di Raniero La Valle
È in corso un
attacco alla Repubblica e alla Costituzione; non parlo del precipitare verso il
presidenzialismo che è di tutto il PDL, degli ex fascisti e di una parte
consistente anche del Partito democratico: questo si discuterà quando si
entrerà nel merito delle riforme costituzionali. Parlo della legge
costituzionale che detta nuove e fantasiose procedure per la modifica della
Costituzione, che il governo Letta d'accordo con Napolitano ha purtroppo presentato
come uno dei punti fondamentali del suo programma e che, con arbitraria
procedura d'urgenza, è in questo momento in discussione al Senato. Tale legge
non è una legge che direttamente modifica la Costituzione, ma la
"deroga", in quanto prescrive una procedura non costituzionale per la
revisione costituzionale; è una legge di modifica che sarà la madre di tutte le
modifiche e che perciò giustamente dai Comitati
Dossetti è stata chiamata "legge grimaldello".
Si tratta infatti
dell'arma che mancava per le agognate riforme della Seconda parte della
Costituzione, la quale, finora, grazie agli strumenti di garanzia che la
presidiano, ha resistito a tutti i venti e le maree. Il grimaldello sta per
l'appunto nel disegno di legge costituzionale che, accantonando l'art. 138
della Carta che la protegge, scardina le porte d'ingresso della revisione
costituzionale e mette la Costituzione, resa in tal modo "flessibile"
da rigida che è, alla mercé dell'attuale maggioranza parlamentare, innaturale e
iconoclasta; e nello stesso tempo impedisce che si facciano, rispettando le
regole, le vere e puntuali riforme che sono opportune e coerenti (a cominciare
dalla differenziazione del bicameralismo, con la novità di un Senato della
Repubblica e delle autonomie).
La battaglia per far
fallire questa legge interrompendone l'iter parlamentare, è dunque la battaglia
estiva da fare, e la più urgente. La normativa che sancisce la deroga dovrebbe
essere infatti approvata in seconda lettura (trattandosi di una legge
costituzionale) tra l'ottobre e il novembre prossimi, e il tempo è poco perché si tratta di convincere il Parlamento
a far cadere la legge, o almeno a non approvarla con la maggioranza dei due
terzi, ciò che permetterebbe il ricorso al referendum popolare per una sua
conferma o bocciatura.
Il tempo è poco
anche perché in questi mesi, prima che la legge grimaldello vada in vigore,
bisognerebbe modificare la legge elettorale "Porcellum"; dopo non
sarà più possibile perché la riforma elettorale entrerà nel pacchetto delle
riforme costituzionali e quindi se ne parlerà tra due anni, e nel frattempo il
"Porcellum"sarà blindato come immodificabile, sicché o non si
potranno sciogliere le Camere o si dovrà votare ancora una volta con la legge
vigente, che ci ha procurato i Parlamenti deformi che sappiamo.
Ma perché questo
accanimento per cambiare la Costituzione, che giunge fino al tradimento dei
principi e delle regole su cui essa è fondata?
Il governo, che si è
autoproclamato dominus e arbitro della riforma costituzionale, ha presentato al
Senato una relazione che accompagna il disegno di legge grimaldello, dicendone
tutto il bene possibile.
Ma la vera
relazione, negli stessi giorni, è quella che si ricava da un documento della Jp
Morgan, la famosa banca d'affari americana che ha così grandi responsabilità
nelle speculazioni che innescarono nel 2008 la crisi mondiale. Per quanto la si
possa accusare di avventatezza, la Morgan di capitalismo se ne intende. E in un
documento del 28 maggio scorso ha scritto, nero su bianco, che la colpa del dissesto
economico europeo è delle Costituzioni nate dopo la caduta delle dittature, e
"rimaste segnate da quell'esperienza": insomma delle Costituzioni
antifasciste. Esse mostrerebbero una forte influenza delle "idee
socialiste" (l'apporto dei cattolici e dei liberali è ignorato) ragion per
cui è oggi difficile applicare le misure di austerità; infatti a causa di
quelle Costituzioni i Parlamenti sono troppo forti nei confronti dei governi,
le regioni troppo influenti sui poteri centrali, ci sono le tutele costituzionali
dei diritti dei lavoratori e - addirittura! - c'è "la licenza di
protestare se sono proposte modifiche sgradite dello status quo".
Già si era detto che
la convinzione dominante a Bruxelles e a Francoforte (cioè nella Banca e nelle
istituzioni europee e nella Banca tedesca) fosse che per affrontare la
concorrenza internazionale si dovrebbero abbandonare "molte delle
conquiste della civiltà europea degli ultimi cinquant'anni", ed ecco che i
banchieri americani danno il nome a queste conquiste da cancellare: sono le
Costituzioni.
in Italia si sta
provvedendo. Glielo lasceremo fare?
Raniero La Valle
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