domenica 3 aprile 2011

CONVOCATA PER IL 29 APRILE 2011 L'ASSEMBLEA NAZIONALE DEI COMITATI DOSSETTI PER LA COSTITUZIONE

Comitati Dossetti per la Costituzione

Assemblea Nazionale – Bologna 29 aprile 2011

UNITA’ E COSTITUZIONE

Per un ritorno alla dignità e alle urne
Per una legislatura di ricostruzione e dialogo
Per un voto libero ed eguale

L’inizio delle celebrazioni dell’Unità italiana e la divisione subito dopo prodottasi nel Paese sulla guerra alla Libia, insieme all’inasprirsi dei contrasti sulle condotte del presidente del Consiglio e del governo, hanno mostrato come senza la più rigorosa fedeltà alla Costituzione nemmeno l’unità è possibile. Affermare le
 ragioni della Costituzione è il solo modo per garantire e rafforzare l’unità italiana. Ciò significa difenderla contro gli attacchi demolitori e attuarla e svilupparla contro il progressivo abbandono del suo postulato solidarista e contro i tentativi di neutralizzarne i principi più innovativi.

Ciò è tanto più necessario nella prospettiva del federalismo. Non sembra infatti appropriato il suggerimento di un recente documento ecclesiastico successivo alla “Settimana sociale” di Reggio Calabria – del resto non obbligato, nel suo contesto religioso, a una piena conoscenza della situazione politica del Paese – secondo il quale sarebbe necessario, in vista del federalismo, un rafforzamento dell’esecutivo e dell’assetto bipolare. Non di questo l’Italia ha bisogno. L’esperienza dei 150 anni di Unità dimostra che l’incremento del potere personale di presidenti del Consiglio, primi ministri e duci, nella polarizzazione del conflitto politico, molto ha danneggiato il Paese, mentre il diritto e la Costituzione l’hanno riscattato ed unito. Il federalismo non ha bisogno di un esecutivo più forte, ma di una Costituzione più forte. È infatti la Costituzione che valorizzando le differenze come irrinunciabile patrimonio comune, assicura l’unità: sia l’unità geografica, tra Nord e Sud, isole e continenti, sia l’unità istituzionale tra i poteri, sia rapporti di unità e di eguaglianza tra le classi, i generi, le nazionalità, le religioni e gli ordinamenti giuridici. Per paradosso, sono proprio Bossi e la Lega, incuranti del costituzionalismo, che non possono realizzare, e anzi allontanano, la riforma federale.

È per dare voce a questa esigenza e a questo ideale politico di Unità e Costituzione, e invitare cittadini e partiti a farli propri, che è convocata per venerdì 29 aprile a Bologna, alle ore 15.30, nella Biblioteca del convento di San Domenico, un’assemblea nazionale dei Comitati Dossetti per la Costituzione.

Crisi istituzionale - La prospettiva in cui l’Assemblea si colloca è quella di una rapida fine della legislatura in corso, ormai irrecuperabile. Essa è entrata in una fase di vera e propria crisi istituzionale, per la corruzione entrata in Parlamento, per l’inagibilità del presidente del Consiglio ormai ridotto a “un’anatra zoppa”, per l’attacco portato dal governo agli altri poteri, fino al punto di voler revocare l’inclusione costituzionale della magistratura tra “gli altri” poteri dello Stato, e per la perdita della buona fama internazionale dell’Italia a causa della cattiva immagine datane all’estero, della volubilità e incoerenza delle sue amicizie e della infedeltà governativa ai principi e ai dettati degli articoli 10 e 11 della Costituzione. Tuttavia un normale avvicendamento di governo, che dovrebbe poter avvenire in qualsiasi democrazia funzionante, in Italia non è possibile a causa dell’interpretazione errata che è stata data al voto popolare come investitura di un capo per l’intera durata di una legislatura. Perciò per rimuovere l’anomalia di un governo divenuto oggettivamente causa di turbamento sociale e di dissesto istituzionale, non c’è altra via che lo scioglimento delle Camere: una prospettiva che non è venuta meno nonostante i voti di rincalzo raccolti dalla maggioranza al di fuori di ogni regola politica.

