IN RIGA ED IN ARMI
Un fantasma si aggira per l’Europa: l’esercito europeo da
istituire, come se non bastassero quelli che ci sono. Non tutti i partiti e le liste che si
contendono il potere in Europa dicono esplicitamente di volerlo, ma tutti
dicono di volere una politica estera e di difesa comune, il cui avvento sarebbe
il coronamento dell’Unione Europea, cioè il suo pervenire a uno stato di
perfezione. Di questo adempimento finale l’esercito europeo sarebbe la
condizione e lo strumento. Quelli del governo e i politici di Bruxelles dicono
poi di volere uno sviluppo dell’industria delle armi, di cui l’esercito europeo
sarebbe il primo committente e cliente.
Il Partito Democratico e l’aggregato Sinistra-Verdi danno ad intendere
che questa evoluzione verso il decisionismo europeo sarebbe una cosa di
sinistra; del resto D’Alema dopo la guerra jugoslava sostenne che politica
estera e difesa vanno insieme e che senza guerra una politica estera e uno
Stato non esistono nemmeno.
Al contrario non si tratta di una cosa di sinistra, bensì di
una politica di destra e di guerra. Essa è congeniale allo Stato moderno, come
è stato inventato da Thomas Hobbes, che lo ha descritto come un Leviatano, un
mostro biblico, ovvero un uomo collettivo, un lupo artificiale dai denti di
ferro. Si tratta dello Stato sovrano, che non riconosce nessuno sopra di sé,
che perciò per farsi giustizia non ha altro mezzo che la guerra, e si
identifica con lo “ius ad bellum”, col diritto di guerra.
Nella prossima legislatura del Parlamento europeo, in cui
questo nodo verrà al pettine, l’Europa si suicida o si salva.
Si suicida se vorrà inseguire e afferrare questa chimera
della “difesa comune”. Prima di tutto, che cosa significa “difesa”? Oggi si
chiama “difesa”, ma è un eufemismo, le è stato solo cambiato nome, sono della
Difesa i ministeri che prima erano della guerra. Un’Europa che si conformi
definitivamente a questo modello, non sarebbe più né una Comunità né un’Unione,
ma diventerebbe un Super-Stato, come gli altri che sono sulla scena, e che non
riescono a convertirsi in qualche altra cosa di più umano, sia sul piano
interno che sul piano internazionale.
Ma in secondo luogo, difesa da chi? Chi ci minaccia? Si dice
che si tratta della difesa dei confini esterni dell’Unione. Secondo l’attuale
governo si tratterebbe di difenderli anche dall’ingresso dei migranti, ma al di
fuori di questa aberrazione non è chiaro da chi l’Europa dovrebbe difendersi.
Quello che oggi viene venduto come il “casus belli” più incombente, ovvero
un’invasione russa che seguirebbe a quella dell’Ucraina, non è che una “fake
news” non creduta nemmeno da chi la propaga; al contrario ciò che si dovrebbe
fare con la Russia sarebbe di riconoscere che anch’essa è Europa ed è qui che
la Russia deve ritrovare il suo posto: sarebbe questa la “grande Europa”
geografica e storica, di cui parla il Papa e che era prefigurata già da de
Gaulle, “dall’Atlantico agli Urali”. All’infuori di ciò non si vede da che cosa
l’Europa dovrebbe difendersi, se non si pensa a un’offesa che venga dall’America,
dalla Cina, o dai Paesi del BRICS, il vecchio Terzo Mondo. O forse ci vuole la
guerra per propagare e difendere i famosi “valori occidentali” rispetto al
“resto del mondo”?
E chi deciderebbe in materia di guerra e pace, e dei
rapporti da Potenza a Potenza? Si parla con riprovazione della regola del voto
all’unanimità, che viene stigmatizzato come “diritto di veto” da liquidare
mediante una riforma dei Trattati. Dunque una guerra che venisse decisa da una
maggioranza, sia pure qualificata di Stati, obbligherebbe tutti gli altri a combatterla?
E se a fare la differenza fossero piccoli Stati, o Stati sacrificali, come è
oggi l’Ucraina, e fossimo costretti alla guerra da Cipro, Malta, Lussemburgo,
Lituania e simili (non San Marino, che non fa parte dell’Unione), dovremmo
senza discutere “ruere ad armas”, correre alle armi? E in un’Europa
distrutta che ne sarebbe della Svizzera, che non c’entra niente? Ma questa è la
democrazia, dicono. Ma la democrazia non è fatta solo di obbedienze e di sì, è
fatta anche di “no”, col “no” abbiamo salvato la Costituzione dalle cattive
riforme, i “cattolici del no” non ci sarebbero stati, e non potremmo opporci
all’avvento del premierato forte, di quelli che decidono guerra e immolazione
per tutti, come alcuni di quelli che sono in giro e che vorrebbe introdurre la
Premier reversibile Meloni. Che se poi tutti i 27 non fossero in riga e in
armi, l’Europa, come soggetto politico. si
dissolverebbe.
Raniero La Valle
Tutto questo vuol do
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