APPELLO ALLA SOCIETÀ
CIVILE PACIFICA
Da molte parti, in occasione delle elezioni europee, si fa
appello alla società civile e alle sue esternazioni e iniziative di pace, in
contrapposizione alle politiche dei partiti indifferenti o consenzienti alla
guerra.
Ma come fa la società civile, ignorando o “snobbando” le
elezioni, a lasciare che la guerra, e il sistema di guerra, restino in queste
mani?
Eppure la società civile, misurandosi con la politica, cioè
con i luoghi e i soggetti cui si devono le decisioni, a cominciare da quelli
elettorali, ha potuto in passato influire sul corso delle cose.
Venendo dalla società civile siamo andati a Sarajevo per
rompere l’assedio e ci siamo arrivati in cinquecento. Abbiamo promosso una
missione parlamentare indipendente a Bagdad per scongiurare Saddam Hussein a
non esporsi alla violenza della potenza militare americana, di cui avevamo
fatto esperienza nella nostra ultima guerra, e magari fossimo stati ascoltati.
I giovani delle università americane stracciando le cartoline precetto hanno
concorso a far finire la guerra del Vietnam. Abbiamo raccolto un milione di
firme in Sicilia contro i missili a Comiso, e infine sono stati rimossi non
solo i Cruise ma anche i Pershing. Abbiamo contribuito, attraverso gli apporti
alla Televisione di Stato, a far crescere nel Paese la coscienza della pace, e a
far ripudiare come ormai obsoleta la guerra. Abbiamo lottato contro la “piccola
Europa” che finiva alla cortina di ferro, sognando l’”Europa dall’Atlantico
agli Urali”, amica ma autonoma degli Stati Uniti, come proposta per primo dal
generale De Gaulle, e poi da molti altri leader europei, fino a Gorbaciov, Sarkozy,
Medvedev e alla Russia di Putin. Abbiamo obiettato contro la nuova cortina di
ferro e il Mediterraneo blindato che dividono tutto l’Occidente dal “resto del
mondo”, ascoltando il grido di pace di papa Francesco; e non parliamo qui delle
vittime della società civile che hanno pagato con la vita pace lavoro e
democrazia, da Pio La Torre a Vittorio Bachelet, da Falcone a Borsellino, da Marco
Biagi a Bologna ad Accursio Miraglia a Sciacca. E tutto ciò sempre in rapporto
alle istituzioni diversamente competenti.
Oggi la società civile è chiamata a dire a Biden che non è
con la “competizione strategica”, cioè con la minaccia militare più forte e più
letale di tutte, che si ottiene se non il dominio almeno l’egemonia sul mondo,
e che il mondo è più grande e variato e complesso di quanto lui pensi, così da
non poter essere soggiogato sotto un unico potere e un unico dollaro. La
società civile non può continuare a vedere senza batter ciglio gli arti
perduti, i corpi mutilati, le donne gravide sventrate, le incubatrici
rovesciate, i medici uccisi, le moschee e le chiese distrutte, i corpi
insepolti, la popolazione braccata dell’eccidio di Gaza; non può vedere il popolo
ebreo sparso nel mondo di nuovo in pericolo e ingiustamente messo sotto accusa
a causa delle azioni del governo e dei soldati di Israele, non può rassegnarsi
al fatto che ebrei e palestinesi si ritengano alternativi, che non possano
riconciliarsi e vivere insieme in una terra oltraggiata ma da entrambi amata e
non solo agli uni promessa. La società civile sa che l’Europa comprende anche
la Russia, che essa non deve essere divisa da nuove più micidiali cortine, e se
un’alleanza la difende un’alta ed altra politica la può pacificare ed unire. La
società civile sa che la guerra mondiale a pezzi si è insediata nei pensieri e
nelle armi dei potenti, ma non nel cuore dei popoli, e che se non noi, dovranno
i nostri figli trovare le vie della pace e scongiurare la fine.
E allora pensiamo che la società civile abbia la forza per fare
dell’Europa un soggetto politico autorevole al fine di promuovere un’altra idea
del mondo e salvaguardarlo oggi e per le generazioni future; che perciò la
società civile, a cominciare dalla galassia pacifista o dai monasteri
contemplativi a cui scriveva La Pira nel pieno della guerra fredda, non possa dare per perdute o vane le elezioni
europee, non possa mettersene fuori
rincorrendo altrimenti i suoi ideali e possa invece esprimere un voto non
inutile, se candidati degni e avversi
alla guerra si offrono in diversi modi al suffragio e c’è anche una lista di
scopo che privilegia Pace, Terra e Dignità per tutte le creature. Pensiamo
infine che sia questo il momento in cui i venti milioni di astenuti debbano
tornare alle urne per rivalutare la democrazia rappresentativa, dopo aver visto
come due premierati forti, perché inarginati da elettorati e Parlamenti, quelli
cioè di Netanyau e Zelensky, abbiano trasformato la difesa in
vendetta e in suicidio sacrificando i loro stessi popoli. È questo il momento in cui
si deve tornare dalla propaganda al pensiero politico, e dal personalismo al primato
del bene comune. Perché anche quelli che
dicono di volere la pace, non sanno come si fa, non sanno che non se ne può
salvare uno alla volta, si devono salvare tutti insieme.
Roma, Pentecoste 2024
Raniero La Valle, Domenico Gallo, Agata Cancelliere, Domenico
Mogavero, già vescovo di Mazara Del Vallo, Maurizio Serofilli (Comitati
Dossetti per la Costituzione), Michele Santoro, Alberto Benzoni (Movimento per
il Socialismo), Enrico Peyretti, Giancarla Codrignani, Anna Sabatini……….
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