Una legislatura di dialogo e di tregua - La gravità della situazione italiana è tale che per uscirne non basta un ricambio di governo, ma occorre un’opera di rinnovamento culturale e spirituale, che comporta la ricostruzione di principi costituzionali ed etici fondamentali per lo sviluppo delle persone e la convivenza civile. Per una tale operazione sarà necessaria tutta la prossima legislatura, che si prospetta perciò come una legislatura di carattere ricostruttivo e ricostituente, in cui si dovrà pensare a come concludere la transizione italiana anche sulla base di un sereno bilancio degli effetti che ha avuto la scelta del bipolarismo. Ciò rende necessario che la prossima legislatura, anche in vista di puntuali riforme che dovessero essere deliberate da maggioranze costituzionali, favorisca il massimo dialogo tra le parti, e che a questo essa sia predisposta per composizione e per stile. E ciò anche ai fini di arrivare a una nuova legge elettorale che, in quanto regola del gioco politico, possa godere del più largo consenso delle parti. Ciò richiede che nei due rami del Parlamento tutti siano correttamente rappresentati, non potendosi procedere a tali riforme attraverso forzature maggioritarie, e addirittura in assenza di minoranze escluse dalle Camere. E richiede altresì che nel rapporto con i loro rappresentanti tutti i cittadini, sovrani non solo per un giorno, concorrano “a determinare la politica nazionale”. Dunque il prossimo Parlamento, proprio in ragione di questa sua funzione riformatrice, dovrebbe essere eletto in modo da realizzare una veritiera rappresentanza; ciò però non potrà avvenire se, votandosi con l’attuale legge elettorale, il risultato fosse sovvertito dall’attribuzione di uno straripante premio di maggioranza a una forza o coalizione che fosse molto lontana dal raggiungere la maggioranza dei voti, e dalla conseguente sottrazione di un gran numero di seggi alle altre forze di minoranza che avessero raggiunto risultati anche di poco inferiori a quello del “vincitore”.
Ciò rende estremamente importante che ci si prepari per tempo alla consultazione elettorale e che si scelga il modo più adeguato per affrontarla e prendervi parte.

Come andare alle elezioni - Prima di tutto perciò i Comitati Dossetti per la Costituzione rivolgono un pressante appello ai partiti perché al più presto essi definiscano le loro alleanze e il loro progetto di governo, in modo che i cittadini con piena consapevolezza possano orientarsi nelle loro scelte, sapendo se avranno di fronte due sole coalizioni antagoniste, o più coalizioni o “poli”, e da chi e con quali programmi tali poli sarebbero formati.

In secondo luogo i Comitati Dossetti fanno appello a tutte le forze che al di là delle loro scelte politiche specifiche si riconoscano nell’indissolubile nesso di Unità e Costituzione, perché stabiliscano tra loro o tra le coalizioni da loro formate, un ulteriore collegamento elettorale, ai sensi dell’art. 14 bis del Testo unico delle leggi elettorali come modificato dalla legge Calderoli, allo scopo di vanificare il meccanismo della legge Calderoli volto a manomettere, grazie al premio di maggioranza e agli sbarramenti, il voto popolare. Nello stesso tempo le forze così collegate potrebbero esprimere un impegno comune per un’azione legislativa condivisa su alcune opzioni essenziali di rilievo costituzionale, pur ponendosi in diverse collocazioni parlamentari e di governo. Si tratterebbe pertanto di un collegamento di carattere tecnico-istituzionale che permetterebbe a ogni partito o coalizione politica di fare la propria corsa sostenendo il proprio programma elettorale, ma che avrebbe il fine di ricostituire, pur nelle differenze, l’unità spirituale e politica della nazione, l’unità dell’elettorato e l’unità tra popolo e Parlamento grazie a una rappresentanza non alterata nella ripartizione dei seggi. Tale risultato sarebbe ottenuto dal popolo stesso nelle urne, nella misura in cui tale collegamento producesse un risultato elettorale tale da non dar luogo all’ipotesi - prevista dal secondo comma dell’art. 83 della legge per l’elezione della Camera e dall’art. 17 della legge per il Senato - della attribuzione di un premio di maggioranza al gruppo vincente. Una supercoalizione elettorale stabilita a garanzia di Unità e Costituzione, potrebbe infatti facilmente raggiungere e superare il 55 per cento dei voti, ristabilendo così le condizioni per un voto libero ed eguale, senza artifici postelettorali.


