Che cosa dovrebbe fare una Chiesa di tutti e
soprattutto dei poveri dopo aver ricevuto una lettera come quella di mons.
Viganò? Si potrebbe pensare che dovrebbe prendere il lutto e vestire di sacco,
entrare in depressione, temendo per la propria sorte, perché chi mai si
prenderebbe una Chiesa così? E perfino potrebbero i giovani trovarvi nuovi
motivi per disinteressarsi della religione ed evitare le chiese, e gli
osservanti distogliersi dal pregare, e magari le vergini smettere di essere
vergini e le sposate farsi sterili. Invece la Chiesa di tutti Chiesa
dei poveri reagisce con immensa gioia a questa offesa. Certo, si accorge di
avere avuto un pessimo Nunzio a Washington, ossequioso e zelante in carriera, e
poi sfrenato delatore e forse calunniatore con tanto di nomi e cognomi, quando
dismesso e lasciato a casa sua. Ma a parte questo, che meraviglia! Si capisce
bene infatti la disperazione di quanti, fuori e dentro la Chiesa istituita,
vorrebbero a tutti i costi fermare papa Francesco perché smetta di annunziare
il Vangelo, e così restino solo le Curie, i catechismi, i libri penitenziali, i
santi inquisitori, le scomuniche tra i cristiani, i crocefissi nelle scuole e i
rosari agitati nelle piazze. Vuol dire che davvero il Vangelo è annunziato di
nuovo, arriva direttamente da laggiù, dalla Galilea, e perciò questi sono tempi
bellissimi, straordinari: perché se il Vangelo è annunziato i poteri del mondo
sono perduti. Ieri, nel tempo della tetraggine, sembrava che tempi così nemmeno
ci si potesse sognare di viverli.
E invece tutto è chiaro, perfino
già scritto: beati voi quando vi
insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro
di voi per causa mia, rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra
ricompensa nei cieli, così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi; un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è
più grande del suo signore; se hanno
perseguitato me, perseguiteranno anche voi.
Perciò
la Chiesa di tutti
Chiesa dei poveri è felice, ed ancora più sta alla sequela del Vangelo e
di papa Francesco che con la forza e l’autorità del ministero petrino
(osannato, finché innocuo, anche dagli antipapa) lo annuncia.
Certo,
è venuta alla luce la condotta forse più devastante nella Chiesa, la pedofilia
come massimo esempio di sfruttamento ed abuso dei forti sui deboli, e l’omosessualità
come condizione umana irrisolta e pregiudicante i rapporti di vita nel corpo
ecclesiale; ma ormai la Chiesa è uscita dall’omertà, si è decisa a combattere
questa battaglia a viso aperto, e papa Francesco ne garantisce la sincerità e
il rigore, fino a condannare i vescovi
colpevoli, deporre i conniventi e togliere la porpora anche al cardinale più
potente.
E c’è
pure un provvidenziale risvolto positivo, pedagogico ed ecclesiologico, di
questa angustia divampata nella Chiesa di oggi : è la scoperta della Chiesa
terrena, nella sua debolezza e infermità, con i suoi preti arrancanti e i suoi
ambasciatori infedeli; non una Chiesa iperbolica nella sua figura di Sposa
incontaminata di Cristo, ma una Chiesa verosimile, nella sua realtà di carne umana
di Cristo, che come lui è serva e ministra, mandata a lavare i piedi all’Europa
e al mondo, vaso di misericordia, Chiesa incidentata e in uscita, ma proprio
per questo da doversene prendere cura ed amare.
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