di Raniero La Valle
Nemmeno quindici giorni prima delle elezioni europee,
l’Europa è finita annegata nel mare tra Tripoli e Lampedusa. È lei che è colata a picco nel Mediterraneo con
i due barconi di profughi affondati nel giro di due giorni con uomini donne e
perfino neonati di pochi mesi.
L’Italia ha cercato di salvarli: una bella cosa umanitaria
nel mare comunque definito “nostrum”,
in latino; il che vuol dire che attraversarlo senza visto è pur sempre un
reato, la cui punizione però grazie ai maggiori scrupoli del centro-sinistra
non è più la morte, cioè il lasciarli affogare. Ma è bastato che l’Italia
decidesse di non fare annegare i naufraghi perché si mostrasse la durezza dell’Europa:
l’Europa non li vuole, una volta salvati, perché gli uomini non sono capitali e
la grande conquista europea è la libera circolazione dei capitali, non la
libera circolazione degli esseri umani.
Inutilmente il ministro Alfano e quella degli esteri
Mogherini si lamentano “con l’Europa” perché non fa il suo dovere: vedete,
dicono, questo non è un problema “nostro”, l’Italia è solo una porta
d’ingresso, anzi gli immigrati nemmeno ci vogliono venire, sbarcano senza farsi
riconoscere per non essere cacciati nei centri di detenzione e di espulsione, e
subito cercano di raggiungere gli altri Paesi del continente.
Ma proprio questo svela l’insensatezza delle politiche sia
dell’Italia che dell’Europa, che si possono così riassumere:
1) gli
altri, i non comunitari e non europei, in Europa non ci devono venire. Se ci
vengono, è un reato, la cui unica esimente è il diritto di asilo; esso però più
che un diritto è una grazia concessa dal singolo sovrano europeo, e se non è concessa
o si scompare come clandestini o si è espulsi.
2) Quelli
che vengono per mare devono essere salvati dalla Marina Militare, perché
continuare a non farlo sarebbe un crimine contro l’umanità, perché sarebbe un
omesso soccorso contro il diritto marittimo e perché se no il papa torna a
Lampedusa.
Però proprio questo fa scoppiare la contraddizione, che
offre buoni argomenti alla spietatezza della Lega: dato che l’Italia viene a
prendersi i naufraghi, tanto più i trafficanti li metteranno in mare su
carrette sgangherate, e magari a un prezzo più alto, perché i più si
salveranno. Così i profughi aumentano, i mercanti ci guadagnano di più, i
vecchi barconi si smaltiscono, Alfano e la Mogherini gridano un po’ più forte, mentre quella
inverosimile ministra degli esteri dell’Europa che è la baronessa Ashton non
batte ciglio, e qualcun altro invece invoca la Croce Rossa e propone un
“corridoio umanitario” nel Mediterraneo, forse pensando al canale di Sicilia
come al mar Rosso col corridoio apertosi per il passaggio di Mosè. Ed è tutto
sbagliato, perché il problema non è della Croce Rossa, è delle garanzie e dei
diritti, e non è una questione umanitaria e di miracoli, ma di giustizia e di
volontà.
È qui, nel suo mare trasformato nelle acque dell’Ade, che
finisce l’Europa che abbiamo conosciuto. Torna a prima di esistere. Perché
l’Europa non esisterebbe se il mare non fosse stato attraversato. Senza Enea, come racconta il mito, non ci sarebbe
Roma. Se Giona non fosse stato restituito dal ventre della balena, la profezia
della misericordia divina sarebbe rimasta sepolta nel mare. Se Paolo non si fosse salvato dal naufragio a
Malta, in Europa ci sarebbero ebrei, ma non cristiani, e se Pietro fosse
annegato prima di toccare terra in Puglia, non ci sarebbe la Chiesa di Roma; se i monaci
di Gregorio avessero fatto naufragio nella Manica, agli Angli non sarebbe stato
annunciato il Vangelo e i popoli del Nord Europa non sarebbero stati
convertiti; e forse senza l’isola di Ventotene nemmeno l’Unione Europea ci
sarebbe.
Poiché invece tutto questo è avvenuto, il mondo è cambiato.
