Sulla base di un documento intitolato “La via maestra” (la
Costituzione) firmato da Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelski, Lorenza
Carlassare, don Luigi Ciotti e Maurizio Landini e promossa da molte
Associazioni, si è tenuta l’8 settembre 2013 a Roma un’“assemblea aperta”
intesa a promuovere movimento e iniziative per la difesa e l’attuazione della
Costituzione. La partecipazione è stata molto numerosa, tanto che si sono
dovute aprire tutte e tre le grandi sale del Centro Congresso di via Frentani.
I lavori, presieduti da Sandra Bonsanti di “Libertà e giustizia”, sono stati
impostati da una relazione di Stefano Rodotà e si sono conclusi con l’indizione
di una grande assemblea popolare a Roma per il 12 ottobre.
Pubblichiamo qui l’intervento di Raniero La Valle, Presidente dei
Comitati Dossetti per la Costituzione, che sono tra i promotori e i partecipi
di questa complessa azione collettiva.
Confermo la partecipazione dei
Comitati Dossetti per la Costituzione a questa iniziativa e all’impegno
collettivo per la Costituzione e la democrazia, oggi così gravemente insidiate
e minacciate in Italia. La lotta comune dei movimenti della società civile a
presidio della Costituzione è necessaria non solo per interpretare e promuovere
la coscienza costituzionale del Paese, ma anche per svegliare il Parlamento che
spesso si fa sorprendere senza neanche accorgersene da iniziative di cambiamento
e sovvertimento costituzionale, come è avvenuto con la precipitosa modifica
dell’art. 81 e ora con la legge di deroga all’art. 138. La meritoria reazione
parlamentare manifestatasi in questi giorni soprattutto grazie al Movimento 5
stelle, è partita in luglio quando la legge era stata già approvata in prima
lettura e con procedura d’urgenza dalla Prima Commissione del Senato; ma
probabilmente questa mobilitazione non ci sarebbe stata se prima non ci fosse
stata la manifestazione popolare del 2 maggio a Bologna, il documento del 2
maggio dei giuristi dei Comitati Dossetti contro la progettata Convenzione e il
grido d’allarme del 10 giugno degli stessi Comitati contro “la legge
grimaldello” di deroga all’art. 138 approvata dal governo Letta il 6 giugno.
Giustamente è stato detto che
l’iniziativa comune di oggi è solo un inizio. E infatti quando si tratta di
difendere i supremi valori costituzionali e ripristinare l’onore, come ha detto
Lorenza Carlassare, bisogna sempre ricominciare di nuovo. Tuttavia la battaglia
per la Costituzione non comincia ora: l’attacco che le è stato mosso è
cominciato nel 1989, alla rimozione del Muro, quando quello era il momento
costituente per un mondo nuovo, e invece è partita l’offensiva contro il
costituzionalismo considerato incompatibile con il profitto e la nuova
competizione globale. Visto il tempo che ci stanno mettendo per neutralizzare
la Costituzione, si può dire che questa non è una guerra lampo, ma è forse la
guerra dei trent’anni, e la nostra difesa della Costituzione non è una corsa ad
ostacoli, ma è una lunga maratona con una staffetta che si trasmette da una
generazione all’altra.
Intanto non ci sono riusciti ad
abbatterla, e la Costituzione è ancora lì. Ieri sera a piazza San Pietro
c’erano centomila persone, tutte unite da due cose: la prima era che tutti si
opponevano alla guerra contro la Siria; e la seconda era un grande,
lunghissimo, collettivo silenzio che risuonava come l’alternativa più radicale
in questa società di rumore e vane parole. Tra le centomila persone c’era una
bandiera con su scritto: art. 11. Ciò vuol dire che l’Italia era presente in
quella piazza, non con i suoi governanti infedeli, ma con la sua Costituzione.
Però io credo che per salvare la
Costituzione e spingere ad attuarla, ormai non bastano più i documenti, le
firme, le mobilitazioni dei giuristi e nemmeno le grandi assemblee. Se vogliamo
ancora vincere c’è bisogno di qualcosa di più. Perciò vorrei proporre un tema
che so controverso, che non è condiviso da molti tra noi, ma che io giudico
decisivo. Ci vuole un patto tra tutte le forze più sensibili e lungimiranti, un
patto da proporre anche ai partiti democratici e di sinistra, a cominciare da
PD, per la proporzionale. Senza la proporzionale la Costituzione non si salva e
la democrazia sfiorisce. E ciò anche perché nella nuova situazione, in cui
tutto è in gioco, le Banche chiedono la rinuncia alle conquiste di civiltà e la
sfida ai valori democratici si è fatta radicale, occorre fare appello a tutte
le risorse, a tutti i soggetti che sono implicati in tale alternativa. Il
crollo della Costituzione travolgerebbe tutti, e allora tutti devono poter
combattere, e il modo in cui tutti possono farlo è una rappresentanza che sia
veramente universale, non escluda nessuno e dia ruolo a tutti. Questo si può
fare solo con la proporzionale, senza sbarramenti, senza che si taglino i
“cespugli”, perché dai cespugli nasce il grande bosco e le minoranze, per
quanto piccole, possono essere quelle che hanno in gestazione il mondo nuovo.
Il suffragio universale e diretto è il cuore e la condizione della democrazia.
Per metterla in sicurezza, bisogna ripartire da lì e riaprire, noi crediamo,
questo tema anche tra noi.
Raniero La Valle
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