La Corte di Cassazione confermi il referendum nucleare – Una coalizione multipolare per un esito elettorale proporzionale
L’Assemblea nazionale dei Comitati Dossetti per la Costituzione, tenutasi il 29 aprile a Bologna, sulla scia della lezione dossettiana ha rivolto un appello alla base popolare del Paese perché scuotendosi dallo sgomento e dalla frustrazione dell’attuale fase politica, intraprenda una nuova lotta per un rinascimento costituzionale.
L’Assemblea, su iniziativa del prof. Ferrajoli, ha lanciato una proposta per permettere il regolare svolgimento del referendum contro l’energia nucleare. Di fronte alla finzione governativa di rinunciare al nucleare per impedire il referendum, sia i promotori del referendum sia i cittadini dovrebbero chiedere alla Corte di Cassazione, in attuazione della giurisprudenza costituzionale, di trasferire il quesito referendario su quella parte del decreto governativo che prevede entro 12 mesi il varo di una “Strategia energetica nazionale” che, alla luce del contesto politico e legislativo, chiaramente include l’ipotesi di una opzione nucleare, e dunque va in senso contrario a quello voluto dal referendum.
L’Assemblea, su iniziativa del prof. Ferrajoli, ha lanciato una proposta per permettere il regolare svolgimento del referendum contro l’energia nucleare. Di fronte alla finzione governativa di rinunciare al nucleare per impedire il referendum, sia i promotori del referendum sia i cittadini dovrebbero chiedere alla Corte di Cassazione, in attuazione della giurisprudenza costituzionale, di trasferire il quesito referendario su quella parte del decreto governativo che prevede entro 12 mesi il varo di una “Strategia energetica nazionale” che, alla luce del contesto politico e legislativo, chiaramente include l’ipotesi di una opzione nucleare, e dunque va in senso contrario a quello voluto dal referendum.
L’Assemblea ha inoltre chiesto a tutte le opposizioni un voto contrario al governo nella votazione parlamentare del 3 maggio sulla guerra alla Libia perché, anche nell’ipotesi, sostenuta da molti, di una guerra legittima e opportuna, in nessun caso essa può essere sostenuta e gestita dall’attuale esecutivo.
È stata sottolineata – anche sotto questo profilo – l’urgente necessità che venga provocata una crisi per giungere a un nuovo governo e a nuove elezioni. Come è stato esplicitamente ammesso da autorevoli fonti americane (Luttwak), la mancata consultazione di Berlusconi nelle decisioni riguardanti la guerra e l’attuale rarità dei contatti tra i maggiori capi dell’Occidente e il premier italiano dipendono dal discredito e dal danno politico che da tali frequentazioni essi temono di trarre nei confronti delle loro opinioni pubbliche e dei loro Parlamenti.
Quale che sia la politica giusta che l’Italia potrebbe oggi fare nello scacchiere internazionale, di fatto non ha il prestigio per farne nessuna.
La demolizione poi delle garanzie giurisdizionali perseguita dal governo, con il suo punto finale di caduta nella riforma costituzionale della giustizia, come ha chiarito Domenico Gallo, rende tutta l’architettura istituzionale dello Stato e l’intero sistema dei rapporti tra pubblico e privato prossimi alla rottura.
La crisi dello Stato e dei suoi rapporti coi cittadini si aggrava inoltre nella crescente confusione dei conti pubblici, per la mancanza della trasparenza e controllabilità della spesa delle amministrazioni pubbliche previste dalla legge 196 del 2009.
Nella prospettiva delle elezioni, o anticipate o alla naturale scadenza, diventa vitale peraltro la questione della legge elettorale, quando ormai il bipolarismo, che per definizione è fondato su due poli, è superato per l’esistenza di un terzo polo già presente in Parlamento e di altri esistenti al di fuori. Un sistema elettorale che con i combinati artifici del premio di maggioranza e degli sbarramenti pretenda di ridurre il multipolarismo esistente a un bipolarismo coatto, porrebbe fin dall’inizio la prossima legislatura sotto il segno di una insensata violenza.
Pertanto è necessario o riformare la legge elettorale prima delle votazioni, o andare alle elezioni con una coalizione multipolare, che colleghi tra loro, come suggerito dalla legge, i protagonisti pur diversi della competizione politica; una coalizione non di governo ma ispirata a patriottismo costituzionale che, superando la soglia al di sotto della quale scatta il premio di maggioranza, di fatto farebbe funzionare la legge Calderoli come una legge proporzionale e multipolare, permettendo così a un maggior numero di cittadini di partecipare all’identificazione delle migliori soluzioni di governo.
Questa proposta che i Comitati Dossetti, come ha detto il loro presidente La Valle, presentano come un rimedio “audace e inconsueto” per far fronte alla grave emergenza democratica in atto, è stata illustrata e vigorosamente sostenuta dai giuristi e costituzionalisti Onida, Ferrajoli, Dogliani, Gallo, ed è stata fatta propria dell’Assemblea.
Il dialogo con i partiti su questa ipotesi è cominciato con gli interventi degli on. Orlando e Ferrero, che hanno espresso il loro interesse e una parziale accoglienza della prospettiva.
A proposito dei partiti il prof. Dogliani ha ricordato, anche come monito per il presente, la responsabilità storicamente accertata che essi hanno avuto, anche per i loro errori, nella genesi di molti regimi autoritari.
L’Assemblea ha infine rilevato che, al di là delle concrete scelte elettorali, è necessario un processo di profonda revisione culturale, anche nel centrosinistra, per il superamento del mito del bipolarismo, quando esso non solo non corrisponde più all’effettività del sistema politico ma ha ormai dimostrato, almeno nell’esperienza fattane fin qui, la sua incompatibilità con la Costituzione. Constatazione che sarebbe a tutti ben più evidente se la politica e il fare politica tornassero a essere messi in rapporto con la riflessione e l’analisi culturale.
Per il perseguimento di questi obiettivi è stata avanzata da molti delegati l’esigenza di un collegamento e di un’azione comune tra i molti comitati gruppi e associazioni impegnati nella difesa e sviluppo della Costituzione e interessati alle ragioni di una rappresentanza proporzionale e senza vincoli di mandato, e tanto meno di mandati imposti dall’alto. Una sensibilità comune su questi problemi e questi indirizzi potrebbe suscitare molte azioni comuni, alle quali i Comitati Dossetti si sono detti del tutto disponibili a partecipare.
Roma, 30 aprile 2011
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