di Raniero La Valle
L’altra volta fu diverso. Gli
Stati Uniti bombardavano il Vietnam, Nixon veniva a Roma per vantarsi del
sostegno del papa, Paolo VI aveva scelto la neutralità e perciò non condannava
la guerra americana. Fu allora che una numerosa schiera di cristiani delle
comunità di base, freschi di Concilio, si misero in cammino verso piazza san
Pietro per chiedere alla Chiesa di opporsi alla guerra e di togliere ogni alibi
ai bombardamenti punitivi sul Vietnam del Nord. Ma arrivati al colonnato,
trovarono la polizia italiana che impedì loro l’accesso alla piazza e li
respinse. Questa volta invece è il papa che convoca a piazza San Pietro
cristiani di base e di vertice, credenti di altre fedi e di nessuna fede per
fermare l’offensiva aerea che gli Stati Uniti e la Francia hanno indetto contro
la Siria, ancora una volta non offrendo al mondo arabo altro che la guerra.
Dunque il papato è cambiato, la
Chiesa ha capito, così come l’aveva invitata a fare il cardinale Lercaro (ciò
che non gli fu perdonato), che “la sua via non è la neutralità ma la profezia”:
già con Giovanni Paolo II del resto la Chiesa cattolica aveva trovato il
coraggio di rompere il fronte occidentale opponendosi all’aggressione alla
Iugoslavia e ai due conflitti del Golfo.
Quella che non è cambiata,
invece, è la cultura laica e profana sulla guerra, il suo ritornello politico:
c’è una soglia – una “linea rossa” – oltre la quale “bisogna fare qualcosa” e questo qualcosa è la guerra, essa
del resto non serve a conquistare ma a punire, è un freno per i malvagi ed è un
esorcisma contro le armi “cattive” volto a colpire le stesse vittime con armi
altrettanto cattive.
È anche vero però che i moventi
della guerra si sono fatti sempre meno persuasivi, sicché i guerrieri
riluttanti hanno sentito il bisogno di chiedere l’avallo dei Parlamenti; quello
inglese ha detto di no, il Congresso americano recalcitra e chiede che in ogni
caso si faccia una guerra a termine, senza morti americani e senza soldati a
terra, per non finire come in Afghanistan e in Iraq, il Parlamento italiano è
stregato e non pensa che alla exit
strategy di Berlusconi, ma in ogni caso il ministro della difesa digiuna
anche lui per la pace e le basi italiane non sono promesse che in caso di
un’autorizzazione dell’ONU, che per fortuna non arriva perché l’ONU, che a
termini di statuto non ha alcun diritto di guerra, non ha dato alcun mandato a
nessuno di bombardare la Siria.
Obama, che doveva essere un
presidente pacifico, rischia così di restare con il cerino in mano, prigioniero
com’è della cultura americana che lo ha ricacciato nelle logiche del passato e
lo ha fatto cadere in errori tipicamente americani.
Il primo errore è quello che gli
ha rimproverato il patriarca di Antiochia dei melchiti, Gregorios III, di avere
per due anni fomentato il conflitto in Siria, “alimentando l’odio e la
violenza”, ciò che ha portato un notevole afflusso di guerriglieri stranieri in
Siria, un massiccio ingresso di armi, un incremento di gruppi islamisti e
fondamentalisti e una gran confusione sullo stesso attentato con armi chimiche
del 21 agosto, per il quale gli stessi Stati Uniti, dice il patriarca, “un
giorno accusano le forze lealiste, ed il giorno seguente l’opposizione”.
Il secondo errore è stato quello
di appendere ai Servizi Segreti e alle loro verità la decisione sulla guerra,
quando i Servizi di intelligence non hanno l’intelligenza per decidere e
nemmeno dicono la verità, anzi sono fatti apposta per dire bugie, come fecero
con la famosa fialetta di cui il segretario di Stato americano fece l’ostensione all’ONU per giustificare l’attacco a Saddam
Hussein.
Il terzo errore è stato quello di
stabilire un evento esterno come “linea rossa” oltre la quale far scattare la
punizione. E questo è l’errore più grave. È la vecchia idea, ereditata dal
West, della punizione come catarsi salvifica, come mitica restaurazione
dell’ordine, è l’idea del giustiziere come ministro del bene, come diacono di
Dio. Un’idea che non ha alcuna consistenza politica e alcun riscontro nella
realtà: le guerre non sono un giudizio, a essere “puniti” non sono i colpevoli
ma i più indifesi, a punire non è un giudice e a subire la punizione non sono
mai gli autori delle azioni che vengono imputate, ma popoli innocenti vittime
dei loro capi non meno che dei loro nemici.
Se l’Occidente smettesse di
pensare in questi termini arcaici, tutto potrebbe cambiare. Esso dovrebbe
smettere di compiere azioni che non potranno sfuggire al giudizio di Dio e
della storia, come ha detto il papa all’”Angelus” suggerendo arditamente che il
giudizio di Dio e della storia sarà lo stesso. Se l’Occidente cominciasse a
pensare in termini di rapporti equi tra Israele e popoli arabi, si adoperasse
per un rientro dello Stato ebraico nel diritto comune, e cercasse di instaurare
nuovi rapporti di comprensione e di fiducia tra i popoli della comunità
euro-atlantica e l’Islam, non ci sarebbero solo guerre da fare, ma ci sarebbe
finalmente una pace da costruire.
Raniero La Valle
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