Un uso virtuoso della legge Calderoli - Si realizzerebbe pertanto un uso virtuoso della legge Calderoli.
Prima di tutto si riporterebbe l’indicazione popolare di un presidente del Consiglio nell’alveo costituzionale. La legge infatti, nel richiedere che i partiti collegati elettoralmente designino un capo della coalizione, non ne fa di diritto un candidato alla presidenza del Consiglio, essendo fatte salve le prerogative del capo dello Stato a cui tocca il conferimento dell’incarico sulla base dei risultati elettorali; pertanto il capo dell’ampia coalizione riunita in nome dell’Unità e della Costituzione può presentarsi come una figura solo rappresentativa e di garanzia, senza pregiudicare l’identificazione della guida dell’esecutivo e l’assetto di governo.

Riguardo poi ai risultati del voto, la legge Calderoli funzionerebbe come una legge proporzionale. Infatti essa, facendo proprio l’impianto del Testo Unico del 1957 per le elezioni della Camera e del decreto legislativo n. 533 del 1993 per l’elezione del Senato, prevede, come prima ipotesi e come prima fase della procedura, che tutti i seggi in palio alla Camera e al Senato siano distribuiti in modo proporzionale tra tutte le coalizioni e le liste concorrenti, sulla base di una quota elettorale nazionale (o regionale per il Senato) eguale per tutti, così che i voti di tutti gli elettori pesino tutti allo stesso modo nell’assegnazione dei seggi. Però la legge Calderoli introduce a un certo punto una ipotesi subordinata, e cioè che, fatta in via provvisoria l’assegnazione dei seggi, risulti che nessuna coalizione o partito abbia conseguito, grazie ai suoi voti, 340 deputati alla Camera e il 55 per cento dei seggi in ciascuna regione al Senato. A questo punto la legge Calderoli da distributiva diventa redistributiva, toglie i seggi agli uni e li attribuisce agli altri; alla coalizione o lista risultata come la minoranza più forte, (anche per pochi voti rispetto a ciascuna delle altre) aggiunge tanti deputati o senatori quanti ne mancano a 340 (o al 55 per cento nella regione) togliendoli da quelli già assegnati alle altre liste e coalizioni. Di conseguenza si vengono a formare due diverse quote elettorali, una, a cui bastano meno voti, per chi vince, l’altra, per la quale ci vogliono molti più voti, per gli altri; e così i voti dei cittadini non sono più eguali, essendo computati secondo aritmetiche diverse.

Ma se una coalizione, tanto larga come quella qui proposta, riesce a conseguire un consenso elettorale pari o superiore a quello necessario per eleggere 340 deputati e il 55 per cento dei senatori in ogni regione, il premio di maggioranza non ha ragione di scattare e a tutti i partiti, anche a quelli che avessero dato vita a una coalizione opposta, i seggi sarebbero attribuiti in modo proporzionale secondo la effettiva forza di ciascuno.

La legge Calderoli introduce poi una ulteriore discriminazione, perché stabilisce una soglia di sbarramento che non è eguale per tutti: ai partiti uniti in una coalizione che ottenga un certo numero minimo di voti vengono distribuiti seggi se hanno conseguito il 2 per cento dei voti alla Camera e il 3 per cento al Senato; ai partiti non coalizzati non viene invece distribuito alcun seggio se non hanno superato la soglia del 4 per cento alla Camera e dell’8 per cento al Senato. Nell’ipotesi di un uso virtuoso della legge Calderoli, non dandosi un’alterazione del risultato elettorale con l’attribuzione di un premio di maggioranza, e non identificandosi il collegamento elettorale con un’alleanza di governo, non ci sarebbe alcuna ragione che dei partiti siano esclusi dalle coalizioni, sicché per tutti la soglia di sbarramento si abbasserebbe al 2 per cento alla Camera e al 3 per cento al Senato.

