
1 .Come si conciliano, a sinistra, due apparenti contraddizioni: l’impegno per garantire le libertà individuali e quello per l’uguaglianza sociale? (in cui l’individuo deve necessariamente fare un passo indietro a vantaggio della comunità).
RLV - Non vi è alcuna contraddizione tra eguaglianza e libertà. La libertà è la dignità stessa delle persone. Non a caso il documento del Concilio che finalmente riconosceva la libertà religiosa, e con essa tutte le altre libertà, era intitolato e cominciava con le parole “Dignitatis humanae”. L’eguaglianza vuol dire precisamente che tutti hanno eguale dignità e perciò che tutti sono egualmente liberi. Il padrone di schiavi non è libero, perché la dignità umana tolta allo schiavo è tolta anche a lui. L’idea che la libertà contrasti con l’eguaglianza è propria dell’individualismo liberale, ed è legata al fatto che la libertà è sostanzialmente identificata con la proprietà. Se la libertà è la proprietà, allora la libertà è scarsa e non può essere di tutti e, come la proprietà, è ripartita in modo ingiusto e ineguale. È questa concezione della libertà che la sinistra ha combattuto quando gridava contro le “libertà borghesi”: in realtà non ce l’aveva con le libertà, ma con la proprietà come loro misura; salvo poi a cadere vittima della stessa cultura quando poneva nella proprietà dei mezzi di produzione e nell’inversione del rapporto servo-padrone la condizione della libertà dei lavoratori, mentre la loro liberazione doveva essere pensata in tutt’altro modo. Il costituzionalismo supera l’antitesi tra libertà ed eguaglianza. La Costituzione italiana disegna una perfetta armonia (tutta da realizzare ancora) tra libertà ed eguaglianza, e all’art. 3 conferisce alla Repubblica il compito di rimuovere gli ostacoli anche di ordine economico e sociale che di fatto impediscono la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, e perciò il loro sviluppo come persone.
2 . In che misura la matrice cattolica ed evangelica incide nel tuo impegno politico, lo motiva, lo determina, lo orienta?
RLV – Quella cattolica non è la matrice, ma è la Chiesa nella quale sono nato, in cui ho ricevuto il battesimo, da cui ho avuto le Scritture, di cui frequento le liturgie, in cui sono libero, e in cui abito. Sarebbe strano che ne uscissi solo per la politica. Il Vangelo è la testimonianza di Gesù come Signore. Nel senso in cui Gesù è confessato come Signore, in virtù della sua morte e resurrezione, lo è per ogni dimensione, privata e pubblica, della vita. Nei riguardi della politica Gesù come Signore vi apporta, se così posso dire, uno straordinario valore aggiunto. Esso consiste nel fatto che se si riconosce lui come Signore, non si può riconoscere nessun altro signore, nessun signore terreno, e quelli che si atteggiano ad esserlo, duci o berlusconi che siano, sono semplicemente ridicoli. C’è anche un altro valore aggiunto: nessuno Stato, nessun potere politico che brandisce la spada, può agire in nome della verità o pretendere di avere la verità: quando Pilato chiese a Gesù che cos’è la verità, Gesù non glielo disse, sicché nessun Cesare o procuratore o vicario può pretendere di legittimarsi invocando una verità elargita dall’alto. Proprio per questo i cittadini sono liberi, e la verità se la devono cercare da loro.
3. Quali sono le tue tre priorità per l’Europa?
RLV – La prima priorità è di mutare l’Europa dei mercanti in un’Europa della cittadinanza e dei diritti. La seconda è quella di dotare l’Europa di uno Statuto del lavoro, il che vuol dire attribuire al lavoro, da chiunque compiuto, europei e immigrati, fissi o precari, una base comune di diritti e di prerogative irrinunciabili e una protezione di rango costituzionale. La terza è di portare l’Europa fuori dalla sua fortezza, e realizzare le sue nozze col Mondo, perché l’Europa sia non “una città sul monte” (come voleva essere l’America), ma una città sul mare, da cui si muove verso gli altri e a cui vengono gli altri, nella consapevolezza di una unità di destino tra l’Europa, la terra e tutti i suoi abitanti.
4. Andando oltre le elezioni europee, come costruire a sinistra un’opposizione che sia in grado di sconfiggere il berlusconismo e la destra, sia dal punto di vista culturale che politico?
RLV – Attraverso e dopo le elezioni europee occorre riparare e restaurare la democrazia in Italia, ferita a morte dagli antipartito, da Segni a Guzzetta, e dal berlusconismo che ne deriva. Occorre sconfiggere il referendum del 21 giugno, ristabilire una vera rappresentanza, non fatta di cavalieri avvocati e ballerine, ripristinare il pluralismo politico e attuare la Costituzione. La Costituzione repubblicana è la vera alternativa culturale e politica al berlusconismo e alla destra. Se la sinistra si assume fino in fondo questo compito salverà l’Italia e anche se stessa, nel senso che ritroverà il suo ruolo. Non aveva detto Berlinguer, in uno dei momenti alti della sinistra italiana, che realizzare la democrazia e la Costituzione, proprio quello era il socialismo?
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