Chiudendo oggi le porte del mare, l’Europa pretende e si illude che il mondo
non cambi più. Che ognuno resti a casa sua, ognuno si tenga e spenda il suo
denaro, ognuno si tenga per sé la cittadinanza come una rapina.
La cittadinanza è l’ultima vera discriminazione rimasta: essa
dice che i diritti dell’uomo sono innati, ma è solo il cittadino che ne può
godere e solo a lui sono riconosciuti. Il Vangelo è rovesciato: ama il
cittadino, non farti prossimo allo straniero. E non ci si rende conto che in
questo modo anche il cittadino è perduto.
Eppure era stata l’Europa a inventarsi che i diritti di
comunicare e di migrare – “ius
communicationis et migrationis” – fossero diritti naturali universali
pertinenti a tutti gli uomini e tali da
dover essere affermati anche con la guerra. Lo aveva sostenuto Francisco de
Vitoria per giustificare la conquista e l’insediamento degli Spagnoli
nell’America appena scoperta; anche se, affermati per tutti, si trattava di
diritti asimmetrici, perché di fatto potevano essere esercitati non certo dagli
Indios, che non potevano andare ad occupare il regno di Spagna, ma solo dagli
Spagnoli andati a prendersi le ricchezze e le terre degli Indios.
Ed è per l’appunto adesso, quando il diritto di attraversare
i mari, di migrare, di mettere radici in altre terre potrebbe essere esercitato
ed è rivendicato dai non europei, che l’Europa glielo nega. Con ciò l’Europa si
chiude nel suo bunker e si chiude a dialogare con se stessa, e anzi col suo
denaro. Ma anche del denaro ha perso il controllo, ed è perciò che l’Europa soffre di una doppia
alienazione: perduto il rapporto con l’umano, anche il denaro le si è rivoltato
contro. Essa infatti ha privatizzato il denaro, ha tolto all’autorità pubblica
l’esclusiva della sua creazione e ha dato alle banche private e a innumerevoli
loro surrogati finanziari il potere di creare denaro dal nulla, senza alcuna
corrispondenza con beni reali e al semplice tocco di un tasto del computer.
Secondo il Financial Times del 25
aprile (ma in Italia Luciano Gallino e altri economisti e sociologi lo dicono
da anni) questa smisurata creazione di denaro (quasi tutto il denaro che
circola nell’economia), che poi lo Stato si è visto costretto a sostenere, è la
causa principale della crisi in atto. Si tratta, ha scritto il maggior
quotidiano economico del mondo, di “un buco gigantesco nel cuore della nostra
economia di mercato”. E Gallino ha osservato sulla Repubblica: “Grosso modo si tratta di una massa di denaro
potenziale - potenziale, va notato, come
la nitroglicerina – che gira per il mondo in quantità decine di volte superiori
alle transazioni aventi per oggetto beni e servizi reali”. L’unico rimedio secondo
il giornale inglese sarebbe di “spogliare le banche private del potere di
creare denaro, che dovrebbe essere riservato esclusivamente allo Stato”.
Commenta Gallino: “Questo articolo proveniente da una fonte quale il Financial Times vale a ricordare ai
governi dell’Unione Europea, compreso il nostro, che una riforma finanziaria la
quale in qualche modo riduca drasticamente il potere delle banche private di
creare denaro è la maggiore riforma politica di cui dovrebbero occuparsi per
salvare l’Unione e i propri stressi Paesi”. Soltanto una forte riduzione di
tale potere delle banche “può fare uscire i governi dell’Unione Europea dal
ruolo di burattini del potere finanziario che attualmente svolgono”.
All’ordine del giorno non dovrebbero esserci quindi le
ridicole riforme istituzionali di Renzi, ma dovrebbe esserci una riforma
sostanziale del rapporto tra l’Europa e il denaro, una riforma che attui la
rivoluzione invocata da papa Francesco: “Che il denaro serva, e non governi”. E
solo allora, se l’Europa tornerà dal governo del denaro al governo degli
uomini, si potrà riconoscere che l’umanità è una sola, i migranti potranno sbarcare
in Italia da navi di linea, tutti gli uomini saranno nel contempo cittadini e
l’Europa stessa potrà tornare a nascere in un mondo veramente globale ordinato
dal diritto.
Raniero La Valle
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