Reagire all’astensionismo elettorale - Una coalizione per l’Unità e la Costituzione come quella proposta, potrebbe risolvere anche la questione delle preferenze. Essa potrebbe infatti contemplare le elezioni in due turni, il primo dei quali sarebbe autogestito. I partiti collegati potrebbero infatti organizzare, una o due settimane prima del deposito delle liste, delle primarie in cui i cittadini, scegliendo quattro o cinque nomi dall’elenco loro presentato dai partiti, determinerebbero l’ordine in cui ciascun partito inserirebbe i candidati nella lista definitiva, ordine che sarebbe quello secondo il quale, come stabilisce la legge, infine verrebbero eletti.

Ciò varrebbe anche a ridurre il pericolo di un forte astensionismo elettorale, derivante sia dal restringersi dell’offerta politica ai cittadini, sia dalla grave menomazione che l’elettorato ha subito per il sequestro da parte dei partiti del suo diritto alla scelta dei parlamentari e alla manifestazione delle sue preferenze.

Per arrestare il corso verso una grave crisi di astinenza della nostra democrazia è necessario pertanto, sia riguardo alla scelta politica che alla scelta delle persone, restituire lo scettro al popolo sovrano, come qui si è indicato di fare.

I contenuti dell’impegno comune - Ma quali dovrebbero essere i temi di impegno comune di un collegamento elettorale o supercoalizione per l’Unità e la Costituzione? E’ evidente che essi dovrebbero essere scelti ed elaborati dalle stesse forze politiche che vi concorressero; i Comitati Dossetti per parte loro indicano i seguenti tre punti, che peraltro tutte le forze di opposizione hanno già manifestato l’intenzione di affrontare.

1) Anzitutto una legge elettorale che, anche se non propriamente proporzionale, contempli un’equa proporzione tra voti ed eletti, e permetta la presenza in Parlamento di tutte le forze politiche significative del Paese, e non solo per un preteso e incostituzionale “diritto di tribuna”.
2) Una legge che ridefinisca i casi di ineleggibilità e incompatibilità con l’ufficio di deputato o di senatore o di membro del governo, tale non solo da evitare o risolvere i conflitti d’interesse, ma di precludere l’accesso a tali uffici di persone che in pendenza del giudizio o per condanne definitive possano oggettivamente apparire come inadatti a adempiere alle funzioni pubbliche “con disciplina ed onore” e a rappresentare la Nazione senza vincolo di mandato.
3) Una normativa che, tenendo conto delle nuove tecnologie e del nuovo contesto economico e imprenditoriale dei mezzi di comunicazione e di opinione, restauri il pluralismo nei mezzi di comunicazione, rimuova gli ostacoli a un pieno esercizio della libertà di stampa e di manifestazione del pensiero, e garantisca il diritto dei cittadini di essere variamente e correttamente informati anche attraverso un servizio pubblico non dipendente dalle logiche commerciali e di mercato.

I Comitati Dossetti per la Costituzione intendono inoltre raccomandare nell’Assemblea di Bologna altre tre cose di straordinaria urgenza.
1) Una legge di parità tra il Nord e il Sud del Paese. In verità, fatti gli italiani, non si può dire ancora che sia fatta l’Italia, finché non sia completata in tutto il Paese una dignitosa rete stradale, autostradale, ferroviaria, finché l’Alta velocità non raggiunga Brindisi, Siracusa e Agrigento, senza bisogno del ponte sullo Stretto, finché il sistema sanitario non offra eguali prospettive di salute e di vita a tutti i cittadini e gli stranieri presenti nel Paese, finché la scuola, la giustizia, la sicurezza pubblica non siano sostenute e adeguatamente finanziate in tutta l’Italia, finché non si stabiliscano misure compensative per il lavoro che manca nel Sud e per una diminuzione del tasso di disoccupazione giovanile e femminile nel Mezzogiorno e nelle isole.
2) Una forte iniziativa italiana per dare attuazione, nelle parti ancora inadempiute, al cap. VII della Carta dell’ONU, onde garantire che gli eventuali interventi armati per il mantenimento o il ristabilimento della pace e della sicurezza internazionale non siano effettuati per interessi di parte e non assumano mai la forma della guerra, come tale bandita dalla Carta e dalla Costituzione. Secondo lo Statuto dell’ONU le azioni implicanti l’impiego della forza armata non possono essere compiute se non dopo aver esperito, anche da parte dello stesso Consiglio di Sicurezza, tutti i tentativi per una composizione pacifica, e devono avvenire sotto la responsabilità non di uno Stato, per quanto grande e potente, e tanto meno della NATO, ma del Consiglio di Sicurezza e sotto la direzione strategica del Comitato dei capi di Stato Maggiore dei cinque membri permanenti; le operazioni militari devono essere compiute da forze armate tratte dagli eserciti nazionali ma messe a disposizione del Consiglio di Sicurezza in base ad accordi permanenti tra questo e gli Stati. Il fatto che questa parte dello Statuto dell’ONU non sia stata mai attuata, è stata la causa non solo delle sconsiderate guerre del passato fatte per “scopi umanitari”, ma anche del caos, della improvvisazione e degli altissimi costi morali e politici dell’ultimo intervento contro la Libia.
3) Allo stesso modo è necessario, dopo la funesta esperienza della catastrofe ambientale e nucleare in Giappone, che vengano aperte nuove frontiere e nuovi campi d’azione al costituzionalismo internazionale, in modo che i beni comuni dell’umanità e gli interessi generali della intera famiglia umana trovino adeguata tutela e promozione nell’ordinamento internazionale.

I referendum, l’ “Aventino del popolo” e una petizione alle Camere – Coerentemente con le proposte qui formulate, i Comitati Dossetti per la Costituzione prenderanno posizione a favore del sì nei previsti prossimi referendum riguardanti l’acqua, il nucleare e il “legittimo impedimento”, e si impegnano a prestare il loro contributo di mobilitazione e di analisi per il loro successo, che può rappresentare un passaggio importante verso gli ulteriori traguardi di attuazione e sviluppo costituzionale.

Allo stesso scopo i Comitati Dossetti valuteranno con le altre componenti dell’associazionismo e della politica la possibilità di promuovere, nelle diverse situazioni locali, un “Aventino del popolo” mediante il quale i cittadini possano, in modo permanente, attraverso riunioni e altre opportune iniziative, resistere e dissociarsi dalle scelte del presidente del Consiglio e del governo e affrettarne l’uscita di scena.

Infine, per far emergere l’esigenza prioritaria di porre termine alla legislatura, nell’assemblea di Bologna i Comitati Dossetti proporranno che siano raccolte le firme per una petizione alle Camere, a norma dell’art. 50 della Costituzione, per “esporre la necessità” che esse, non reiterando comunque la fiducia al governo, riconoscano di dover togliere l’ostacolo che impedisce il ricorso alle elezioni anticipate.

I Comitati Dossetti per la Costituzione sono convinti che quella qui suggerita sarebbe una via per venir fuori dalla lunga stagione dell’odio e avviare una ricomposizione dell’unità spirituale e politica dell’Italia: una via, ma forse anche l’unica via.

Per presentare queste proposte e discuterle con i partiti è stato deciso di convocare l’Assemblea nazionale che si terrà il 29 aprile, alla quale i cittadini e i rappresentanti delle forze politiche sono cordialmente invitati.

La ragione per cui i Comitati Dossetti prendono questa iniziativa è chiara: la Costituzione non vive da sola, ma nella coerenza di tutto l’ordinamento interno e internazionale; non può sopravvivere la lettera della Costituzione mentre deperisce e si perde la Repubblica o si distrugge, in assenza di regole, l’ambiente universale umano. Né i Comitati intendono sostituirsi ai partiti nella loro peculiare responsabilità politica, ma intendono proseguire il dialogo con loro già avviato nell’ultima Assemblea dei Comitati nel giugno dell’anno scorso a Bologna.

31 marzo 2011
Raniero La Valle e Luigi Ferrajoli
Presidente e Vice-presidente dei Comitati Dossetti per la Costituzione



(Per comunicazioni: raniero.lavalle@tiscali.it)



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